Vedere un film tratto da un libro, il rischio di rimanerne delusi è molto elevato.
Ne ho avuto l'ennesima conferma l'altra sera, dopo la visione parziale (sono resistito quindici minuti) di Alta Fedeltà tratto dal best seller omonimo di Nick Hornby. Tanta era la magia, l'emozione che uscivano dalle parole scritte su carta, così mediocre, banale e noioso mi è apparsa la trasposizione cinematografica.
Questo è solo l'ultimo esempio, purtroppo la lista dei bocciati è ben nutrita.
D'altronde la versione in 35mm toglie l'elemento cruciale che si ha attraverso la lettura: la fantasia.
Leggendo pagina dopo pagina, siamo noi che diamo un volto agli interpreti, una scenografia alle ambientazioni, una colonna sonora al racconto.
Il medesimo libro letto da più persone avrà per ognuna interpretazioni diverse, singolari e uniche.
E poi ci sono i tempi di degustazione. Lenti, più morbidi, con quel piacere di voler terminare il capitolo prima di ritornare ai propri impegni giornalieri, ma dandosi l'appuntamento come con la dolce amata, per riprendere da dove ci si era lasciati.
God save the book!
1 commenti:
...mmm... sono completamente d'accordo a metà con il mister!
Pienamente d'accordo sulla trasposizione da carta a pellicola, il più delle volte totalmente insoddisfacente. Trovo però che questo film non sia 'malaccio', l'interprete principale poi, nell'attore di John Cusack, è particolarmente azzeccato e 'in tono' con l'autore.
Caro Betta, c'è da parlarne davanti ad uno spritz!
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