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mercoledì 22 febbraio 2012

Far tornare i conti

Più che parole dovrei scrivere numeri. Come nel migliore compendio del bravo ragioniere dovrei suddividere il foglio in due colonne distinte. Nonostante ciò sono convinto che i conti non mi tornerebbero. Già perché se l'utile è il risultato della differenza tra costi e ricavi, non sempre esso corrisponde alla qualità di quanto prodotto.


Sto applicando questo bilancio ad una serie di produzioni televisive, cinematografiche e d'intrattenimento vario e mi accorgo sempre più di quante iniquità siano presenti. Grandi budget che vanno a finanziare opere, che se da un punto di vista numerico non possono essere messe in discussione, sicuramente tale certezza vacilla dall'osservatorio della cultura. Certo è vero che sono i dati che contano, che decretano il successo o meno di un'iniziativa destinata al grande pubblico, però sempre più mi sorgono perplessità. 


Fortunatamente le sorprese non finiscono qui. Infatti l'applicazione di questa regola aziendalistica vale anche al contrario. Ed è qui che si possono scoprire interessanti novità a basso costo. Però allora mi sorge spontanea la solita domanda: "Ma se ci sono persone in grado di fare ottime cose con budget ridottissimi, cosa potrebbero fare le medesime con anche solo un terzo di quanto assegnato alle grandi produzioni?".


Ma a questa domanda nemmeno il buon Gino Zappa, potrebbe venirmi in aiuto.

lunedì 21 novembre 2011

Come nasce un grande evento

Fondamentalmente dalla passione. E loro, i protagonisti della serata de "Il mecenate d'anime" di venerdì scorso, non solo ne sono ben provvisti, ma sono pure in grado di diffonderne.


Così due persone s'incontrano per la prima volta, due storie s'intrecciano e quello che ne esce è un vademecum per sognatori. Sognatori che poi con tanto sacrificio e determinazione sono in grado di trasformare in realtà, ciò che sembrava ai più un'impresa.


Emanuele Vietina, vice-direttore del Lucca Comics & Games e Denis Longhi, direttore artistico del Vercelli Jazz Re:Found hanno testimoniato con le loro parole, quanto di buono può uscire culturalmente dalla provincia italiana. Due eventi con una storia differente, con un'evoluzione diversa, ma in grado di catturare l'attenzione dei presenti. I numeri, i comunicati stampa, le comunicazioni ufficiali, per una sera hanno lasciato il posto solo alle emozioni.


Meraviglia nel sentire raccontare da Emanuele come sia passato da giovane spettatore ad importante tassello operativo di un progetto culturale oramai consolidato e replicato da molti altri. Ammirazione per come Denis abbia saputo costruire un festival che ha nell'originalità e nella qualità i suoi punti di forza.


Emanuele e Denis, due persone dalla grande passione. Due tessitori di sogni. Due divulgatori di cultura.


Di seguito due estratti della serata con Emanuele Vietina e Denis Longhi. Nel primo il vice-direttore del Lucca Comics & Games, racconta com'è andata in termini emozionali l'edizione appena conclusa del suo evento. Nel secondo invece è il direttore artistico del Vercelli Jazz Re:Found a descrivere, sempre in termini emozionali, l'ultima edizione di questo festival. Mentre tutta la serata è possibile rivederla da questo link.







giovedì 26 novembre 2009

MEI Meeting degli Indipendenti 2009 - Parte terza

Leggi la seconda parte

ILBETTA: “Invece puoi dare un consiglio a tutti coloro che vogliono venire a scoprire il MEI per la prima volta. Qual è il modo migliore per viverlo pienamente secondo te?”

Giordano: "Il MEI è l’unica manifestazione in Italia interattiva, nel senso più vero del termine. Tutti, sia chi è sul palco, sia chi sta sotto il palco è li per confrontarsi, per comunicare tra di loro. E poi il MEI è un evento così vasto, etereogeo che ognuno ne esce con una propria personalizzazione. Ognuno può viverlo in un modo diverso."

ILBETTA: “Dai prima di lasciarci un’ultima domanda. Come vorresti che diventasse il MEI nei prossimi anni o meglio se avessi la possibilità di esaudire un desiderio legato al MEI, quale sarebbe?

Giordano: "Maggiore visibilità. Ritengo che il MEI sia una realtà musicale/culturale che dovrebbe avere una visibilità mediatica diversa dall’attuale. Questo sarebbe il mio desiderio. Se oggi non ci sono le “armi” mediatiche per comunicare l’evento, vorrei che in futuro prossimo la televisione, le piattaforme online i mezzi di comunicazione in generale prestassero la giusta considerazione a quanto stiamo facendo al MEI."

Grazie Giordano per la disponibilità, a questo punto non ci rimane altro che prepararci per raggiungerti a Faenza per assistere insieme a te a questa grande festa dedicata alla musica e alla cultura indipendente.

mercoledì 25 novembre 2009

MEI Meeting degli Indipendenti 2009 - Parte seconda

Leggi la prima parte

ILBETTA: “Dalla tua passione per la musica e dall’esperienza accumulata in questi anni di MEI, come vedi lo stato attuale delle produzioni musicali in Italia, magari anche confrontandolo con quelli di altri Paesi stranieri?”

Giordano: "In Italia dopo il boom dell’indie rock, c’è stata una stasi attorno al 2007, ora però c’è un grande ritorno dei contenuti. Una crescita di cantautori, una scena hip pop in forte fermento e una riscoperta della canzone dialettale."

ILBETTA: “Veniamo al MEI di quest’anno. Al di là del programma dettagliato disponibile sul sito www.meiweb.it , quali saranno le peculiarità di questa edizione?”

Giordano: "Innanzitutto bisogna dire che il MEI cresce. Avvertiamo che c’è una grande necessità di ritrovarsi per “ascoltarsi” e per confrontarsi e il MEI riesce a soddisfare questa esigenza.

Un altro aspetto è la creatività che c’è e che sarà sempre presente al MEI. Creatività non solo nell’ambito musicale, ma che si allarga ad altri ambiti, come il Premio Italiano Videoclip Indipendenti, che, visto l’esito in termini numerici e qualitativi ci fa pensare che abbia bisogno di un proprio spazio. Magari il prossimo anno la settimana che anticiperà il MEI sarà interamente dedicata alle produzioni video.

Aumentano anche gli spazi fisici. Quest’anno avremmo a disposizione anche il Palazzo delle Esposizioni.

Infine al MEI sono presenti tutti i generi musicali. Il MEI è una fotografia di ciò che c’è. Questa è un’altra forza del MEI, partendo dall’indie rock, ha saputo aprirsi a tutti i generi musicali, in questo modo si può fare uno spaccato generale della musica indipendente in Italia."

ILBETTA: “Tra i vari appuntamenti, ho visto che sabato 28 novembre al Teatro Masini, si terrà un evento esclusivo dal titolo Canti Randagi, un omaggio a Fabrizio De Andrè da parte di importanti artisti della scena indipendente italiana. Quali altre informazioni ci puoi aggiungere?”

Giordano: "Sarà un evento particolare. Originale. Unico, visto che da questo spettacolo si registrerà un disco dove De Andrè sarà reinterpretato in chiave dialettale dagli artisti presenti.

Un sabato 28 veramente importante visto che al mattino ci sarà la presentazione della compilation ufficiale, un CD doppio, di questa edizione del MEI."

Domani la terza ed ultima parte dell'intervista

martedì 24 novembre 2009

MEI Meeting degli Indipendenti 2009 - Parte Prima


30 mila presenze in tre giorni. 400 espositori. 300 artisti live. 350 videoclip in concorso per il PIVI – Premio Italiano Videoclip Indipendenti. 150 giornalisti accreditati e numerosi convegni e workshop.

Con questi numeri, a Faenza dal 27 al 29 novembre, si prepara ad aprire i battenti la tredicesima edizione del MEIMeeting degli Indipendenti, ideato e organizzato da Giordano Sangiorgi. Ed è proprio con lui che oggi avremo il piacere di parlare della nuova edizione di questo evento, ormai considerato da tutti il più importante raduno della nuova scena indipendente italiana.


ILBETTA: “Proviamo un attimo a guardare al passato. Giordano, ma ci avresti mai creduto che quella prima festa avvenuta nel ’97, sarebbe diventata un giorno il primo festival della produzione musicale e culturale indipendente italiano?”

Giordano: "Beh pensare che la prima edizione è partita affiancando la fiera del disco locale che aveva bisogno di colmare gli spazi vuoti di un capannone fa un certo che. Noi, in quell’occasione abbiamo riunito dei gruppi emergenti e abbiamo portato una serie di persone interessate all’evento. E’ stato l’inizio di un sogno. Da allora l’evoluzione è stata continua, cercando di cogliere sempre cosa accadeva nel settore. La nostra capacità è stata quella di seguire il cambiamento partendo dalle esigenze che arrivavano dal “basso”, insomma, è stata una grande soddisfazione."


ILBETTA: “Cosa significa oggi, in ambito musicale e culturale, il termine indipendente?”

Giordano: "All’inizio il termine era sinonimo di sfigato, di artista di serie B, di chi non era stato voluto dalle grandi multinazionali. Oggi questo termine ha una sua importanza, identifica coloro che hanno un’idea progettuale artistica e la perseguono in modo autonomo."


ILBETTA: “Quindi mi confermi che ci sono speranze, per tutti quegli artisti che non hanno scelto la strada dei talent show, per poter emergere e far conoscere il proprio lavoro?”

Giordano: "Questi talent show non c’entrano nulla con la capacità di creare un percorso artistico. Innanzitutto sono dei format televisivi, creati per riempire i palinsesti e guadagnare attraverso gli introiti degli inserzionisti. Oltre a questo non è l’artista al centro del programma, ma chi è attorno alla produzione televisiva. Spesso e volentieri, ci si ricorda più della lite fatta tra i giudici che della canzone appena eseguita dall’artista.

Degli artisti che si presentano a queste trasmissioni, la maggior parte poi cade nel dimenticatoio. Ogni tanto emerge qualche buon interprete e in questo caso è un regalo che viene fatto alla major di turno che sostiene il format, visto che si trova già a disposizione un’artista già noto e quindi non deve investire in tutta quella promozione per farlo conoscere. Meglio di così!"

giovedì 1 ottobre 2009

Sognando Firuzeh - Parte terza

Leggi la parte seconda

ILBETTA: "Cosa stai cercando?"
Firuzeh: "La mia identità, ILBETTA. Credevo di averla chiara e netta davanti a me, invece sono tutta un dubbio e non mi sento più a mio agio. Ho come compagno di viaggio il Genio e solo con lui ritrovo la serenità perduta andando per i miei deserti, quelli di 'sabbia' cercando per quel che posso di evitare quelli dell'anima".

ILBETTA: "Ma non sei mai stata assalita dal dubbio che la felicità non possa esistere?"
Firuzeh: "Sempre!".

ILBETTA: "Tu mi parli di amore, di gioia di vivere. Ma nei tuoi viaggi hai visto anche il dolore, la morte, la paura?"
Firuzeh: "Ho visto Lei, in faccia, l'inflessibile Signora, che ci amministra, che non ha compassione per nessuno. Sai: Lei decide 'quando'; una volta mi è stata vicina, ma non mi ha voluto ed io lì invece avrei voluto essere accettata e terminare di soffrire. Adesso... non so dirti. Che ti posso confessare? Forse che in ognuno di noi c'è molta forza, anche se non lo sappiamo. Che bisogna trovare la forza per rialzarsi. Ecco dove l'amore, inteso in senso lato, aiuta a dare e a ricevere. Non è facile, è molto faticoso...".

ILBETTA: "Tu credi che alla fine l'amore possa sconfiggere ogni male?"
Firuzeh: "Purtroppo... no, però aiuta a vivere".

Arriviamo alle soglie della città. Ci fermiamo davanti ad un grande portone intarsiato d'oro con delle pietre preziose incastonate.

Firuzeh: "Ora devo andare. Devi continuare da solo il viaggio! Ma non dimenticare: di tanto in tanto chiedi al grande musicista persiano, il Maestro Paivar di accompagnarti con brani di musica del suo santoor... vedrai quanta pace scenderà nella tua mente...".

ILBETTA: "E tu dove andrai?"
Firuzeh: "Dove un tramonto, un deserto, un cielo mi diano gioia e serenità... ti lascio perché è soprattutto con te stesso che devi fare questo viaggio, ma ti dico: arrivederci".

Mi sveglio. Penso ancora al sogno appena fatto.
Mi preparo, faccio colazione ed esco per andare al lavoro. Accendo il telefonino e mi arriva un sms. "Buon viaggio - Firuzeh".


