lunedì 19 marzo 2012

Le impronte digitali delle emozioni

E' un po' come mettersi al pianoforte. Le dita ben posizionate su quella terza riga. Solo che invece di note ci sono lettere. Ecco l'indice sinistro accarezzare la F mentre quello destro coccolare la J. La dattilografia insegnata in quei primi due anni di ragioneria, sarà pur servita a qualcosa.


E' solo il prologo però, la vera partenza avviene quando quei polpastrelli iniziano a muoversi su e giù per la tastiera. Come in un ballo seguono dei passi prestabiliti. In questo caso però per formare non coreografie, ma parole. Parole che nel loro susseguirsi si trasformano in frasi ed è in quel preciso istante che i pensieri diventano reali.


Spesso non c'è un disegno preciso. Si può partire da un appunto, da un'osservazione. Altre volte da un titolo, ma ciò che veramente importa è la bellezza nel vedere una storia nascere. L'impronta di un'emozione che lascia il ricordo di un suo passaggio.


Tante cose sono cambiate. I tasti hanno preso il posto di una penna e il monitor quello di un foglio. Ma intatta è rimasta la gratificazione nello scrivere. 

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