mercoledì 10 dicembre 2008

Qui Dotto', si Ride solo alla Partenza

Bar del treno che doveva riaccompagnarmi a casa.
Avendo saltato il pranzo ed essendo l'ora del tè, un po' di appetito l'avvertivo.
Dietro al bancone, un ragazzo nel suo completo verde speranza. Avrà avuto su per giù la mia età. Si vedeva lontano un miglio che era forzatamente lì. Nonostante il tentativo di un sorriso, il suo sguardo e il suo atteggiamento lasciavano intendere che stesse escogitando una fuga.

Io, che necessito di dialogare, lo stuzzico: "Giornata dura?" - lui risponde: "Qui dottò, si ride solo alla partenza". Poi mentre sosto per mangiare divaghiamo un po', parliamo d'altro, ma nella mia testa continua a ronzare quella frase. Cosa avrà mai voluto dire.

Torno nella mia carrozza con questo pensiero. Ad un certo punto però, guardando fuori dal finestrino nella direzione opposta a quella di marcia ho l'inesorabile risposta. Già perché in tutti i viaggi è la partenza il momento di massimo entusiasmo, di gioia, di trasporto emotivo. E' quello il momento dove tutte le nostre speranze, i nostri sogni ci auguriamo trovino concretezza.

Dall'alto della sua esperienza, data da tante partenze e altrettanti arrivi, in quel continuo andare e venire che costituiscono i suoi ripetuti viaggi, il giovane barista era completamente disilluso e rassegnato per non avere intrapreso un percorso diverso.

Quante sono le persone che ci circondano che stanno facendo qualcosa che non gli appartiene, che però sono ostaggi di questi tragitti non voluti e magari anche con scomodi compagni di viaggio.

Speriamo che qualcuno riesca a farsi una bella risata anche all'arrivo. Sarebbe una grande conquista del genero umano.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E plausi a chi ha la capacità e la forza durante il viaggio di accorgersi di aver sbagliato treno!
by Adè

Fred ha detto...

Una bella riflessione. Una riflessione che guarda dentro, un po' come quando stando seduti sul treno si guarda dentro al finestrino, la testa è rivolta all'esterno ma il nostro cervello mette a fuoco le immagini all'interno. Dentro il vagone, dentro la nostra vita, dentro il nostro viaggio. Senza dimenticare però che quello che passa là fuori deve per forza essere riconosciuto, appartenerci. Diversamente avremmo sbagliato destinazione, viaggio, treno. E non ci resterebbe che scendere alla prossima stazione. Perché è vero che certi treni bisogna prenderli, ma è pur vero che altri vanno lasciati andare per la loro strada.