I protagonisti di Carnage e
W.E. s’inchinano davanti a Roman Polanski e Madonna
Non
è possibile paragonarli. Erroneo il confronto. Da un lato “il Regista”,
dall’altro colei che si cimenta con una forma d’arte diversa dalla sua. Soggetti
lontani. Apparentemente lontani.
Eppure
c’è un forte elemento che li accomuna: il rapporto con gli attori.
Incredulità
prima ed entusiasmo subito dopo nel ricevere la telefonata da Roman Polasksy
<<Sono andato subito in ansia… non sapevo se ero all’altezza dei miei
colleghi, ma soprattutto ero euforico per poter essere diretto da un regista
come lui…>> dice John C. Reilly, uno dei protagonisti di Carnage.
<<…
esperienza commovente… una regista preparatissima… >> dice Andrea Riseborough, riferendosi a
Madonna.
Sembra
quasi che gli attori, tutti gli attori star comprese, abbiano un senso di
devozione, di amore incondizionato verso coloro che li ha diretti sul set.
Tutto ciò assume un valore ancora più amplificato, se gli apprezzamenti vengono
rivolti ad una regista che è alla sua prima esperienza.
Comunque
sia c’è una forma di devozione intrisa di un forte legame che s’instaura tra
chi recita e chi dirige il film. E’ come se i protagonisti annullassero le loro
spigolature caratteriali per mettersi completamente a disposizione di
un’importante guida di riferimento.
Il
valore di un’artista forse va al di là di quello che uno spettatore può
cogliere guardando una pellicola. O meglio l’interpretazione di un attore
dovrebbe essere quantificata anche sulla base di quanto il regista abbia saputo
incidere sull’interpretazione.
Fare
il regista, non è solo stare dietro la camera da presa. Fare il regista è
entrare nella mente e nel cuore dei protagonisti. Roman Polasky e Madonna, con
le dovute differenze, sembrano esserci riusciti.
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