Leggi la parte prima
ILBETTA: "Dove siamo? Dove vuoi portarmi"
Firuzeh: "... lo vedi, siamo di fronte al mausoleo di cui ti dicevo. Vedi che splendore... senti in lontananza la musica persiana (violino, tombak e santour) dolce, per me rasserenante e amica, come poteva essere la voce del muezzin quando chiamava alla preghiera. Non guardarmi così: lo so che ora questa voce non piace, fa paura, ma non è così, o meglio non dovrebbe essere così. Sulle rive dell'Eufrate e Nassirya faceva paura, non piaceva e io non riuscivo a spiegare tante mie sensazioni. Ma forse avevano ragione loro: era prima del 12 novembre 2003... e dopo è stato peggio. Sai, ricordo che il giorno prima ero andata a parlare sotto un tendone in mezzo al deserto - di cose noiose, di storia - e uscendo guardai il cielo scuro con tante stelle e un vento che mi soffiava nelle orecchie... sei a casa Firuzeh, sei finalmente a casa qui nel deserto iracheno di Nassirya... che però non è stato benevolo con tutti... bando alle tristezze.
Ti voglio portare invece sulla Montagna Nera dell'altopiano persiano, a passare la notte in un caravanserraglio, oppure a Shemiran, al nord di Teheran, a prendere un tè o preferisci quello alla cannella in una stazione di rifornimento vicino Muscat. Non è elegante il posto, ma il tè è uno dei migliori che io abbia mai preso. O per caso vuoi andare vicino a Mogadiscio, con in mano un bicchiere di spremuta di pompelmo rosa. Non guardarmi così: i tempi sono cambiati, ma tu viaggi nella mia mente al riparo da ogni pericolo".
ILBETTA: "Da dove arrivi?"
Firuzeh: "Non lo so nemmeno io, certo da questo mondo, ma quando, da quanto? Ecco sì, ora ricordo: recentemente ero in Oman, con il Genio, sai quello della Lampada, che con grande arroganza dice di essere il mio alter ego. Io veramente non gli ho dato questa autorizzazione, ma soprattutto nei wadi omaniti e nelle case locali volteggiava felice cinguettando come donnetta stupida in fondo mi son detta che potevo lasciargli credere tale follia... che è la mia follia. Ma non posso farne a meno perché debbo a lui i miei viaggi soprattutto dove lui è di casa, nel mondo incantato delle Mille e Una Notte, a Shiraz, a Ispahan; nel mondo tragicamente ferito delle rocce afgane...".
ILBETTA: "Ma quindi hai viaggiato molto? Cosa hai visto in tutti questi luoghi?"
Firuzeh: "Cosa non ho visto, magari? Scherzavo. Ho visto i Masai correre sugli altopiani e gli uccelli tacere al tramonto in Etiopia. Ho visto i Dervisci danzare e la rivoluzione islamica nelle vie di Teheran.
Ho visto poesia, natura, la grandezza dell'essere umano e la sua meschinità; la povertà della tasca e dell'animo: la prima non mi fa paura, la seconda sì e terribilmente e ne sono stata spesso ferita. Ho visto anche la forza della vita, dell'amore inteso come dare agli altri anche senza ricevere. Non è facile credimi, ma alla fine almeno di rasserena".
(nella foto un wadi omanita)
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