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lunedì 14 maggio 2012

Un'attesa

Un'attesa. Un'attesa camuffata in dialogo. Peccato che l'ascolto non fosse presente e le parole tardassero a trovare una ragione nel loro fuoriuscire. 
Ogni tanto una pausa, come ad evidenziare un interesse. Qualche accenno di consenso, magari anche un po' di stupore riesumato dal suo eterno torpore. Anche le risate erano asincrone. Spesso in anticipo. Molto di più in ritardo.


Intanto la serata trascorreva e l'attesa perpetuava. Anche la stanchezza iniziava ad incidere sulla finzione. Eppure quel gruppo di ragazzi si era ritrovato per stare insieme, trascorrere una serata in compagnia, condividere e divertirsi, ma niente di tutto ciò stava accadendo. Ognuno era lì per qualcos'altro. Chi per una ragazza. Chi solo per se stesso. Addirittura alcuni se lo erano pure dimenticato il vero motivo. Nel frattempo facevano ciò che gli riusciva apparentemente meglio. Ingannare quell'attesa.


Un'attesa che forse non avrebbe trovato una fine. Un'attesa che forse non sarebbe dovuta nemmeno iniziare.

martedì 19 aprile 2011

Qualcosa di nuovo da imparare

E' come quando ti tolgono le rotelline dalla prima bicicletta. Sembra un'impresa titanica. Mantenere l'equilibrio solo su due ruote. Impugnare il manubrio, sapendo che ogni piccolo movimento, provocherà un cambio di direzione. La tensione. L'emozione. Forse è tra i momenti più significativi per un bambino. Un passo nel sentirsi grande. Autonomo. Indipendente.


Quelle stesse sensazioni si ripresentano quando dobbiamo imparare qualcosa di nuovo. Che sia più o meno facile, comunque c'è sempre un senso di inadeguatezza. Non essere in grado di farlo. 


Un nuovo lavoro. Un nuovo progetto. Un nuovo esame. Una nuova lingua. Una nuova cosa. In alcuni casi magari ci abbiamo dedicato tanto tempo per la preparazione, ma ugualmente non riteniamo di essere sufficientemente pronti. In altri ci siamo arresi ancor prima. Non fa per noi. E' troppo difficile.


Questo non vuol dire mettersi costantemente in competizione con se stessi. Però nemmeno autolimitarsi per delle paure, che spesso poi si rivelano infondate. Occorre valutare se effettivamente una cosa ci interessa e se così è, lanciarsi. Non demordere. Staccare i piedi da terra ed iniziare a pedalare.


Anche perché una volta imparato, difficilmente poi ci potranno fermare. 


"Drin, drin... drin, drin... attenti che sto arrivando".

mercoledì 8 aprile 2009

Dream Job

Ma qual è il lavoro dei sogni? Chiudiamo gli occhi e proviamo a pensarci.

Gratificante. Dinamico. Creativo. Decisionale. Ben retribuito. Di gruppo. Itinerante. All'aperto.
Questi sono solo alcuni degli elementi che si possono prendere in considerazione.

Se penso al mio, credo di non aver dubbi.
Già mi vedo in radio come autore e speaker. Perché?

Perché sarebbe il lavoro che mi rappresenterebbe meglio. Più che un lavoro sarebbe una passione per la quale vengo pure pagato. Sarebbe l'essenza e la perfetta unione di quello che mi piace fare: scrivere, parlare e ascoltare musica.
Ho già anche il programma in testa, che per molti aspetti riprenderebbe le atmosfere e i temi di questo blog. Per non parlare della programmazione musicale. Praticamente è già individuata.

Bene ora che avete riflettuto sul vostro dream job, vi pongo un'altra domanda.
Perchè non partite (parto) con la realizzazione del vostro (mio) progetto professionale?
Niente scuse, si accettano solo motivazioni concrete.

Stay tuned!

giovedì 5 febbraio 2009

Il Caricabatterie

A stento riesco a tenere gli occhi aperti.
Il freddo fortunatamente presente all’interno dell’abitacolo, mi costringe a stare sveglio. Se solo ci fosse un po’ di tepore, credo che sarei già nel pieno del sonno.

Ho dormito poco. Quel poco, pure male.
Sono solo le 06.15. Tra circa due ore mezza avrò raggiunto l’ufficio. Al solo pensiero del lungo tragitto, mi sento ancora più stanco.

Tra vagheggi e sogni, penso a come necessiterei in questo momento di un caricabatterie. Di un alimentatore d’energia che permetta alle mie forze di ritornare a livelli di piena autonomia.

Mi metto a pensare.
Penso alla colazione che mi ridarà un po’ di energia fisica.
Penso alle cose nuove da fare, da imparare in questa nuova giornata, le quali mi forniranno nuova energia psichica.
Penso a quale canzone potrei ascoltare per avere in dotazione una buona dose di buon umore.
Ma soprattutto penso ai due bimbi a casa, quando stasera li rivedrò e con i loro sorrisi mi inebrieranno di gioia.

Direi che la carica è quasi completata.
Estraggo le mani dalle tasche del giaccone ed impugno il volante. Parto.
E che lo spettacolo del nuovo giorno abbia inizio.