martedì 18 maggio 2010

Il Territorio di Steve Bisson - Parte prima

Steve Bisson visto attraverso il disegno della cuginetta Nina

Amo viaggiare in auto. Velocità ridotta. Strade secondarie per quanto possibile. Trasferimenti che permettono di ascoltare della buona musica, perdersi nei propri pensieri e naturalmente, di vedere nuovi scenari.

Di solito rimango meravigliato dalle bellezze paesaggistiche che si possono scoprire, in alcuni casi però prevale lo sconforto per come si possa violentare il nostro territorio.

A tal riguardo ho avuto il piacere di parlare qualche giorno fa con Steve Bisson, un’urbanista con una notevole sensibilità estetica, ma non solo, visto che Steve ha un approccio dinamico nel portare avanti le sue iniziative. Iniziative che hanno come elemento di comunanza la sua visione legata al territorio.

Steve è anche l’ideatore di due innovativi progetti. Urbanautica
che ormai è diventato un punto di riferimento a livello internazionale di come sia possibile parlare di territorio attraverso nuovi linguaggi e del recente traccia, con il quale Steve offre un originale modo per comunicare un altro elemento fortemente legato alla terra: il vino.


ILBETTA: “Steve cosa vuol dire per te occuparsi di urbanistica in modo diverso?”

Steve: “Nella società va crescendo l’attenzione verso i “modi di fare” sul territorio. Stiamo diventando meno indifferenti o più sensibili a quello che ci sta attorno. In questo senso serviranno strumenti e linguaggi nuovi per interpretare i bisogni emergenti.


ILBETTA: “In quest’ottica immagino che rientri anche il documentario “Far West” che hai realizzato per rappresentare la zona industriale di Vicenza Ovest. Come viene accolto dagli enti e dalle istituzioni con le quali collabori, questo tuo stile “contemporaneo” nel descrivere il territorio?”

Steve: “La rapidità del progresso tecnologico genera divario tra le generazioni che si traduce a volte in un gap di comunicazione fra chi decide e chi crea. Ciò non è accaduto con “Far West”, forse perché abbiamo “girato” in acciaieria la settimana prima della tragedia nella fabbrica Thyssen-Krupp a Torino.


Mentre Steve parla, affiorano in me le immagini desolanti dei capannoni che incontro quando faccio ritorno nelle mie zone d’origine della pianura veronese. Immensi scatoloni vuoti sparsi lungo ampie aree che dividono un piccolo comune da un altro.


ILBETTA: “Secondo te Steve, com’è possibile trovare una soluzione a questi problemi di eccessiva costruzione in queste zone industriali che ora si ritrovano a fare i conti con un loro inutilizzo?”

Steve: “Negli ultimi 30 anni la specie umana ha prodotto più di quanto avesse fatto in tutta la sua storia. La metà circa di queste cose sono edifici produttivi. La soluzione passa per il riutilizzo o il riciclo di queste immensità di materia.


Continua domani

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Personaggio interessante il tuo ospite Betta... competenza e animo sensibile è ciò che emerge in questo primo incontro! ciao