mercoledì 9 maggio 2012

Il ritorno

Erano trascorsi quindici anni. Forse anche di più. Il giorno che lo aveva lasciato la pioggia bagnava i suoi abitanti, il cielo grigio dominava sulle sue case e per uno strano caso le campane dell'unica chiesa posta al centro della piccola piazza non suonavano, benché fosse stato mezzogiorno in punto.


Oggi tornava in quel suo paese dopo aver girato per il mondo, il suo di mondo, incontrato tanta gente, tutta diversa secondo lui, ma soprattutto dopo aver giurato che lì non ci avrebbe mai più messo piede.


Ma le cose cambiano. I pensieri scorrono. Alcuni progetti si realizzano, altri proprio non ne vogliono sapere. E così con un pizzico di rammarico e con una grossa paura di non ritrovare nessuno, si affrettava a varcare a piedi quell'insegna, come sempre sbiadita, che indicava il nome di quella località. Il nome di un luogo che l'aveva visto crescere e poi improvvisamente sparire.


Sudava. Era una giornata calda. Era una giornata tesa. Pochi passi ancora e dietro l'angolo che dava sulla via per tornare in quella casa che una volta era stata sua, un signore in bicicletta gli sbarrò la strada. Gli sguardi s'incrociarono. Non riusciva a metterlo a fuoco. Certamente lo conosceva, tutti in quel posto si conoscevano. Si erano sempre conosciuti.


Pochi istanti di studio e poi il tizio gettò a terra quelle due ruote. Aprì le braccia, come fa un bimbo quando deve dichiarare il suo amore alla madre, dopodiché sorrise. Continuava a sorridere finché dalla bocca oltre alle risate uscirono anche delle parole - "Bentornato vecchio amico mio".


In quel preciso istante capì che il suo viaggio era definitivamente giunto a conclusione.



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