La femminilità di Kasia Smutniak
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Kasia Smutniak, madrina della 69. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia |
La
bellezza è soggettiva. Non quando però ci si trovi di fronte all’essenza di una
Donna. La madrina di questa 69. Mostra del Cinema di Venezia racchiude in sé
una molteplicità di componenti positivi. Spontaneità dissociata dalla
stupidità. Sensualità lontana dalla volgarità. Professionalità priva di
artifizi.
Se
è vero che proprio la bellezza parte dall’anima, in Kasia Smutniak ciò trova
conferma. Lo si capisce dai momenti fuori cerimoniali, ove il suo sorriso
trasporta la sua naturale personalità. E’ un’attrice certo, ma nessuna messa in
scena è presente nella sua quotidianità. Anche il suo portamento è espressione
di una donna, di una giovane donna, consapevole delle proprie virtù e delle
proprie debolezze.
Proprio
così è l’umanità di Kasia a lasciare sbalorditi. Un’umanità che nulla toglie al
suo essere star, ma che ne avvalla le sue innate qualità. Donna perfetta? No,
ma femminilità ben espressa sicuramente sì.
L'intensità di Mira Nair
Due
elementi la contraddistinguono. La veridicità dello sguardo. L’entusiasmo del
sorriso. E’ una presenza che non passa inosservata, semmai il contrario. Il suo
modo gentile di porsi, le sue eleganti movenze catalizzano in maniera discreta
l’attenzione nei presenti.
Precisa,
attenta, concentrata, ma allo stesso tempo disponibile. E’ così che appare alle
orde dei giornalisti che se la contendono. Traspare la gioia del suo lavoro. Un
lavoro che molto di più di una professione. Piuttosto è una missione per Mira
Nair in grado di alimentare la sua passione per il cinema e allo stesso tempo
di farne emergere il suo naturale talento.
Una
donna che se non fosse regista, potrebbe tranquillamente essere un’attrice
protagonista. I presupposti ci sono, forse c’è solo quella latente timidezza,
che la fa sentire più a proprio agio dietro la macchina da presa.
Intanto
è un piacere ammirarla, anche solo un momento nell’attesa di uno scatto di un
nuovo fotografo. Poi è immergendosi nei suoi film che inizia un dialogo
interiore che permette di coglierne ulteriori aspetti. Del suo carattere. Del
suo modo di essere. Tutti contraddistinti però da quella sua personale
intensità. L’intensità di Mira Nair.
Un'eroina alla Hitchcock: Franziska Petri
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Izmena (Betrayal) Da sx Albina Dzhanabaeva, il regista Kirill Serebrennikov, Franziska Petri e Dejan Lilic |
Franziska Petri. Eterea.
Un profilo ben definito. Un’ampia fronte. Piccoli occhi, ma dallo sguardo
intenso. Il collo lungo ne mette ancora più in evidenza un viso statuario,
mentre le labbra sottili ne evidenziano i lineamenti.
Si
presenta con un’acconciatura anni ’30 che non fa altro che rafforzarne la sua
immagine di donna d’altri tempi. Appare come un’eroina di una pellicola in
bianco e nero di Hitchcock. Anche se è la nobiltà che emerge nel suo complesso.
Dal suo animo. Dal suo portamento. Impugna un bicchiere di plastica per
sorseggiare dell’acqua come fosse un calice di champagne.
Scruta
una sala ricolma di persone, come se volesse comunicare singolarmente con
ognuna di esse. Ascolta in rispettoso silenzio le parole del suo regista Serebrennikov.
Racconta con delizia di particolari come si è avvicinata al suo personaggio nel
film.
Riesce
a trasferire al pubblico tutto il suo calore interiore, nonostante l’apparente
freddezza con la quale comunica. Non lascia spazio alle fragilità. Si distanzia
dalle sue incertezze. Una nuova zarina è qui con noi. Lei questo lo ha già
capito.
Una (mancata) Superstar: Cécile de France
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Cécile de France con Kad Merad interpreti del film Superstar |
Cécile de France riesce
a strappare pure qualche sorriso. Quella leggera fessura tra i suoi
incisivi la rendo più semplice. Normale al punto quasi di renderla simpatica.
Come invece è il suo compagno e protagonista nel film Superstar, Kad Merad. Ma
la simpatia fa parte di un bagaglio innato. Difficile da riprodurre. Anche da
una brava attrice.
