VENEZIA 69: Scent of a Woman di Andrea Bettini


La femminilità di Kasia Smutniak


Kasia Smutniak, madrina della 69. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia
La bellezza è soggettiva. Non quando però ci si trovi di fronte all’essenza di una Donna. La madrina di questa 69. Mostra del Cinema di Venezia racchiude in sé una molteplicità di componenti positivi. Spontaneità dissociata dalla stupidità. Sensualità lontana dalla volgarità. Professionalità priva di artifizi.

Se è vero che proprio la bellezza parte dall’anima, in Kasia Smutniak ciò trova conferma. Lo si capisce dai momenti fuori cerimoniali, ove il suo sorriso trasporta la sua naturale personalità. E’ un’attrice certo, ma nessuna messa in scena è presente nella sua quotidianità. Anche il suo portamento è espressione di una donna, di una giovane donna, consapevole delle proprie virtù e delle proprie debolezze.

Proprio così è l’umanità di Kasia a lasciare sbalorditi. Un’umanità che nulla toglie al suo essere star, ma che ne avvalla le sue innate qualità. Donna perfetta? No, ma femminilità ben espressa sicuramente sì.

L'intensità di Mira Nair

Mira Nair, regista di The Reluctant Fundamentalist
Due elementi la contraddistinguono. La veridicità dello sguardo. L’entusiasmo del sorriso. E’ una presenza che non passa inosservata, semmai il contrario. Il suo modo gentile di porsi, le sue eleganti movenze catalizzano in maniera discreta l’attenzione nei presenti.

Precisa, attenta, concentrata, ma allo stesso tempo disponibile. E’ così che appare alle orde dei giornalisti che se la contendono. Traspare la gioia del suo lavoro. Un lavoro che molto di più di una professione. Piuttosto è una missione per Mira Nair in grado di alimentare la sua passione per il cinema e allo stesso tempo di farne emergere il suo naturale talento.

Una donna che se non fosse regista, potrebbe tranquillamente essere un’attrice protagonista. I presupposti ci sono, forse c’è solo quella latente timidezza, che la fa sentire più a proprio agio dietro la macchina da presa.

Intanto è un piacere ammirarla, anche solo un momento nell’attesa di uno scatto di un nuovo fotografo. Poi è immergendosi nei suoi film che inizia un dialogo interiore che permette di coglierne ulteriori aspetti. Del suo carattere. Del suo modo di essere. Tutti contraddistinti però da quella sua personale intensità. L’intensità di Mira Nair.

Un'eroina alla Hitchcock: Franziska Petri


Izmena (Betrayal) Da sx Albina Dzhanabaeva, il regista  Kirill Serebrennikov, Franziska Petri e Dejan Lilic   
Franziska Petri. Eterea. Un profilo ben definito. Un’ampia fronte. Piccoli occhi, ma dallo sguardo intenso. Il collo lungo ne mette ancora più in evidenza un viso statuario, mentre le labbra sottili ne evidenziano i lineamenti.

Si presenta con un’acconciatura anni ’30 che non fa altro che rafforzarne la sua immagine di donna d’altri tempi. Appare come un’eroina di una pellicola in bianco e nero di Hitchcock. Anche se è la nobiltà che emerge nel suo complesso. Dal suo animo. Dal suo portamento. Impugna un bicchiere di plastica per sorseggiare dell’acqua come fosse un calice di champagne.

Scruta una sala ricolma di persone, come se volesse comunicare singolarmente con ognuna di esse. Ascolta in rispettoso silenzio le parole del suo regista Serebrennikov. Racconta con delizia di particolari come si è avvicinata al suo personaggio nel film.

Riesce a trasferire al pubblico tutto il suo calore interiore, nonostante l’apparente freddezza con la quale comunica. Non lascia spazio alle fragilità. Si distanzia dalle sue incertezze. Una nuova zarina è qui con noi. Lei questo lo ha già capito.

Una (mancata) Superstar: Cécile de France

Cécile de France con Kad Merad interpreti del film Superstar
La sua brillantezza lentamente si offusca. A poco servono quelle sue mani dimenate davanti a sé come a voler imporre una personalità ove le parole non riescono. Forse il problema è la direzione del suo sguardo. Dall’alto verso il basso. Sempre. Anche quando sarebbe più semplice guardare negli occhi. E pensare che proprio il colore dei suoi, di un azzurro intenso, sarebbe in grado di catturare molte attenzioni.

Cécile de France riesce a strappare pure qualche sorriso. Quella leggera fessura tra i suoi incisivi la rendo più semplice. Normale al punto quasi di renderla simpatica. Come invece è il suo compagno e protagonista nel film Superstar, Kad Merad. Ma la simpatia fa parte di un bagaglio innato. Difficile da riprodurre. Anche da una brava attrice.

