lunedì 16 aprile 2012

Goccia dopo goccia

La prima ora di sonno era passata. La lancetta della sveglia sul comodino aveva sentenziato l'inizio di un nuovo giorno. Proprio in quell'istante l'udito captò quel segnale. Preciso, costante e ripetitivo. Sembrava impossibile che dell'acqua potesse fare un tale frastuono, eppure quella goccia era l'unica interprete di un notturno silenzio.


A nulla servì prestargli poca attenzione. Ci si ancorò alla speranza. Così come era improvvisamente apparso forse se ne sarebbe andato. Se ne contò la frequenza. Ogni sette secondi ricompariva. Un'inerzia considerando che nemmeno la testa sotto il cuscino produceva effetti benefici.


Non c'erano possibilità di isolarlo, anche perché le porte che si potevano chiudere lo erano già. D'altronde il suono arrivava da sopra e non c'erano modalità d'interferire sul suolo straniero. Il proprietario nemmeno era presente.


Una passeggiata in soggiorno non stemperò la tensione. Il tentativo di spostare il pensiero altrove nemmeno. Non rimaneva che una cosa. Sulle note di quella goccia comporre un brano. Trasformare un fastidio in un divertimento. Certo non era in programma, ma altre soluzioni non si vedevano, anzi non si sentivano all'orizzonte.


E' così che quel ritmo ipnotico si riuscì a trasformare in un brano. Le parole improvvisate strizzavano l'occhio all'ironia. Lo stato d'animo evolveva verso l'allegria. Dopo più di mezz'ora di ritornelli e rime, quel suono appariva una simpatica presenza. Anche dopo l'acuto finale, la musica continuò, ma oramai era diventato solo una ninna nanna. E vista l'ora ci poteva pure stare. 


Uno sbadiglio accompagnato da un giro sul fianco furono i segnali di un gradito ritorno. Il sonno aveva rifatto capolinea e il suono lasciava il posto ad un sogno in arrivo. 

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