giovedì 16 ottobre 2008

La Metro


Quando vado a Milano per lavoro c’è una situazione che si ripete sistematicamente prendendo la metro. E’ una sensazione strana, che mi attira, ma allo stesso tempo un po’ mi spaventa. Sensazione che nasce dall’osservazione di quello che succede all’interno di ogni singolo vagone.

E’ come entrare in una dimensione spazio/temporale a sé stante. C’è un’atmosfera strana, ogni singolo viaggiatore è silenzioso, immerso nei propri rarefatti pensieri. Nonostante ci siano tante persone avverto tanta solitudine. Ognuno assume un atteggiamento di chiusura totale verso l’esterno. Sembriamo un gruppo di astronauti in missione segreta sulla luna, dove è stato dato il divieto assoluto di comunicare per non compromettere il tutto.

Un viaggio fatto per 5/10/20 minuti in un contesto teatrale dove ognuno cerca di assumere il ruolo del più cattivo, del più introverso… del più infelice.
Chissà se essere sotto il suolo al buio contribuisce, oppure se è una situazione naturale che s’innesca quando vengono messe insieme persone diverse, accentuando le difficoltà di comunicazione che sono sempre latenti nel nostro quotidiano vivere.

1 commenti:

Fred ha detto...

A Parigi nel 2005 ho avuto una sensazione di isolamento delle persone, se possibile, ancor maggiore. La quasi totalità con le cuffiette, non importa l'età, il sesso, il contesto. Non solo in metropolitana, ma anche a passeggio. Tante isole, una folla di persone isolate. E magari queste stesse persone, i ragazzi e le ragazze poi scatenano la loro dialettica moderna, le loro emoticons, con skype, msn e diavolerie tecnologiche varie. Quasi come se il filtro tecnologico rendesse più interessante il dialogo. Chissà come deve essere un colpo di fulmine elettronico, magari ti salvi se hai attaccato il gruppo di continuità...