Prima
di andarsene saluta a due mani il pubblico presente. Con quest’ultimo gesto
riesce a strappare un applauso comunque meritato. E’ una buona interprete. Il
modo di essere può aspettare.
La ragazza della porta accanto: Malika Monroe
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Malika Monroe, interprete insieme a Zac Efron del film At Any Price di Ramin Bahrami |
Il
vestito delle occasioni e il trucco presente non sono sufficienti per
nasconderne l'effettiva personalità. Non ne alterano l’età. Non ne
scippano l’identità. Ciò che emerge di Malika Monroe è la sua sincerità. Una
trasparenza che ben si amalgama con la sua umiltà. Un pregio che fa onore alla
sua professionalità. Lei che per alcuni addetti ai lavori viene paragonata ad
una giovane Meryl Streep; lei che è già stata arruolata in un film di Sofia
Coppola; proprio lei impersonifica la classica ragazza americana della
porta accanto.
I
fotografi con i loro flash cercano in un certo qual modo di alterarne
l’essenza. I giornalisti con le loro domande desidererebbero ricevere parole
ingombranti. Ma niente di tutto ciò accade. Accade piuttosto che tutto ciò vada
ad accentuarne una semplice elevata bellezza. Anche una camminata sul red
carpet non le fa perdere l’equilibrio. L’equilibrio di essere sé stessi.
Il fascino di Wynona Ryder
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Wynona Ryder, interprete del film The Iceman |
Il
suo arrivo è anticipato dalla sua emozione. Un’emozione che non fa che
accrescerne il suo fascino. Anche il suo impaccio nel confrontarsi con il
pubblico, nel rispondere alle domande valorizza ancor di più la sua capacità
interpretativa, in grado di superare le timidezze. Capace di affrontate timide
insicurezze.
Contrasta
il nero del suo abito con il biancore della sua carnagione. Un contrasto voluto
che non fa altro che rimarcare il dualismo al quale è continuamente sottoposta. Apparire. Nascondersi.
La
distanza tra i suoi occhi è colmata dall’intensità del suo sguardo. A volte
spaventato. Molto più spesso catalizzante. In grado non solo di attrarre verso
di sé le attenzioni, ma pure di offuscare le altrui presenze.
Le
sue movenze scattose sono rese più fluide da un’aurea, in grado di trasformarla
nelle gesta della protagonista di una fiaba incantata. Anche il suo sorriso in
alcuni momenti sembra soffocare nelle incertezze. Ma anche qui la sua innata
magia, tramuta le paure in passione e l’aggressività in dolcezza.
E’
questione di fascino. E di questo Wynona Ryder ne è pregna.
Haifaa Al Mansour, la speranza
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Haifaa Al Mansour, regista di Wadjda, primo film girato da una donna in Arabia Saudita |
Brilla
Haifaa Al Mansour parlando di questa sua opera prima. Sorride raccontando del
suo percorso artistico. Emana positività quando parla della sua cultura, anche
quando ne sottolinea le limitazioni congenite. Ma lei va oltre. E’ già uscita
da confini di una singola prospettiva. Ha già scardinato i limiti mentali di
un’ottusa e singola visione.
Speranza,
determinazione e azione. Sono questi i principi che le hanno permesso di interagire, di capire meglio se
stessa e gli altri. “Spingere affinché le cose accadano…”, dice prima di allontanarsi, non prima però di
lanciare un saluto finale che appare un vero e proprio inno alla felicità.
La classe di Claudia Cardinale
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Claudia Cardinale con Manoel de Oliveira regista di Gebo et l'ombre |
Il
passato e il presente con al centro una bellezza da confrontare. Incognite e
dubbi su come il tempo possa aver inciso su di lei. Paure presto dipanate
vedendola lì di fronte. Perché la sua presenza fissa l’attenzione su adesso. La
sua personalità spazza via rimpianti temporali. E’ l’evoluzione.
Una
giacca adagiata sulle spalle. Orecchini, collana, bracciale e anello diventano
una perfetta cornice su di lei. La lente azzurrata dell’occhiale lascia
comunque trasparire il suo sguardo intenso. E poi la voce. Quella voce un po’
roca che avvalla il fascino di parole enunciate.
Anche
la sua altezzosità non appare il vezzo di una star, ma piuttosto la
consapevolezza di un ruolo acquisito. Claudia Cardinale. La classe.
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