martedì 24 novembre 2009

MEI Meeting degli Indipendenti 2009 - Parte Prima


30 mila presenze in tre giorni. 400 espositori. 300 artisti live. 350 videoclip in concorso per il PIVI – Premio Italiano Videoclip Indipendenti. 150 giornalisti accreditati e numerosi convegni e workshop.

Con questi numeri, a Faenza dal 27 al 29 novembre, si prepara ad aprire i battenti la tredicesima edizione del MEIMeeting degli Indipendenti, ideato e organizzato da Giordano Sangiorgi. Ed è proprio con lui che oggi avremo il piacere di parlare della nuova edizione di questo evento, ormai considerato da tutti il più importante raduno della nuova scena indipendente italiana.


ILBETTA: “Proviamo un attimo a guardare al passato. Giordano, ma ci avresti mai creduto che quella prima festa avvenuta nel ’97, sarebbe diventata un giorno il primo festival della produzione musicale e culturale indipendente italiano?”

Giordano: "Beh pensare che la prima edizione è partita affiancando la fiera del disco locale che aveva bisogno di colmare gli spazi vuoti di un capannone fa un certo che. Noi, in quell’occasione abbiamo riunito dei gruppi emergenti e abbiamo portato una serie di persone interessate all’evento. E’ stato l’inizio di un sogno. Da allora l’evoluzione è stata continua, cercando di cogliere sempre cosa accadeva nel settore. La nostra capacità è stata quella di seguire il cambiamento partendo dalle esigenze che arrivavano dal “basso”, insomma, è stata una grande soddisfazione."


ILBETTA: “Cosa significa oggi, in ambito musicale e culturale, il termine indipendente?”

Giordano: "All’inizio il termine era sinonimo di sfigato, di artista di serie B, di chi non era stato voluto dalle grandi multinazionali. Oggi questo termine ha una sua importanza, identifica coloro che hanno un’idea progettuale artistica e la perseguono in modo autonomo."


ILBETTA: “Quindi mi confermi che ci sono speranze, per tutti quegli artisti che non hanno scelto la strada dei talent show, per poter emergere e far conoscere il proprio lavoro?”

Giordano: "Questi talent show non c’entrano nulla con la capacità di creare un percorso artistico. Innanzitutto sono dei format televisivi, creati per riempire i palinsesti e guadagnare attraverso gli introiti degli inserzionisti. Oltre a questo non è l’artista al centro del programma, ma chi è attorno alla produzione televisiva. Spesso e volentieri, ci si ricorda più della lite fatta tra i giudici che della canzone appena eseguita dall’artista.

Degli artisti che si presentano a queste trasmissioni, la maggior parte poi cade nel dimenticatoio. Ogni tanto emerge qualche buon interprete e in questo caso è un regalo che viene fatto alla major di turno che sostiene il format, visto che si trova già a disposizione un’artista già noto e quindi non deve investire in tutta quella promozione per farlo conoscere. Meglio di così!"

2 commenti:

Fred ha detto...

Allora forza agli indipendenti, quelli che hanno l'I-Factor!

Anonimo ha detto...

argomento molto interessante....by Adè