giovedì 14 giugno 2012

La statistica del buon umore

Che cos'è che ci fa dire se è stata una bella giornata oppure no? E' possibile adottare la statistica per misurare quanto di buon umore siamo prima di andare a letto? E ancora, quanto incidono in termini matematici quelli che nel Monopoli si suddividono tra imprevisti e probabilità?


Certo che comunque sia, è indiscutibile quante siano le oscillazioni dello stato d'animo  nell'arco di un intero giorno. Buoni risvegli, cattive mattinate, euforici pomeriggi e deludenti serate. Ma si possono tranquillamente mischiare i sentimenti per ritrovare delle nuove medie giornaliere. Chissà se conta di più una bella notizia ricevuto alle dieci del mattino o alle dieci di sera?


Però c'è una componente che va irrimediabilmente a sfalsare astrusi calcoli aritmetici. Questa componente è la soggettività o per meglio dire il nostro approccio nei confronti di ciò che ci accade e perché no, di ciò che potrebbe accaderci. Non conta tanto quante cose sono accadute in un giornata, ma cosa rappresentano per noi, il valore che noi attribuiamo ad esse. Quindi anche un solo accadimento positivo può avere la meglio rispetto su più situazioni negative, se noi stessi siamo in grado d'ingrandire l'essenza di quanto di bello ci è capitato e ridurre nello stesso tempo il significato degli altri accadimenti a noi meno congeniali. 


Quindi più che di statistica del buon umore forse sarebbe meglio adottare un approccio più fotografico. "Zoomando" il bello e miniaturizzando ciò che non ci piace. Falsificazione della realtà? No, solo l'adozione di un pratico trucco per il benessere.


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