mercoledì 11 novembre 2009

La poesia di Michele - Parte seconda


Leggi la parte prima

ILBETTA: “Tu in passato avevi già incontrato la scrittura. Se non sbaglio già nel 2006 avevi pubblicato un libro che raccoglieva dei tuoi lavori. In cosa consisteva?”

Michele: “Era la mia prima raccolta di poesie. Avevo fatto una mostra con foto e poesie e avevo poi deciso di ricomporre tutto in un libro. L’ho stampato in poche copie grazie ad un amico che aveva una piccola stamperia e l’ho spedito a qualche editore. Dopodiché è stato ristampato Eugenio Rebecchi di Blu di Prussia (Piacenza). Da li è cominciato tutto, qualcuno in cui credevo mi ha detto: “Belle, continua.”

ILBETTA: “Cosa rappresenta per te la poesia? La possibilità di mettere in versi i propri pensieri?”

Michele: “Non sono solo pensieri ma sentimenti. È un modo per condividere emozioni, per vedere se la gente è così distante come sembra. E la scoperta è che… no, non lo è. È solo drammaticamente distratta.

La poesia per me è silenzio. È così che la sento, come una perdita continua di parole. Teoricamente parlando vorrei che la mia poesia si facesse sempre più sintetica fino a raggiungere il silenzio, l’assenza di parole. Una delle poesie dell’ultima raccolta parla proprio di questo”

ILBETTA: “Ma Michele Morando non è solo poesia. O meglio la tua “poesia”, intesa come sensibilità ad esprimere delle emozioni, trova anche altri strumenti espressivi, vero?”

Michele: “Nel disegno. Adoro disegnare e dipingere, ma disegnare e dipingere richiederebbero, per come li intendo io, un lavoro quotidiano e una dedizione totale, fatto di fatica e dispendio di energie fisiche e mentali non indifferenti. Oltretutto non ho uno studio dove poter lavorare. Ce l’ho avuto in passato, ed infatti ho realizzato alcune quadri ma ora mi è veramente impossibile. Senza un luogo dedicato non si può fare un buon lavoro.

Devo avere un spazio fisico e un luogo mentale per poter dipingere, uno spazio (non la camera dove dormo) per poter staccare da tutto e concentrarmi solo sulla tela o sul foglio. Spero un giorno di poterlo fare, vorrei fare il pittore e basta. Ma in un certo senso ho già cominciato, perché il lavoro di ogni giorno, quello che mi da il pane è fare le vetrate per le chiese, mi occupo dei progetti e dei bozzetti.”

ILBETTA: “Parlami un po’ del disegno, della tua pittura. Che tecniche usi? Quali sono i temi trattati?”

Michele: “Non ho temi, che io sappia. Mi piace usare la penna bic e l’inchiostro per disegnare, l’olio e gli acrilici per dipingere. Sto cercando di capire quale mi sia più affine. Ma pure qui, torniamo al punto centrale, serve lo spazio minimo dove poter lavorare fino a trovare una strada e dei temi se vuoi. Fino a due anni fa condividevo con altri pittori un atelier ma non ero ancora pronto a sacrificarmi, pensavo a troppe cazzate che non servono se vuoi essere un pittore vero. Pensavo a divertirmi, ad uscire ecc. Adesso che saprei allegramente fregarmene di divertirmi un casino perché è sabato l’atelier non ce più e soffro come un cane.”


In alto l'immagine di una pittura di Michele Morando dal titolo Terrazza a Granada, olio su tavola, 30x30 cm

Domani la terza e ultima parte dell'intervista

2 commenti:

Anonimo ha detto...

disegnare con la penna bic....!!! Io a mala pena ci riesco a scrivere...e anche male :( ... by Adè

Anonimo ha detto...

Il disegno , che bello!!! Ritengo che saperlo fare è la massima espressione per far emergere sentimenti e riflessioni molto profonde...ciao sister