Poi arrivarono anche le parole. Disilluse. Amare. Rabbiose. Parole di chi si vedeva per l'ennesima volta tradito. Preso in giro.
Erano riusciti nell'intento di togliergli completamente tutto l'entusiasmo.
Vicissitudini diverse, ma epiloghi uguali. Chi si era visto fregare il posto dal nuovo arrivato. A chi non gli era stata data la promozione meritata. Chi era stato troppo bravo, tanto da impensierire il diretto superiore, che in lui avevo visto una minaccia più che un'opportunità.
Non erano appoggiati dalle persone giuste. Non avevano Santi in Paradiso. Ma avevano un'unica grande colpa. Quella di essere in gamba. Inebriati da spirito di sacrificio e d'umiltà.
Tutto ciò ora era scomparso. Dopo l'ennesimo avvenimento di prevaricazione nei loro confronti si erano arresi.
Non sarebbe stato facile ripartire ancora una volta. Il meccanismo collaudato della delegittimazione del talento umano aveva compiuto il suo infame dovere.
Si erano dimenticati una cosa però. Di spegnerli il sogno. Da lì ora avrebbero dovuto ricominciare. Un tragitto lungo. In salita. Ma adesso non c'era più niente da perdere. C'era solo da riprendersi il maltolto.
1 commenti:
il datore di lavoro, il superiore, il proprietario, il titolare... hanno i coltello dalla parte del manico: non ci sono relazioni e giustificazioni che tengano. Se vogliono avere la ragione ce l'avranno, con arroganza, senza confronto. Inutile puntare a riavere il maltolto, meglio scegliersi un'azienda che ha valori etici e per la quale valga la pena lavorare. giusto?
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