lunedì 12 marzo 2012

Parole povere

Mentre parlavano li guardavo. Non capivo se era una messa in scena o una realtà travisata. Era chiaro che a nessuno dei due interessasse cosa dicesse l'altro. Le parole di entrambi sembravano usate per occupare uno spazio. Un tempo di vita trascorso a recitare. Il dialogo s'infittiva nei momenti di critica. S'inceppava nelle poche risposte veramente sentite.


Era tutto "hai visto quello", "hai sentito dell'altro" e "te l'avevo detto io". Un accanimento verso tutto. Verso tutti. Le uniche lodi erano tirate in ballo per loro stessi, ma anche lì perché erano uno di fronte all'altro, altrimenti anche su questo avrebbero avuto da ridire.


Nel frattempo persone passavano davanti a quel tavolino posizionato centralmente sul plateatico del bar. Non erano di disturbo, anzi questo dialogo distaccato permetteva ai due di salutare  conoscenti, che diventano a loro insaputa materia di discussione. Bastava che le spalle degli "amici" raggiungessero le ore 13, che già la mano aperta usata per il saluto dai due assumesse la forma di un indice accusatorio.


Solo quando essi stesso si alzarono per incamminarsi in direzioni opposte, capii che quel triste spettacolo non sarebbe terminato. Dal sogghigno di entrambi, s'intravedeva nei loro pensieri quanto ognuno stesse biasimando l'altro. 

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