mercoledì 30 settembre 2009

Sognando Firuzeh - Parte seconda


Leggi la parte prima

ILBETTA: "Dove siamo? Dove vuoi portarmi"
Firuzeh: "... lo vedi, siamo di fronte al mausoleo di cui ti dicevo. Vedi che splendore... senti in lontananza la musica persiana (violino, tombak e santour) dolce, per me rasserenante e amica, come poteva essere la voce del muezzin quando chiamava alla preghiera. Non guardarmi così: lo so che ora questa voce non piace, fa paura, ma non è così, o meglio non dovrebbe essere così. Sulle rive dell'Eufrate e Nassirya faceva paura, non piaceva e io non riuscivo a spiegare tante mie sensazioni. Ma forse avevano ragione loro: era prima del 12 novembre 2003... e dopo è stato peggio. Sai, ricordo che il giorno prima ero andata a parlare sotto un tendone in mezzo al deserto - di cose noiose, di storia - e uscendo guardai il cielo scuro con tante stelle e un vento che mi soffiava nelle orecchie... sei a casa Firuzeh, sei finalmente a casa qui nel deserto iracheno di Nassirya... che però non è stato benevolo con tutti... bando alle tristezze.
Ti voglio portare invece sulla Montagna Nera dell'altopiano persiano, a passare la notte in un caravanserraglio, oppure a Shemiran, al nord di Teheran, a prendere un tè o preferisci quello alla cannella in una stazione di rifornimento vicino Muscat. Non è elegante il posto, ma il tè è uno dei migliori che io abbia mai preso. O per caso vuoi andare vicino a Mogadiscio, con in mano un bicchiere di spremuta di pompelmo rosa. Non guardarmi così: i tempi sono cambiati, ma tu viaggi nella mia mente al riparo da ogni pericolo".

ILBETTA: "Da dove arrivi?"
Firuzeh: "Non lo so nemmeno io, certo da questo mondo, ma quando, da quanto? Ecco sì, ora ricordo: recentemente ero in Oman, con il Genio, sai quello della Lampada, che con grande arroganza dice di essere il mio alter ego. Io veramente non gli ho dato questa autorizzazione, ma soprattutto nei wadi omaniti e nelle case locali volteggiava felice cinguettando come donnetta stupida in fondo mi son detta che potevo lasciargli credere tale follia... che è la mia follia. Ma non posso farne a meno perché debbo a lui i miei viaggi soprattutto dove lui è di casa, nel mondo incantato delle Mille e Una Notte, a Shiraz, a Ispahan; nel mondo tragicamente ferito delle rocce afgane...".

ILBETTA: "Ma quindi hai viaggiato molto? Cosa hai visto in tutti questi luoghi?"
Firuzeh: "Cosa non ho visto, magari? Scherzavo. Ho visto i Masai correre sugli altopiani e gli uccelli tacere al tramonto in Etiopia. Ho visto i Dervisci danzare e la rivoluzione islamica nelle vie di Teheran.
Ho visto poesia, natura, la grandezza dell'essere umano e la sua meschinità; la povertà della tasca e dell'animo: la prima non mi fa paura, la seconda sì e terribilmente e ne sono stata spesso ferita. Ho visto anche la forza della vita, dell'amore inteso come dare agli altri anche senza ricevere. Non è facile credimi, ma alla fine almeno di rasserena".


(nella foto un wadi omanita)

martedì 29 settembre 2009

Sognando Firuzeh - Parte prima

Ho fatto un sogno.
Ho sognato di essere in un deserto. Il cielo era completamente stellato. Lo spazio attorno a me era infinito. Nel silenzio più completo, c'era solo il battito del mio cuore a scandire il tempo.

In me vigeva una tranquillità unica. Non esisteva nessun senso di smarrimento. Anzi, nonostante fossi lì per la prima volta, quel luogo mi sembrava familiare.
Tutti i miei sensi erano amplificati, come se avessi preso piena conoscenza di me. Del mio corpo. Del mio spirito.

In lontananza vedevo una città. Dalla sagoma sembrava una città imperiale. Forse Baghdad. Chissà.

Mentre assaporavo tanta bellezza, da dietro una duna ho visto muoversi qualcosa. Si avvicinava a me immersa in un'aurea di luce, mentre un profumo di mandorla invadeva piacevolmente le mie narici.

Era una donna. Un abito blu le avvolgeva il corpo e la testa. Dal capo s'intravedeva solo una bionda chioma, mentre lo sguardo era ben visibile ed i suoi occhi azzurri brillavano nella notte del deserto. Diceva di chiamarsi Firuzeh e mi invitava a seguirla.

ILBETTA
: "Non ho mai sentito questo nome. Cosa significa?"
Firuzeh: "... ma dunque non lo sai: turchese. Vedi il cielo, quando non è notte, è turchese e poi diventa cobalto. Vedi queste pietre che porto al collo, azzurre senza macchia? Sono delle turchesi. Vedi i miei occhi... un giorno sono rabbiosi, un altro dolcissimi, un altro tristi e velati per poi riaccendersi di voglia di vivere, ma sono sempre azzurro turchese. Mi chiamavano così un tempo che si perde nei tempi in un luogo magico come può esserlo il mausoleo di Soltanieh, vicino a Zanjan... in Iran".


(nella foto la cupola di Soltanieh in Iran Patrimonio dell'Umanità e dell'Unesco)