giovedì 10 maggio 2012

Un gioco di squadra

Uno annuisce. Non c'è bisogno che parli. I suoi occhi stanno già rispondendo. Intanto l'altro pensa per poi far uscire una domanda perfetta. Un altro ancora prende parola disegnando nell'aria una frase esclamativa che a sua volta prende una forma interrogativa. E' così che il primo riprende possesso del dialogo per poi ricominciare a smistarlo.


E' questo quello che succede quando tre persone s'incontrano dialogano tra sé per un pubblico presente. Condividono, promuovono, traghettano pensieri. Alcune volte solo accennandoli, altre volte nella loro completezza, comunque sia con una continua attenzione che giungano a destinazione.


Si chiama gioco di squadra. Si basa sull'intesa. Si interpreta in maniera corale e prende forma con la parola. Sono poche le condizioni richieste. Affinità. Entusiasmo. Voglia di comunicare.


Le cose difficili non sembrano più tali. Le cose semplici si affrancano dall'essere banali. Sono dialoghi che potrebbero non aver fine. Anzi più il tempo trascorre più si amalgamano. La soddisfazione finale accomuna tutti. Relatori e presenti. Come in una festa dove la parola è la protagonista principale.

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