lunedì 12 luglio 2010

Cosa resterà di questi Mondiali

Ora che sono finiti posso parlarne.

Partiamo dalla fine anzi dalla finale. Per carità è vero che è il mio colore preferito, però vedere per centoventiminuti dieci puntini (per fortuna che per il portiere è prevista una divisa diversa) di colore arancione fluorescente che corrono avanti e indietro per lo schermo è un duro esercizio per la vista. Credo che fosse dai tempi dei pomeriggi trascorsi in sala giochi, che non avevo una dilatazione delle pupille come ieri sera.

Tralasciando i calci del primo tempo e rimandando all'autorevole Gazzetta su tutti i dettagli informativi del match, sto ancora cercando di immaginare quale fosse il pensiero di Cannavaro quando prima della partita ha consegnato la Coppa. Vederlo entrare in campo con quella custodia griffata Louis Vuitton, con all'interno il prestigioso trofeo, ha un prezzo. L'avrà detto anche la maison francese quando si è proposta per questo.

Venendo al calcio quello "giocato" è stato un mondiale tutto sommato deludente. Emozioni poche, grandi giocate meno. Ha vinto chi doveva vincere, meglio o peggio di così non poteva andare.

Rimarrà nella storia come il Mondiale delle squadre europee (prima, seconda e terza) e ironia della storia con due grandi nazioni colonizzatrici come Spagna e Olanda a giocarsi una finale in terra di colonia.

Ancora una volta la bellezza del gioco di due grandi del calcio sudamericano come Brasile e Argentina si è sciolta per eccesso di vanità, nonostante il grande matador Diego in panchina per la seconda. Un Sud America che comunque ha portato fino alle semifinale un Uruguay tutto sommato valido e simpatico.

E' stato il Mondiale delle vuvuzela. Come dimenticarle. Anche se secondo me, il loro suono era solo un file audio preconfezionato a disposizione delle regie televisive. Possibile che nessuno del pubblico che veniva inquadrato avesse una mezza trombetta e il suono fosse così assordante?

C'è stato spazio, poco per fortuna, per i cafoni. Come il tanto amato CT francese Domenech, che al termine dell'ultima sfida della sua squadra non ha voluto stringere la mano al tecnico della squadra avversaria. Un vero signore.

Purtroppo ho avuto anche la possibilità di vedere il goal più bello dei Mondiali. Dico purtroppo perché questo goal, segnato da Quagliarella, l'unico azzurro meritevole di nota, non è servito a nulla.

Infine comunque credo che quello che resterà più di tutti di questi Mondiali in Sud Africa sarà una canzone. Io di seguito la inserisco, sta a voi la scelta di premere su play o meno. Ricordatevi solo che una volta ascoltata vi rimarrà in testa per l'intera giornata.

Pronti con la coreografia?




1 commenti:

Marco ha detto...

Hei, dimentichi il grandissimo veggente e invertebrato Paul! Mi aspetto di vederlo in padella non appena sbaglierà un paio di pronostici di fila...
E' vero che le vuvuzela facevano un chiasso assordante e nessuno inquadrato le suonava. Che abbiano accolto le mie lamentele per il frastuono e le abbiano suonate proprio come intendevo io?