“A Dangerous Method” si
candida tra i protagonisti di Venezia68
<<…
tutti i miei attori avrebbero necessità di sottoporsi alla
psicoanalisi…>>, esordisce
così David Cronenberg
parlando di “A Dangerous Method”, la sua ultima fatica cinematografica, che si
annuncia come uno dei successi di questa 68. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Forse il biglietto da visita migliore per festeggiare, caso vuole,
proprio i sessantottanni dell’acclamato regista.
Se
è vero che per fare gli attori occorre un pò di pazzia, come conferma Keira Knightley, una delle protagonista femminili, è senz’altro vero che in una
pellicola come questa dove Freud è
l’elemento portante, forse qualcosa in più di un pizzico è stato necessario al
cast per interpretare personaggi leggendari.
Ed
è proprio sulla difficoltà di realizzare un film in costume, che si sofferma
Cronenberg – <<… è necessario che gli attori facciano una
trasposizione mentale… non è solo un esercizio accademico, ma occorre impostare
il cervello, il pensiero in una
modalità diversa… fare un film su un personaggio come Alessandro Magno sarebbe
alquanto difficile, perché risulterebbe un alieno rispetto alla nostra attuale
forma mentis>>.
A
testimonianza di quanto sia stato impegnativo per gli attori immedesimarsi in
un’epoca così lontana, l’Austria antecedente il primo conflitto mondiale,
Michael Fassbender parla ironicamente di come proprio David Cronenberg sia
stato il loro personale Freud.
Ma
è Viggo Mortensen a dare un segno d’indiscutibile lucida follia. Si presenta in
sala stampa con un peluche, che naturalmente richiama la curiosità nei
presenti. Alla domanda di cosa rappresenti risponde sorridendo <<… a
dire il vero non lo so… mi è stato regalato da una fun e mi piaceva…. è rosso e
nero come i colori della squadra di calcio argentina del San Lorenzo… è
sufficiente questo?>>.
Sufficiente
non lo è, ma lascia piacevolmente intravedere quanto di irrazionale ci sia nel
mestiere di fare l’attore.
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