Visualizzazione post con etichetta amici. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta amici. Mostra tutti i post

martedì 7 luglio 2009

Kebab con Fabiato - Parte prima

Mancano dieci minuti alle 20. Il sole è ancora alto in queste prime giornate d’estate. L’appuntamento con Fabiato è davanti al Kebab in fondo a via XX settembre.
Sono un po’ emozionato. Anche se ormai ci conosciamo da anni e c’è un profondo legame di stima ed amicizia che ci lega, è la prima volta che mi ritrovo nel ruolo di intervistatore io ed intervistato lui.

Proprio con lui oggi darò inizio ad una serie d’incontri. Incontri che mi porteranno a fare un fantastico viaggio tra amici e sicuramente faranno conoscere a voi delle straordinarie persone.

Inizio con Fabiato perché al di là appunto del forte legame che ci unisce, è sicuramente tra le persone più indicate per dare il via ad una simile avventura.
42 anni, direttore creativo di un’importante web agency, fortemente orientato alla scrittura e a tutte le diverse forme di espressione e di comunicazione dell’essere umano. E’ la cosiddetta giusta partenza.

mercoledì 24 giugno 2009

Lui è più buono di me

L'accusa che periodicamente mi viene rivolta è quella di essere troppo buono. Come se la bontà fosse diventata un difetto a favore della furbizia.

Riesco a difendermi da questa "calunnia" in due modi. O fingendo, mettendomi la maschera del burbero oppure, approffittando della presenza del mio amico Andrew, non perché sia un avvocato, bensì perché lui è più buono di me.

Arrabbiarsi con Andrew sarebbe un delitto. Estroverso, solare e generoso. Poi lui ha quella simpatica battuta che ti mette subito di buon umore. Andrew lo potrei paragonare ad un anti-stress. Passare una serata con lui a cena, davanti ad una buona bottiglia di vino, vuol dire avere il divertimento assicurato.

Quindi alziamo il bicchiere e facciamo un brindisi per il compleanno di Andrew, invitandolo a non cambiare mai.


lunedì 22 giugno 2009

Ale Ale Ale Bum Bum

La prima volta che ci siamo visti non è stato un grande incontro. Presentazione distratta e saluto di fine giornata scambiandogli il cognome per il nome. Poi però abbiamo dovuto lavorare insieme e lì giorno dopo giorno ci siamo scoperti prima ottimi colleghi e poi grandi amici.

Passioni in comune. Gusti musicali simili. Voglia di crescere, conoscere ed imparare.
Un anno e mezzo, quasi due, vissuti all'insegna del rispetto e stima reciproca. Sono stati condivisi sogni, progetti, difficoltà e soddisfazioni.

Poi le strade professionali si sono separate. La vicinanza geografica pure. Però il legame di amicizia che si era creato si è mantenuto e quando ci si rivede l'intesa è sempre presente.

Buon compleanno Ale e Ale Ale Ale Bum Bum!



venerdì 8 maggio 2009

Per una Maglia Rosa

Domani si ricomincia.
La carovana del Giro d'Italia riparte. Sarà un'edizione speciale, visto che festeggia i suoi centoanni.

Quando sento parlare di Giro d'Italia subito affiorano in me i ricordi legati alla passione che aveva mio padre per questo evento sportivo, il quale non mancava ogni anno di seguirne le gesta sia alla televisione, sia on the road, organizzando le uscite con gli amici per le tappe dolomitiche più impegnative.

Poi c'è la mia passione per le due ruote. E qui la mente corre subito alle avventurose e splendide uscite in MTB, organizzate con due cari amici: lo Zingaro e il Franz. Entroterra del Lago di Garda, il Baldo, la Lessinia, il Lago di Ledro o il Pasubio, solo per citarne alcune. Al solo pensiero mi cadono le gocce di sudore della fatica e allo stesso tempo inizio a sorridere per quanto ci siamo divertiti.

Il ciclismo che sia di strada o meno ha un vasto seguito. E' uno sport transgenerazionale. E' una disciplina durissima, ma che dà delle grandi soddisfazioni in chi lo pratica.
Poi purtroppo c'è il penoso risvolto negativo del doping che ha e sta tutt'ora macchiando irrimediabilmente tutto questo universo.

La frequenza di questi casi è spaventosa. Nell'opinione pubblica, ormai, si sta formando la convinzione che sia l'eccezione chi non fa uso di sostanze dopanti a livello professionistico o semi-professionistico.

