martedì 12 ottobre 2010

Concorso

Saranno stati attorno ai trecento. Decina più, decina meno. Anche se qui le singole unità contano e come se contano. Solo uno ne passerà. Solo uno avrà quel contratto. Diciotto mesi la durata, ma buone probabilità di proroga. Il posto è per uno di quelle mansioni che periodicamente cambia denominazione. Tanto per essere al passo con i tempi. Tanto per far vedere che ci sono nuove figure professionali che nascono (mentre tante altre muoiono).


Sono tutti lì in fila nell'attesa che si aprano i cancelli. Nell'attesa che si compia un miracolo. C'è chi fuma guardando all'orizzonte. Chi lo sguardo lo ripone sui libri. Un ultimo ripasso. Una nuova nozione appresa.


Donne e uomini equamente distribuiti. L'età varia. Alcuni sembrano appena usciti da un liceo. Altri portano sul viso la stanchezza di un lavoro sperato. 
Si distribuiscono in grandi gruppi. Forse qualcuno già si conosce. Qualcun altro si sta conoscendo. Magari nasceranno delle amicizie. Magari.


Sono vestiti da tutti i giorni, qualora ci fosse il dubbio che esista ancora l'abito delle feste. Ogni giorno è domenica. Ogni giorno è lunedì. Dipende solo se a dirlo è qualcuno che lavora o che vorrebbe lavorare. Comunque sia niente paillettes. Nessuna strass. D'altronde non è mica un casting per un reality televisivo. Qui conta chi è più preparato. Chi ha fatto più sue le materie di studio. Questo è quello che conta. Almeno dicono che sia così.


Mancano dieci minuti alle nove. Un inserviente apre un portone. E' il momento. Un sospiro. Un'ultima tirata di tabacco. Libri che si richiudono. Speranze che si accendono. Entrano. Che si dia inizio al concorso. Quello vero. Anche se pure qui è una lotteria. Anzi magari i monopoli di stato ci hanno già pensato. Una lotteria per un posto di lavoro. Sarebbe il coronamento. Il coronamento che la meritocrazia è un termine obsoleto. Ma noi ci crediamo. Ci crediamo ancora che i più bravi ce la faranno. I più bravi. Non i più furbi.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Spesso bisogna riuscire a portare con gioia le delusioni e i dolori delle nostre quotidianità. E'un pugno allo stomaco quando ci illudiamo di poter raggiungere un traguardo lavorativo tanto sospirato e ci si ritrova con l'ennesima porta in faccia . Delusione e amarezza hanno subito il sopravvento su di noi, così che ogni nostro comportamento assume il profilo della rabbia che lentamente ci lascia per lasciare lo spazio a un malessere angoscioso...Quando cadono le illusioni e si è a contatto con la realtà, con l'incertezza del futuro e la perdita delle nostre sicurezze, bisogna rimettersi in cammino senza indugi.Non bisogna lasciarsi andare, cadere nelle voragini del pessimismo, dell'ansia, bisogna combattere ogni giorno nella speranza che il domani dia i frutti della nostra semina..ciao ciao sister