Eppure i giocatori non sono più con lui. Il pubblico lo contesta e cosa più grave, rischia di far retrocedere la squadra con diverse giornate d'anticipo.
Lontani sono i fausti momenti di un glorioso gioco. Vittorie. Campionati nazionali ed internazionali. Una delle squadre più amate al mondo. Sarà stato per la sua creatività mescolata con un gioco deciso, frutto di duri allenamenti e sacrifici.
Non rimangono che trofei impolverati e qualche fotografia un po' sbiadita.
Eppure lui non molla. Lui è il presidente, mica può dimettersi. Lui ha un ruolo da ricoprire. Una funzione da espletare. In questa sua completa cecità, gli altri club avanzano. Oramai anche coloro che erano considerati tecnicamente più scarsi hanno il sopravvento.
Intanto si sta giocando una partita decisiva. L'arbitro ad un tratto fischia un rigore a favore della sua squadra. Lui scende prima in panchina, mettendo a sedere il suo allenatore. Non ancora contento entra in campo. Prende la palla e la posiziona sul cerchio degli undici metri.
Tutto questo mentre gli spettatori lasciano mestamente lo stadio.
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