Ma vale veramente la pena fare tutto e imbrattare di fango una linda Maglia Rosa?

lunedì 4 maggio 2009

The Power of Love

L'Amore, l'arma più potente che abbiamo a disposizione, ma che spesso e volentieri dimentichiamo di usare.

Se ci pensiamo gran parte delle cose brutte che ci accadono, che ci circondano, sono conseguenza di un'assenza di Amore.
Arrabbiature, tensioni, malumori non sono altro che segnali di allerta. Rappresentano la nostra spia della riserva. Ci indicano che dobbiamo fermarci per ricaricare il nostro cuore d'Amore.

Amore verso il nostro partner. Amore verso i nostri famigliari. Amore verso i nostri amici. Amore verso gli altri. Amore verso noi stessi.

C'è bisogno di tanto amore per rendere piacevole la nostra esistenza e di tutti quelli che ci circondano. Innamoriamoci. Facciamo innamorare e viviamo nel pieno stordimento d'Amor.


mercoledì 14 gennaio 2009

Sabato pomeriggio: tutti in campo

Una delle cose che mi manca maggiormente da quando mi sono trasferito è la partitella che il sabato pomeriggio sistematicamente si giocava con i ragazzi.

Era fantastico. A prescindere dalle condizioni climatiche, noi eravamo lì come dei valorosi campioni pronti a difendere un titolo mondiale.

La passione che ci accomunava, permetteva di colmare il tasso tecnico dei presenti. Io ad esempio ero il portiere ufficiale, nonostante fossi miope e giocassi in porta senza occhiali e lenti, in aggiunta alle mie personali doti calcistiche alquanto scarse.
Tra i pali però mi trasformavo. Grandi prestazioni su interventi difficili si alternavano a plateali papere su semplici tiri.

Ricordo ancora lo sguardo dei miei compagni quando dal lancio da centrocampo di un avversario allargai le braccia per accompagnare con lo sguardo il pallone che secondo me doveva uscire al lato sinistro della porta. Invece, avevo sbagliato le misure e mi ritrovai a piegarmi per raccogliere la palla entrata nel sacco della rete.

Nonostante ciò, il divertimento era assicurato. Almeno per gli avversari, ma non solo. Al termine della partitella, le beghe di gioco erano già scordate e si iniziava a chiacchierare in perfetta armonia sul fine settimana da organizzare.

Il campo era rappresentato da uno spazio ricavato nella corte di uno dei partecipanti. Il pallone era di uno di noi. Quindi guai a farlo arrabbiare, se ne sarebbe potuto andare con la palla. L'abbigliamento era pienamente irrispettoso di alcuna cromia comune per squadra e spesso macchiato di sugo del frugale pasto appena fatto. Un paio d’ore era il limite minimo di durata del match.

Che ricordi. Se mai mi ricapiterà di tornare un sabato su quel campetto, converrà che abbia con me la divisa. Sicuramente ci sarà qualcuno pronto a farmi giocare.

giovedì 6 novembre 2008

Amarsi un pò

Stavo rientrando a casa dopo essere stato con amici. Ero seduto tra le ultime file del battello, con la testa appoggiata al finestrino nell’intento di mettere a fuoco i piacevoli momenti trascorsi prima che la stanchezza prendesse il sopravvento.

Alla fermata successiva, entra una persona che conosco e si siede accanto a me. Inizia a parlarmi. Non avevo grande voglia di dialogare visto l’orario, però la gentilezza è una mia prerogativa, ed inizio ad ascoltare.

Anche lui era uscito con amici e inizia a raccontarmi che ultimamente sente l’esigenza di ritagliarsi degli spazi propri, personali, che inizia ad avvertire una pesantezza la completa dedizione che finora ha avuto nei confronti della moglie prima, e dei figli poi.
Non vuole rubare del tempo alla famiglia, però sente che sta perdendo il contatto con se stesso, sente la necessità di amarsi un po’.

Ho un sussulto, perché è quello che sono sempre alla rispettosa ricerca pure io. Il giusto equilibrio dei ruoli, senza forzature e in modo tale da soddisfare i tre livelli che ho in questa fase della vita: l’io, la coppia, la famiglia.

Non è un discorso egoistico, ma una necessità naturale quella di ritagliarsi degli spazi propri. Così come dovrebbe essere naturale per chi ha figli, la ricerca di momenti a due, di vivere il rapporto di complicità che esiste tra due persone che si amano.

Amare un po’ più se stessi, per amare un po’ di più le persone a noi care.


mercoledì 29 ottobre 2008

Cosa sarà

Eccomi qui, a cena con due miei carissimi amici a parlare. Ma a parlare di che? Alla fine il minimo comun denominatore è la vita. La vita nelle sue diverse sfaccettature: amore, lavoro, difficoltà, speranze ma soprattutto emozioni.

