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venerdì 30 luglio 2010

Musica da viaggio

Manca veramente poco. E' quasi tutto pronto. C'è solo un aspetto (rilevante) ancora da sistemare. Si tratta della musica da ascoltare durante il viaggio.

In questa vacanza i trasferimenti si effettueranno in auto, per me luogo ideale per ascoltare la musica, ma c'è un problema, non ho più il totale controllo della programmazione musicale. Anche in questo i figli hanno preso il sopravvento a tal punto da ritrovarmi il cd delle canzoni della Walt Disney nella custodia dell'ultimo album dei Muse oppure l'intera collezione dello Zecchino d'Oro in quella di Ligabue.

Ma quest'anno c'è un nuovo agguerrito nemico da temere. Si tratta delle canzoni tratte dalla serie televisiva Il mondo di Patty. Se malauguratamente una copia, anche pirata, di quel cd verrà inserita nel lettore dell'auto, posso stare tranquillamente certo che a fatica si riuscirà ad espellerlo direttamente fuori dall'autovettura.

E pensare che ero tentato di raccogliere un po' dei dischi week end che vi ho segnalato nei mesi scorsi e portarli in vacanza con me. Impresa ardua, se non addirittura impossibile a questo punto. Ve lo immaginate un Abbey Road dei Beatles intervallato con i ritornelli di Laura Esquivel (la protagonista di Patty) intonati dai bimbi seduti nelle retrovie. Oppure un assolo di chitarra di Ben Harper solo sulla prima tacca di volume, per non disturbare la prole durante una loro pausa di sonno durante il tragitto?

Quasi quasi rimetto in auto la raccolta di Renato Carosone che ci ha accompagnati durante le vacanze dell'anno scorso, almeno così potremo intonare tutti insieme Tu Vuo' Fa' l'Americano.


giovedì 15 aprile 2010

Chiara Meattelli: London Calling - Parte terza

Photo: partendo da sinistra George, Violeta e Chiara. Insieme sono i "More Bad Times", il progetto musicale antifolk fondato da Former Utopia (George Gargan)

Vai alla seconda parte

ILBETTA: “Quali sono le differenze maggiori di scrivere per una rivista di musica e un giornale quotidiano?

Chiara: "Mi è stato insegnato che quando si scrive un articolo, bisogna sempre pensare a chi poi lo leggerà. Non posso parlare in termini tecnici, tipo quale pedaliera usa Marc Ribot durante uno show, in un quotidiano, bisogna pensare che un lettore lo perdi in tre secondi, il tempo di girare la pagina. Ricordo che la prima recensione di un concerto per un quotidiano l’avevo scritta per “Il Giornale” utilizzando la prima persona, proprio come farebbe qualunque giornalista dell’Independent, del Guardian, Daily Telegraph o il Times, i miei quotidiani di riferimento. Ma il redattore mi aveva ironicamente risposto: “In Italia per scrivere in prima persona su un quotidiano devi essere Montanelli!” Il Rolling Stone invece mantiene ancora forte l’eredità di Hunter S. Thompson - uno dei miei autori preferiti che scriveva anche per il RS americano - il cui stile “gonzo” è tutto basato sulla prima persona, le esperienze e sensazioni personali, per questo adoro scrivere pezzi per loro. Diciamo che bisogna usare un linguaggio differente a seconda della testata e la parte più divertente è mantenere il proprio stile anche quando si scrivono cose diverse e in termini diversi. Uno stile riconoscibile è tutto, in una foto come in un articolo".


ILBETTA: "Ma cosa vuol dire fare giornalismo musicale oggi?"

Chiara: "I grandi motori di un giornalista dovrebbero essere la curiosità e la prontezza, di conseguenza quello musicale dovrebbe essere il primo a scovare nuovi gruppi ed album da sottoporre all’attenzione del lettore. In Italia il giornalismo musicale esiste solo ed esclusivamente sul web e sulle riviste di settore, i quotidiani nazionali si occupano quasi esclusivamente di spettacolo televisivo e simili. Per me giornalismo musicale significa parlare di musica senza dovere necessariamente parlare del reggicalze di chi la canta."


ILBETTA: “Bene ora parliamo un po’ di... musica. Dalla tua postazione privilegiata londinesi, come vedi la situazione artistica e lo scenario musicale italiano?”

