giovedì 26 aprile 2012

Così, per gioco.

Dovevano ancora capire dov'erano e cosa fare. Lo si poteva vedere dai loro movimenti. Lenti, soffocati e rigidi. Un chiaro segnale di quanto fossero intimiditi. Cosa tra l'altro più che comprensibile. Contesto completamente nuovo e nuove le centinaia di persone presenti.


Più trascorrevano i minuti però, più si attenuava la tensione, fino a sciogliersi completamente  nel momento di presa coscienza che erano lì alla fine per divertirsi. Il pallone non scivolava più dalle mani e il suo palleggiare sul parquet s'intonava con le risate che iniziavano a sentirsi.


Anche le divise degli avversari assumevano un significato diverso. Più semplice. Più puro. Diventavano solo macchie di colore che mescolandosi con quelle degli altri realizzavano un divertente quadro in movimento.


Entrate, tiri e rimbalzi si susseguivano. Emozioni, sorrisi e felicità si rincorrevano. Era una festa. Lo era sempre stata era solo cambiato l'atteggiamento. Solo al termine un pizzico di malinconia sopraggiunse, ma solo perché quella giornata era troppo in fretta terminata. Malinconia che comunque velocemente fece spazio alla bellezza di un ricordo che quei seicento bambini avevano vissuto per un torneo. Perché loro fortunatamente non si erano ancora dimenticati la gioia derivante dal giocare.

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