Prima di andarsene saluta a due mani il pubblico presente. Con quest’ultimo gesto riesce a strappare un applauso comunque meritato. E’ una buona interprete. Il modo di essere può aspettare.

La ragazza della porta accanto: Malika Monroe

Malika Monroe, interprete insieme a Zac Efron del film At Any Price di Ramin Bahrami 
Il vestito delle occasioni e il trucco presente non sono sufficienti per nasconderne l'effettiva personalità. Non ne alterano l’età. Non ne scippano l’identità. Ciò che emerge di Malika Monroe è la sua sincerità. Una trasparenza che ben si amalgama con la sua umiltà. Un pregio che fa onore alla sua professionalità. Lei che per alcuni addetti ai lavori viene paragonata ad una giovane Meryl Streep; lei che è già stata arruolata in un film di Sofia Coppola; proprio lei impersonifica la classica ragazza americana della porta accanto.

I fotografi con i loro flash cercano in un certo qual modo di alterarne l’essenza. I giornalisti con le loro domande desidererebbero ricevere parole ingombranti. Ma niente di tutto ciò accade. Accade piuttosto che tutto ciò vada ad accentuarne una semplice elevata bellezza. Anche una camminata sul red carpet non le fa perdere l’equilibrio. L’equilibrio di essere sé stessi. 



Il fascino di Wynona Ryder

Wynona Ryder, interprete del film The Iceman
Il suo arrivo è anticipato dalla sua emozione. Un’emozione che non fa che accrescerne il suo fascino. Anche il suo impaccio nel confrontarsi con il pubblico, nel rispondere alle domande valorizza ancor di più la sua capacità interpretativa, in grado di superare le timidezze. Capace di affrontate timide insicurezze.

Contrasta il nero del suo abito con il biancore della sua carnagione. Un contrasto voluto che non fa altro che rimarcare il dualismo al quale è  continuamente sottoposta. Apparire. Nascondersi.

La distanza tra i suoi occhi è colmata dall’intensità del suo sguardo. A volte spaventato. Molto più spesso catalizzante. In grado non solo di attrarre verso di sé le attenzioni, ma pure di offuscare le altrui presenze.

Le sue movenze scattose sono rese più fluide da un’aurea, in grado di trasformarla nelle gesta della protagonista di una fiaba incantata. Anche il suo sorriso in alcuni momenti sembra soffocare nelle incertezze. Ma anche qui la sua innata magia, tramuta le paure in passione e l’aggressività in dolcezza.

E’ questione di fascino. E di questo Wynona Ryder ne è pregna.

Haifaa Al Mansour, la speranza

Haifaa Al Mansour, regista di Wadjda, primo film girato da una  donna in Arabia Saudita
Appoggia leggermente la testa sul suo braccio sinistro. Non è un segno di stanchezza però. E’ piuttosto la contentezza per un traguardo raggiunto. La prima donna a girare un film in Arabia Saudita. Non è un risultato da poco e non vuole essere nemmeno un definitivo arrivo. Un film di una donna sulle donne. Una storia umana ben raccontata dalla sua sensibilità di regista.

Brilla Haifaa Al Mansour parlando di questa sua opera prima. Sorride raccontando del suo percorso artistico. Emana positività quando parla della sua cultura, anche quando ne sottolinea le limitazioni congenite. Ma lei va oltre. E’ già uscita da confini di una singola prospettiva. Ha già scardinato i limiti mentali di un’ottusa e singola visione.

Speranza, determinazione e azione. Sono questi i principi che le hanno permesso  di interagire, di capire meglio se stessa e gli altri. “Spingere affinché le cose accadano…”, dice prima di allontanarsi, non prima però di lanciare un saluto finale che appare un vero e proprio inno alla felicità. 


La classe di Claudia Cardinale

Claudia Cardinale con Manoel de Oliveira regista di Gebo et l'ombre
Il passato e il presente con al centro una bellezza da confrontare. Incognite e dubbi su come il tempo possa aver inciso su di lei. Paure presto dipanate vedendola lì di fronte. Perché la sua presenza fissa l’attenzione su adesso. La sua personalità spazza via rimpianti temporali. E’ l’evoluzione.

Una giacca adagiata sulle spalle. Orecchini, collana, bracciale e anello diventano una perfetta cornice su di lei. La lente azzurrata dell’occhiale lascia comunque trasparire il suo sguardo intenso. E poi la voce. Quella voce un po’ roca che avvalla il fascino di parole enunciate.

Anche la sua altezzosità non appare il vezzo di una star, ma piuttosto la consapevolezza di un ruolo acquisito. Claudia Cardinale. La classe.


0 commenti: