mercoledì 20 ottobre 2010

La casualità d'essere Renzo Di Renzo - Parte seconda








Direi che è andata più che bene, visto che Nero ha vinto il premio Grinzane Junior?
Certo. Però anche quel libro è nato più che altro da una mia esigenza personale. Volevo attraverso dei racconti per bambini comunicare agli amici, alle persone che mi conoscono, che da lì a breve mi avrebbero visto in un contesto personale diverso. Attraverso la scrittura volevo fargli capire in un certo qual modo cosa sarebbe accaduto. La finalità che diventasse un libro commercializzabile era secondaria. E’ per questo che la proposta editoriale l’ho inviata solo a due case editrici e con una delle due è andata a buon fine.

Renzo, quindi per te la scrittura è una passione. Ma cosa vuol dire portare avanti una passione?
Partiamo dal presupposto che spesso la passione deve essere gratuita. E’ per questo motivo che molti giovani creativi e talentuosi, purtroppo si riducono a fare il surrogato di quello che vorrebbero fare. Ottimi fotografi che si ritrovano a scattare foto per dei matrimoni. Promettenti musicisti a suonare in feste di piazza. Bravi fumettisti a fare le caricature ai turisti. Questo è un sistema che non sempre premia il talento delle persone, le quali appunto si ritrovano disilluse a fare qualcosa di diverso per guadagnare.

Mentre Renzo parla, si capisce dal tono di disappunto con il quale esprime queste parole, che non gli va bene una situazione contingente di questo tipo. Anche perché parte del suo tempo lo dedica alle speranze dei giovani. Ne percepisce le loro potenzialità e allo stesso tempo le loro insoddisfazioni nel non poter seguire un loro amato cammino.

Com’è nata la collaborazione con la Fondazione Claudio Buziol?
Arrivavo da un’entusiasmante esperienza in Fabrica. Erano gli anni di Oliviero Toscani. Gli anni in cui c’era la possibilità di lavorare insieme con tanti giovani in gamba. Vederli arrivare. Vederli crescere per poi lasciarli andare per le loro strade. Una ciclicità di gruppi di lavoro che teneva costantemente  alto il livello di creatività presente. Poi però la necessità dopo sette anni di cambiare. Ripartire da zero per rimettermi in discussione. Ed ecco arrivare la possibilità di collaborare con la Fondazione Claudio Buziol. Ancora una volta, quasi per caso, ma nel momento ideale per me di cambiare.
Oggi a distanza di tre anni, possiamo contare su un numero cospicuo di attività portate avanti, una serie di collaborazioni di rilievo oltre ad essere considerati a Venezia tra i principali interlocutori culturali.


1 commenti:

Anonimo ha detto...

Il segreto della relazione nelle persone sta nel donarsi con gioia, vale a dire con tutta la pienezza del proprio essere... E' questo quello che provo nel leggere la storia interpretando la personalità di Renzo...Il suo lavoro fa trasparire cuore, mente e anima in reciproca armonia, che chiedere di più? ciao ciao sister