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mercoledì 14 marzo 2012

Pre-fitness e post-work

In una giornata scadenzata da ritmi frenetici occorre ottimizzare il tempo. E' per questo che può accadere anche questo, che l'ufficio diventi lo spogliatoio della palestra. Ed ecco che con lo sguardo fisso sull'orologio a parete inizia la trasformazione. Trasformazione necessaria. Tra quaranta minuti inizia il corso di pilates, considerando che trenta sono necessari per raggiungere la palestra e cinque per scendere le tre rampe di scale (ascensore troppo lento) e accendere lo scooter, è una vera e propria sfida da guinness dei primati. 


Ed ecco che allora sfilata la cravatta, adagiata la giacca di "ordinanza" sulla sedia, sbottonati i bottoni delle camicia - compresi i polsini - e calati i pantaloni ben stirati, dopo aver tolto le scarpe lucide inizia la vestizione pre-fitness e post-work. Aperta la poco anonima sacca sportiva vengono tirati fuori e immediatamente indossati rispettivamente t-shirt, tuta e scarpe ginniche, dopodiché raccolti gli indumenti alla Clark Kent nell'apposito porta abiti, s'indossa il giaccone, si spegne la luce non prima di un ultimo controllo se il pc è rimasto acceso e poi via verso l'insegna Exit.


Battuti tutti i tempi. Record stabilito. 4' 47'', migliorato di ben cinque decimi il precedente miglior tempo. Tutto va per il meglio se non fosse che, una chiamata che arriva dal fondo del corridoio emessa dalla riconoscibile voce del capo ufficio annuncia che qualcosa potrebbe andare storto.


"Il Responsabile del Personale la vuole vedere. Subito!". 


Una soffiata. Sicuramente quello dell'ufficio del quarto piano, che avendo una rampa di scale in più, arriva sistematicamente in ritardo in palestra. Peccato pilates saltato, ma forse da domani avrò più tempo. Molto più tempo.

martedì 31 gennaio 2012

Tempi diversi di vita reale

Quanti di noi vorrebbero conoscere i pensieri degli altri? Alcune volte per necessità, altre solamente per curiosità. Le cosiddette parole non dette. Quelle che spesso hanno un valore anche superiore alle esplicitate. Capita con chi si conosce molto bene, ma non solo. Magari anche uno sguardo rubato incrociando una persona per strada. "Chissà dov'è effettivamente con la mente?", ci si chiede vedendola presente solo fisicamente.


Senza spingermi troppo in là, ieri mi è capitato di fare un esercizio. Un gioco. Novanta secondi. Il tempo di attesa che il semaforo per dei lavori in corso tornasse verde. In quel frangente mi sono appuntato quali fossero, a mio avviso, i pensieri delle persone in quel momento vicino a me. I passeggeri dell'auto dietro la mia. Una madre alla guida con tre bambini che fuoriuscivano dalle retrovie. L'anziano signore che passeggiava da solo sul marciapiede. Infine una giovane coppia di fidanzati.


Al di là di quello che ho scritto, la cosa straordinaria che mi è venuta naturale fare è stata l'utilizzo dei tempi verbali differenti. Nel descrivere i pensieri della madre ho utilizzato un condizionale abbinandolo ad un futuro. Per l'anziano signore un passato. Il passato remoto. Per i giovani come per incanto invece, il presente. I loro pensieri erano quello che in quel momento stavano vivendo. Un tenero, ma caloroso abbraccio.


Poi è giunto il verde e ho ripreso in mano i miei di pensieri. In che tempo? Beh provate a giocare voi ora.