Chiara: "A dire il vero non posso vedere molto da qui, non è proprio una posizione privilegiata per capire cosa succede da voi! L’Italia non è certo famosa per esportare musica all’estero, fatta eccezione per i paesi latini e qualche fenomeno popolare come Bocelli, la cui voce farebbe venire l’orticaria acuta a qualsiasi estimatore di lirica. A volte vedo artisti italiani suonare qui a Londra ma si tratta di concerti che fanno per i tanti immigrati italiani a Londra: Afterhours, Vinicio Capossela, Ligabue… se c’erano inglesi si contavano sulle dita di una sola mano. A Milano ho notato un bel fermento di musica indipendente, purtroppo non ho avuto modo di sentire molti artisti fatta eccezione per quelli che conosco a titolo d’amicizia come Dente e i Calibro 35. Loro mi piacciono moltissimo ma sono pronta a giurare che non trovano molto spazio nei giornali, perché la musica conta poco in Italia, dove l’informazione musicale è così spregiudicatamente orientata verso fenomeni di spettacolo come X Factor e simili… che con la musica hanno poco o nulla a che fare".


ILBETTA: “Dai fammi fare uno scoop. Dimmi secondo te quali saranno le novità musicali internazionali che arriveranno presto anche in Italia?”

Chiara: "Beh dipende dove vuoi che arrivino! A livello di mainstream mi aspetto che The Drums, Marina & the Diamonds ed Ellie Goulding diventino famosi. Posso dirti gli album di debutto di nuove bands che mi stanno piacendo molto, un nome su tutti John Grant ma anche Peggy Sue, Lone Wolf, The Irrepressibles, Local Natives... Mentre sia Fionn Reagan che Laura Marling sono appena usciti con un ottimo secondo album e penso che siano due giovani artisti che ci regaleranno belle cose in futuro. Poi ci sono i grandi musicisti che vorrei raggiungessero la notorietà che si meritano anche in Italia, come Eels e Midlake tanto per fare due nomi che mi aspetto di leggere nelle classifiche inglesi dei migliori album del 2010".


ILBETTA: “Ora voglio provocarti. Una Chiara Meattelli live invece, avremo mai il piacere di sentirti suonare dal vivo?”

Chiara: "Che sia un piacere è tutto da vedere! Mi vedrete sbucare in qualche locale di Londra insieme a due musicisti professionisti: George (chitarra, mandolino, basso, voce) e Violeta (violino). Io sarò quella che canta con voce sguagliata e che suona la chitarra alla buona. E che dice sempre qualche cazzata sul palco! La nostra è una band antifolk, un side project di George (Former Utopia) ma abbiamo appena sei canzoni nel nostro repertorio al momento… e se continuiamo così a rilento per averne altre sei ci impiegheremo un altro anno!".


Dopo quasi due ore di chiacchierata con Chiara fuori ha smesso di piovere e un timido sole cerca di farsi spazio tra le poche nuvole rimaste. Sarà un segno anche questo, come lo è sicuramente quello che ha portato Chiara a realizzare un sogno. Non so ancora se Chiara è completamente soddisfatta di quello che sta facendo, però è un piacere sentirsi dire “… quando prima di dormire ripenso alla giornata appena vissuta e mi sento felice perché sento di fare la vita che ho sempre sognato…”. Certamente è una frase che tutti vorremmo avere il piacere di dire.

lunedì 9 febbraio 2009

Happy Hour

Happy Hour è un termine che mi è sempre piaciuto, se non fosse però limitato alla possibilità di bere di più a metà prezzo.

Proviamo a trasportare ora il concetto alla nostra vita. Quali sono le nostre ore felici nell’arco della giornata? Cos’è che ci rende felici? Quante volte ci accade di essere felici e soprattutto di accorgerci di esserlo?

Non è che siamo talmente tanto anestetizzati dalla routine quotidiana che invece di vivere la giornata cerchiamo di sopravvivere ad essa?

Ecco che allora ho provato a fare questo esercizio. Ho cercato di individuare almeno dieci cose che fossero rappresentative del mio Happy Hour. Per rendere più difficile la cosa ho escluso da questa selezione persone e/o affetti a me cari. Moglie/figli/madre per una volta li ho messi da parte e mi sono focalizzato su cose e aspetti sicuramente molto più piccoli, che però sono in grado di regalarmi un pizzico di felicità.

In ordine puramente cronologico e non d’importanza, ecco cosa ne è venuto fuori:
- lo yogurt cremoso dove faccio affondare i corn flakes
- “strappare” scorci di lettura dai giornali degli altri sui mezzi pubblici
- cantare in macchina una canzone alla radio senza conoscerne il testo
- il paesaggio delle campagne che mi accompagna andando al lavoro
- la tappa intermedia per il caffè prima di giungere sul posto di lavoro
- incrociare uno sguardo sorridente di un collega
- l’aria frizzante che respiro uscendo dall’ufficio
- l’automobilista che all’incrocio mi lascia passare permettendomi di immettermi in carreggiata
- il tramonto sulla laguna

E per voi quali sono i vostri piccoli momenti che vi fanno pensare che sia un Happy Hour?