mercoledì 24 febbraio 2010

Nico, il ragazzo che tracciava il campo - Parte seconda

Leggi la prima parte

ILBETTA: “In veste di docente cosa insegni e che rapporto hai con l’insegnamento e i tuoi studenti?”

NICO: “Mi occupo di trasmettere delle competenze tecniche a studenti delle lauree in informatica, bioscienze e biotecnologie, e scienze biologiche. In particolare insegno agli informatici a progettare e gestire delle basi di dati. Ai biologi insegno i principi dell’informatica e della bioinformatica (la scienza che c’è dietro a scoperte come quella del genoma). Come ti accennavo, dà molta soddisfazione vedere che dei giovani biologi, che magari avevano sempre “litigato” coi computer, alla fine dei miei corsi sono in grado di scrivere dei programmi che li aiutano nei loro esperimenti. Va osservato infatti, che oggi, molta della biologia molecolare non si svolge più al bancone e con le provette, ma al computer.”

ILBETTA: “Se non sbaglio il tuo percorso iniziale era leggermente diverso. Cosa ti ha portato verso il mondo universitario? Quando hai capito che questa poteva essere la tua vera strada?”

NICO: “In effetti, da giovane laureato in informatica trovai rapidamente lavoro in aziende del settore. Il mio sogno però era sempre stato quello di fare lo scienziato. Sin da piccolo, quando leggevo “Topolino” rimanevo affascinato da Archimede Pitagorico e dalle sue invenzioni! Così sentii sempre più forte il bisogno di dare anch’io un umile contributo al progresso dell’umanità e, lasciati gli argomenti “gestionali”, grazie all’intuizione di un caro amico, mi ritrovai rapidamente impegnato in partite di gran lunga più impegnative e importanti, che possono significare anche la speranza di sconfiggere delle terribili malattie.

ILBETTA: “Questo cambiamento ti ha fatto approdare, in maniera quasi consequenziale anche al mondo imprenditoriale. Si parla tanto di aziende innovative, qual è la tua testimonianza reale a riguardo?”

NICO: “In effetti le capacità tecniche e le conoscenze faticosamente acquisite durante il lavoro di ricerca possono essere molto apprezzate anche da altri gruppi di ricerca o da aziende. Non è facile trovare delle persone costantemente al passo con l’evoluzione della scienza e della tecnologia. Queste ultime progrediscono a velocità spaventose. Pensa che il progetto Genoma Umano impiegò quasi 3 miliardi di dollari e 13 anni di lavoro di moltissimi gruppi di ricerca mentre ora ci sono già delle aziende statunitensi in grado di fornire lo stesso risultato in pochi giorni e al costo di poche migliaia di dollari. Nel prossimo futuro ognuno potrà conoscere il proprio genoma e ricevere medicine (e magari anche diete e indicazioni sugli stili di vita da seguire) personalizzate.

Tornando al presente, purtroppo nell’accademia italiana è difficile (per non dire quasi impossibile) offrire uno sbocco stabile ed economicamente dignitoso ai numerosissimi ricercatori precari. A quel punto rimangono due possibilità: la “fuga del cervello all’estero” (dove i nostri ricercatori sono tra i più apprezzati per l’impegno, spirito di sacrificio e genialità) oppure la costituzione, assieme ai colleghi, di un’azienda innovativa che trasferisca le competenze e gli eventuali risultati della ricerca sul mercato. Io per il momento sto sperimentando la seconda possibilità e attualmente sono impegnato in 3 di queste “avventure” imprenditoriali. Va precisato che anche in questo caso finora sono stati fatti tanti sacrifici e si è solo “seminato”. Speriamo un giorno di raccogliere anche il frutto di tanto lavoro! In Italia siamo comunque in buona compagnia. Negli ultimi anni infatti, sempre di più sono state le aziende “spinoff” innovative uscite direttamente dai laboratori delle università italiane, grazie anche ad una mentalità ed a politiche che stanno lentamente migliorando e che favoriscono iniziative di questo tipo, considerate una ricchezza per l’università e per il paese."

Veniamo interrotti dal passaggio di un Eurostar, che con il suo frastuono c’impedisce di comunicare per alcuni istanti. Il mondo di Nico mi sta appassionando. Approfitto di questa pausa forzata per riordinare le idee prima di addentrarmi meglio nello stato d’animo di un giovane e in gamba ricercatore, di fronte alle difficoltà che quotidianamente incontra.


Domani la terza ed ultima parte dell'intervista

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Che paradosso che il lavoro così importante dei ricercatori alla fine sia così poco riconosciuto....by Adè

ele ha detto...

mi auguro che qualche politico legga queste interviste, e si metta una mano sul cuore....ne va del futuro nostro e dei nostri figli. purtroppo si sente troppo spesso giovani laureati costretti ad emigrare all'estero.
Ri-grazie al Nico e a tutti coloro che nel loro piccolo fanno qualcosa per migliorare il mondo.

Anonimo ha detto...

...e poi dicono che leggere "Topolino" fa male !

Anonimo ha detto...

Sento questo giovane molto motivato nel suo percorso... mi auguro che le sue ricerche possano fiorire e rappresentare qualcosa di molto importante per il futuro. Bravo!

Anonimo ha detto...

La ricerca credo sia la fonte più importante per attingere speranze e forze per un futuro nuovo. Il tuo è un lavoro molto difficile Nico, ma sento dalle tue parole una grande energia e forte desiderio di miglioramenti della vita... Grazie di cuore per quello che fai!ciao