mercoledì 3 novembre 2010

Denis Longhi - Come suona la Provincia - Parte seconda

Immagine di un live durante l'edizione 2010 del Festival Jazz Re Found di Vercelli

Vai alla prima parte dell'intervista


Non mi piace parlare di traguardi, però quello che siamo riusciti a raggiungere quest’anno è stato entusiasmante. Portare quasi 6.000 persone in tre giorni qui a Vercelli non è stata cosa da poco. Sono arrivate persone oltre che dalle province limitrofe, da molte altre regioni italiane, per non parlare delle presenze francesi, austriache e svizzere.”

Quali sono stati gli elementi di successo di questa edizione del Jazz Re Found?
Sicuramente la presenza di artisti come Tricky, Lamb, Zero 7 e The Cinematic Orchestra, hanno confermato che Jazz Re Found è un festival musicale a carattere internazionale. Un festival che parte dal jazz per convogliare diverse forme d’avanguardia all’interno del palcoscenico musicale. Poi il riconoscimento che abbiamo ottenuto a livello istituzionale e l’aiuto fondamentale di tutti i collaboratori presenti. Professionisti e volontari, uniti insieme nell’idea di fare qualcosa culturalmente importante”.

Ma non è stato sempre così, quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato in questi anni?
“Sai la cosa più difficile è quando hai un’idea, avverti che potenzialmente è valida, ma ci sono aspetti che vanno gestiti che non sempre sono immediati nella loro risoluzione. Un esempio su tutti quello di dare una sostenibilità economica al progetto. Ci vuole determinazione, professionalità e crederci. Crederci fino in fondo. Nel 2009 abbiamo avuto paura di non farcela. Le risorse finanziarie erano quello che erano e per noi che puntiamo sulla qualità del festival, in tutte le sue sfaccettature, sono sempre poche. Poi però la credibilità che abbiamo ottenuto con il nostro impegno, la visibilità raggiunta e quant’altro ci hanno permesso non solo di continuare, ma anche di crescere come evento culturale”.

Il sogno, oggi realtà, che porta il nome Jazz Re Found da dove nasce?
“Nasce dieci anni fa. Da una visione comune. Inizialmente eravamo in quattro, cinque persone. Il classico gruppo di amici che hai da ragazzo. Poi l’idea ha iniziato a diffondersi. L’associazione culturale Casanoego si è allargata, raggruppando persone in gamba. A questo punto la frustrazione di non poter fare nulla in una piccola realtà come Vercelli si era dipanata. Era giunto il momento di fare qualcosa, di agire”.


1 commenti:

Anonimo ha detto...

Credere nelle proprie iniziative e non mollare significa avere il giusto carattere combattivo per coronare i propri sogni... Lo dimostra Denis che ha saputo realizzare il suo desiderio, complimenti!!! ciao ciao sister