giovedì 8 gennaio 2009

Gira e rigira, tra le balere

Se avessi avuto vent’anni negli anni ’60, sicuramente avrei fatto parte di qualche band nostrana che furoreggiava in quel periodo.

Chissà perché, ma mi vedo già nel mio elegante completo, un doppiopetto grigio fumo di Londra intervallato da sottili righe di intensità più chiara. Camicia bianca con cravatta nera allentata che lasci ben intravedere un importante colletto a punte, aperto nella sua estremità superiore.

Eccomi lì, sul palco di una delle tante balere di provincia che hanno distribuito buona musica e hanno fatto da luogo di aggregazione per quella generazione.
Io al centro su un’instabile sgabello a presidiare il pianoforte e a sussurrare i testi delle canzoni. Alla mia destra il chitarrista, alla sinistra il sax e dietro, su un palchetto leggermente rialzato, il batterista pronto a battere come un martello oppure ad accarezzare il suono del suo imponente strumento.

Un repertorio perfettamente equilibrato alterna intense ballate italiane alla Fred Bongusto ai ritmi accelerati di influenze americane come Elvis o l’ondata d’oltremanica dei quattro ragazzi di Liverpool.

Nel frattempo nella balera si balla, si ascolta ci si innamora.

E allora one, two. One, two, three: “Se il giorno posso non pensarti… la notte maledico te…



2 commenti:

Anonimo ha detto...

HA HA HA HA :)))
BY ADE'

Anonimo ha detto...

E se ci penso anche di giorno? Sono presa con le bombe?
W il Betta, l'ultimo dei romantici.... by MA