martedì 27 ottobre 2009

In viaggio con Antonio - Parte prima


Un giorno un amico mi disse “… ho visto un reportage fotografico di un viaggio, che mi ha fatto sognare … vai a vedere questi scatti, ne rimarrai entusiasta …”.

Con la fotografia ho un rapporto particolare. Fino a qualche anno fa, nemmeno portavo la macchina fotografica in viaggio, convinto che le immagini più belle fossero quelle che immortalavo direttamente nella mia memoria. Vedevo la fotocamera come un’intrusa, che mi distoglieva l’attenzione. Un mezzo al quale dedicarvi forzatamente del tempo. Sbagliavo, almeno in parte. Infatti, poi ho scoperto che è bello condividere con altri immagini, che a parole sarebbe difficile descrivere.

Con questo mio nuovo approccio alla fotografia ed incuriosito dalla segnalazione, vado a vedere chi è questo fotografo che ha destato l’attenzione di un amico, di per sé, già sensibile al tema fotografico.

Il suo nome è Antonio Amendola. Inizio a sfogliare alcuni suoi scatti. Mi basta poco per capire che il mio amico aveva ragione. Arrivo al suo blog Il circolo dei viaggiatori. Mi fermo. Lo chiamo. Veloci convenevoli di presentazione ed arrivo subito al dunque.

ILBETTA: “Tu oggi hai un merito! Sei riuscito a togliermi quegli ultimi dubbi che mi erano rimasti legati all’utilizzo della fotografia durante i viaggi. I tuoi scatti mi hanno regalato delle emozioni. Non ti chiedo qual è il tuo segreto, ma cosa provi quando sei lì da solo con la tua macchina fotografica?”

Antonio: “Ti ringrazio davvero. Credo che per un fotografo non vi sia nulla di più bello che sentirsi dire che le proprie fotografie suscitano delle emozioni. Certo, egoisticamente, di più bello c’è solo l’attimo di assoluta intimità che si vive quando si sente quel piccolo click. Scatto in apnea. Guardo e trattengo il respiro. E’ come se aspirassi la luce che ho a disposizione e la raccogliessi tutta nel momento del click. E’ una sensazione indescrivibile, quasi liberatoria.

ILBETTA: “Ti accorgi ancor prima di vederlo, se uno scatto ti è ben riuscito? Mi spiego meglio, negli istanti prima che ti separano dal fatidico click, immagini già la tua foto come sarà?”

Antonio: “Spesso sì, mi capita. Vedi, secondo me una buona foto nasce anche dalla consapevolezza che la macchina fotografica non vede il mondo come lo vediamo noi. Noi lo vediamo in tre dimensioni, lei in due. Inoltre noi abbiamo una sensibilità alle luci ed ombre diversa, e così via. Pertanto, ritengo che un buon risultato si ottenga allineando almeno tre fattori: quello che sai che la macchina sta vedendo in quel momento, quello che tu vedi in quel momento, e quello che vuoi ottenere (altri direbbero “esprimere”) con quella foto. Se riesci a collimare tutto questo…beh…vivrai un momento magico. E gli altri lo noteranno.


Nella foto "An altar on top of the world, Tibet 2005" by Antonio Amendola

Continua domani

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Antonio!!! Continua a farci sognare!!! by Adè

Fred ha detto...

Non ho ancora avuto il piacere di conoscere Antonio di persona, ma solo attraverso le sue immagini e le svariate email che abbiamo scambiato. Dalla lettura di questa prima parte dell'intervista ho avuto solo conferme, del suo talento e della sua sensibilità.
Complimenti Antonio, prima o poi guarderemo attraverso la stessa scena attraverso lo stesso obiettivo.

Anonimo ha detto...

Fantastico Antonio! Solo chi ha una notevole e intelligente sensibilità riesce a suscitare queste emozioni...Nulla è più bello di fermare dei momenti magici della vita cogliendone la vera essenza!!! ciao sister