martedì 29 maggio 2012

La carica dei 1.000

Il tempo d'impatto era stato di circa due secondi e mezzo. Il mezzo era dovuto al rimbalzo sul piano adiacente ai fornelli. Un ostacolo inevitabile, ma con estrema facilità superato. Il coperchio si era staccato subito, come il paracadute tempestivamente azionato da un pratico lanciatore. Peccato che quel distacco aveva ulteriormente aggravato il disastro. Già perché proprio in volo i primi stuzzicadenti si erano festosamente dispersi, anche se era sul pavimento che sembravano aver trovato la loro perfetta dimensione.


Se fossero stati colorati qualcuno avrebbe potuto pensare che si volesse organizzare una partita a Shangai in cucina. Invece erano tutti rigorosamente monocromatici e non era l'unica cosa che li accomunava. C'era pure quel senso di liberazione tipico delle truppe all'enunciazione di "rompete le righe". I più pigri si erano accampati nel centro della stanza, ma tutti gli altri, la maggioranza, avevano ben pensato di andare a divertirsi. Chi sotto il tavolo, chi raggiungendo il frigo, chi ancora varcando la soglia del salotto. I veri burloni rimanevano però, coloro che tra le vie di fuga del pavimento trovavano non solo ristoro, ma tranquillità e mancanza di motivo di andarsene.


In questa situazione di festa per loro, l'orologio scandiva inesorabilmente che era giunta l'ora. I mille rivoluzionari erano lì a terra. Non rimaneva che richiamarli all'ordine. Sarebbe servita una tromba per la ritirata. A suonare invece fu il campanello. Gli ospiti per la cena erano arrivati. Ed erano perfettamente in orario. 

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