martedì 28 giugno 2011

Innocenti fotogrammi

Timidamente si era seduto sul bordo estremo della panchina. A fianco a sé, sulla sinistra, il caschetto della bicicletta che si era sfilato. Giocava con il polpastrelli delle dita. Almeno così voleva fare intendere, per nascondere il suo imbarazzo. Con lo sguardo invece la cercava, anche qui facendo finta di essere interessato a tutt'altra cosa. Per questo motivo ogni tanto girava la testa nella direzione dei genitori. Per vedere se lo guardavano. Per capire se lo avevano scoperto.


Lei era lì invece con il suo sorriso e con quel suo idioma tipico del nord Europa con il quale si rivolgeva all'amica. Svedese o danese sembravano le origini, ipotesi rafforzata dal biondo dei capelli e dal bianco della carnagione. Comunque sia, sicuramente lei l'aveva notato. Forse per questo coinvolgeva l'amica in un gioco che prevedeva una corsa verso di lui. Gli si avvicinava velocemente e tanto più velocemente se ne allontanava.


Lui cercava coraggio, ma quella sera certamente non ne aveva fatto scorta. Ad un certo punto accennò anche ad un saluto con la mano. In maniera precisa. Con il palmo ben aperto e l'oscillazione a destra e sinistra del relativo avambraccio. Questo però solo per pochi secondi. Tempo sufficiente per sentirsi ancor più a disagio, ma non abbastanza per trasmettere questo messaggio a lei.


Dopo poco lei se ne andò, richiamata dai genitori che avevano deciso di continuare la loro passeggiata. Lui con un piccolo balzo, catapultò le sue gambe fino ad allora penzolanti a prendere contatto con il terreno. Andò dalla madre e le fece cenno che era stanco. Effettivamente per la sua età si era fatto tardi. Prima di ripartire con la bicicletta a mano, rivolse un'ultima occhiata dietro di sé. Chiuse per un istante le palpebre, come per mettere a fuoco, per capire se tutto ciò era veramente accaduto. Dopodiché fece un grosso respiro.


Giunto a casa sprofondò nel sonno. Avrebbe avuto tutta la notte per ripensarla. Un'intera vita per sognarla.

2 commenti:

gianluca ha detto...

che bel trasporto Andrea

preso e catapultato lì
dentro la sua timidezza che forse è un po la mia.

Sarà per questo che mi vedevo così tanto in quel bimbo?

Una curiosità: è descrizione con l'uso del tempo passato o mera immaginazione?

Gianluca

Anonimo ha detto...

beh questi innamoramenti giovanili e casti sono bellissimi. rivedere le ragazze che ci piacevano all'asilo o alle elementari può procurare dei traumi! avete mai provato?