Ed è lì che s’innesca quella particolare alchimia, quell’energia, che ti fa brillare gli occhi. Sì perché ti rende conto che sei sulla stessa lunghezza d’onda. I pensieri che emergono, anche se in alcuni casi generati da posizioni diverse, s’intrecciano, si scambiano, si confrontano.

Una cosa non così tanto frequente. Perché capita solo in certe situazioni e con determinate persone. E’ vero, il cibo e in particolar modo il vino aiutano lo sviluppo della conversazione. Però, è qualcosa che nasce dal profondo, dal profondo dell’anima.

In tutto questo, in quel preciso istante è come se si riprendesse consapevolezza delle proprie capacità personali, che se messe insieme a quelle degli altri, potrebbero creare qualcosa di veramente importante.

Forse è così che sono nate le grandi imprese… da una cena con amici. Ci si lascia con la convinzione che un piccolo grande passo è stato fatto, nella direzione dell’arricchimento del sapere comune.

Ora è tardi. Domani sveglia alle 6.00. Vediamo se la prossima volta che ci rincontreremo le idee prenderanno anche forma.



martedì 28 ottobre 2008

Il Volo Leggero

Un casolare nascosto tra le campagne del veronese, eppure per noi era il centro del mondo. Sto parlando del “Il Volo Leggero”, un luogo forse esistito solo nella fantasia o forse reale, chissà. Comunque per alcuni anni della mia vita e di quella dei miei amici ha rappresentato un punto d’incontro non da poco.

Inizialmente erano tre stanze. L’ingresso con bancone e cassa e altre due camere dove erano disposti i lunghi tavoloni che accoglievano le compagnie. D’estate si poteva usufruire anche del plateatico esterno sotto la tettoia che spesso ospitava concerti di gruppi a dir poco emergenti, ma che vibrations.

Era questo un reale social network, antesignano degli attuali virtuali MySpace o Facebook. C’erano gli amici, la musica e… le ragazze! Già per me in quel periodo era come stare a Milano durante la settimana della moda. Era stranissimo, ma c’era una selezione naturale che faceva arrivare solo belle ragazze o forse era la vista dei miei occhi da imbranato adolescente che le faceva apparire tali. Il piatto tipico era l’assetta di affettati, affiancata da patatine fritte e della buona birra.

Ci passavamo le serate, i giorni e il tempo. Si stava bene, si chiacchierava, ci si divertiva. Per alcuni anni ha rappresentato la perfetta appendice del dopo studio, del dopo lavoro. Gli unici eventuali problemi erano a carattere sentimentale, ma neanche più di tanto.

Poi il luogo ha subito una trasformazione. E’ cresciuto in dimensioni. Nuove stanze, plateatico chiuso anche per l’inverno ed è iniziata ad affluire tanta, tanta gente, anche troppa. E così come i luoghi di vacanza che inizialmente sono conosciuti da pochi con il loro charme e bellezza selvaggia, vengono presi d’assalto dal turismo di massa, così è stato per Il Volo. Aveva perso quel suo alone di magia. Ma forse era giusto così, anche noi nel frattempo eravamo cresciuti e avevamo anche delle esigenze diverse. Il suo dovere l’ha fatto e per noi rimarrà sempre un luogo ricco di fantastici ricordi.

lunedì 20 ottobre 2008

Fantasia

Mi capita spesso di essere catturato da quello che sanno fare i bimbi. Sarà la mia sensibilità di neo-genitore, ma è fantastico vedere come riescano ad utilizzare la fantasia per intrattenersi ed intrattenere.

Innanzitutto non conoscono l’associazione biunivoca tra oggetto e funzione, quindi ogni cosa può essere usata per una destinazione diversa da quella originaria. Li puoi trovare che utilizzano le pentole per suonare, divani come trampolini di una piscina olimpionica, pigiami come costumi di scena per una famosa rappresentazione teatrale, … .

Poi s’inventano i giochi e i relativi amici. E qui si apre un capitolo a sé perché chi non ha mai avuto un amico immaginario che ci ha accompagnato nella nostra infanzia? (il mio si chiamava emy)

Dopo un momento d’ilarità nell’assistere piacevolmente a tutto ciò, mi guardo in giro, torno nel mondo dei “grandi”, di noi adulti chiedendomi perché non siamo riusciti a conservare almeno un pizzico di quella fantasia che sicuramente in una società un po’ cinica come la nostra non farebbe certamente male.