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martedì 28 febbraio 2012

Sono le persone che fanno la differenza

Come sempre. In qualunque contesto. In qualsiasi periodo. In qualsivoglia struttura, sia essa aziendale, sia essa sociale. Capacità che emergono e che vanno a sconfinare, dando luce e lustro a ciò che rappresentano. Persone capaci che riescono ad illuminare anche l'ambiente più apatico. Sono loro i trascinatori di un movimento basato sul fare. Competenze che si mischiano con i loro caratteri. Personalità che amplificano le loro potenzialità. 


Sono queste le eccezioni che confermano l'errore che sta dietro allo generalizzare. Sono queste le realtà che fanno sperare in un mondo migliore. Sono queste le storie che innescano un meccanismo virtuoso d'imitazione.


Nessuna omologazione può essere così forte da offuscare tali persone. Tutte le diversità appaiono nel loro splendore di fronte a codesti comportamenti. Comportamenti naturali, privi di finzione, guidati da un unico spirito, quello del dare senza la preoccupazione di ricevere.


Sono le persone che fanno la differenza. Quella differenza che permette di evolvere.

martedì 29 novembre 2011

Perché l'uomo è un pericolo al volante

Ogni promessa è debito. Dopo aver parlato della lei, oggi metteremo a fuoco i motivi per i quali un uomo è un pericolo al volante.


Partiamo subito con il primo punto, lo spirito di competizione. Li vedi affiancati al semaforo. Fermi. Imperturbabili. Con lo sguardo fisso sul semaforo e i piedi reattivi tra la frizione e l'acceleratore. Manca solo il giudice con la bandiera a scacchi e poi potrebbe essere una gara in tutto per tutto. Perché l'importante, è scattare per primi quando arriva il verde. Magari anche dando qualche metro "all'avversario", che inviperito, lo si vede allontanarsi dallo specchietto retrovisore. 


Seconda cosa, il pensiero. Sì perché vantandosi delle loro capacità automobilistiche, la loro completa sicurezza, gli permette di poter pensare ad altro mentre guidano. Il collega insopportabile. La collega simpatica. Il dopo ufficio. La partitella a calcetto. L'aperitivo con gli amici. La serata desiderata. E intanto mentre i pensieri sovraccaricano il cervello, l'attenzione si allenta sulla guida.


Ma infine il pericolo più grande arriva dall'esterno. Ecco che vengono rapiti dall'ultima mega affissione di Intimissimi o di Silvian Heach (di quest'ultima per chi non ricordasse l'immagine un invito a gugolare). E' qui che la tragedia si compie. Teste di apparenti uomini distinti che sfidando le forze muscolari dell'anatomia umana, nel tentativo di seguire l'immagine dall'avanzare fino al suo completo defilarsi. Ed è in quel preciso istante che il capo maschile si trova rivolto all'indietro in una posizione da retromarcia, con l'autovettura però che avanza.


Per concludere, diffidate dell'uomo con il cappello. In questo caso l'eccessiva prudenza potrebbe essere letale.


Vroom vroom.

lunedì 7 febbraio 2011

Mi faccia ridere

Piccolo teatro di quartiere. Sul palco un attore comico locale. In platea una presenza eterogenea quantificabile in una quarantina di persone.


Zelig e Colorado Cafè qui sono solo delle trasmissioni televisive. I comici che vi partecipano gente della televisione. Qui non ci sono ne telecamere, ne grandi nomi e nemmeno tanti riflettori accesi.


Nonostante ciò, si sentono delle risate. Tante. Diverse. Contagiose. Ad innescarle l'uomo che sta lassù. Cinquant'anni circa, ferroviere di professione, comico per passione. 
Le sue parole, i suoi gesti, i suoi movimenti effettivamente dispensano in modo spontaneo una piacevole allegria.


Brevi monologhi. Battute semplici. Riferimenti nostrani. Pura comicità e tutta farina del suo sacco. Senza voler imitare nessuno, ma nella piena consapevolezza di essere in grado di strappare un sorriso.


Umiltà, ma allo stesso tempo molta professionalità.


Al termine della serata, mi avvicino e gli chiedo come faccia a scrivere ed esporre questi allegri testi. Lui quasi incredulo alla mia domanda, gentilmente mi spiega che è una cosa naturale. Faceva ridere da bambino i suoi compagni di classe. Ha sempre fatto ridere i suoi colleghi di lavoro. "E' quasi una missione", mi dice sorridendo. "Quando vedo la gente ridere io sto bene", conclude.


Mentre mi allontano viene raggiunto dalla sua famiglia. Moglie e tre figli. Come si comportava sul palco, così è con loro. Certo non ci sono le battute, ma si capisce dall'atteggiamento la felicità che trasmette.


Bravo! Un vero talento, anche perché non dev'essere facile salire sul palco e riuscire a far trascorrere un'ora di allegria al pubblico.


E pensare che, io dimentico sistematicamente i finali delle barzellette. A proposito la sapete quella... .

lunedì 6 luglio 2009

Semplicemente Geniale

E pensare che appena me lo presentano lo scambio per uno "studentello" universitario. Alto, moro, lineamenti giovanili, simpatico e tremendamente gentile. Quasi un nobile cavaliere d'altri tempi.

Poi inizio a parlarci insieme e con la sua semplicità di fare mi racconta di sé. Piano piano scopro che universitario lo è, ma non studente. E' docente e ricercatore.
Sempre con la sua innocenza d'animo e senza mai lodarsi mi racconta dei suoi corsi sulla bioinformatica, sui suoi studi sul DNA e soprattutto della passione che mette in quello che fa.

Poi mi parla delle problematiche, delle difficoltà, delle delusioni e non ultimo della tentazione di lasciare il nostro Paese. Perché alla fine lui è proprio uno di quelli. Uno dei nostri tesori che forse perderemo. Un potenziale nuovo cervello in fuga.

L'incontro è affascinante. Sentire tanta intelligenza coniugata a tale umiltà d'essere è emozionante.

Poi torno a casa accendo la TV e dopo un servizio sull'attuale stato della politica modello Bagaglino, parte un reportage su fantomatici VIP a Porto Cervo.
Chiudo gli occhi e ripenso all'incontro appena fatto. Non può essere stato solo un sogno, un'apparizione. Almeno voglio crederci.


giovedì 11 giugno 2009

Sbagliando s'impara


Nei giorni scorsi leggendo un articolo che parlava della rivalutazione dell'errore, mi sono soffermato su qual è la mia visione su questo tema.

Effettivamente la nostra società non è molto accondiscendente con chi sbaglia. Chi commette un errore viene subito additato come incompetente e incapace. Basti pensare all'approccio accusatorio che si ha spesso nei confronti dei bambini dopo che hanno commesso un errore. Spesso è un'aggressione verbale vera e propria con delle notevoli ripercussioni psicologiche. - Hai visto cosa hai fatto? Te l'avevo detto che non si faceva in questo modo? Ed ora cosa facciamo! -

Mentre è dalla riesamina dell'errore che il bambino dovrebbe capire dove ha sbagliato per poi ripetere l'azione in maniera corretta. Occorre un atteggiamento di stimolo e di incoraggiamento a riprovare a fare una determinata cosa e non l'intimidazione a bloccare questo naturale processo di crescita conoscitiva.

Questo vale in tutte le cose. Dall'ambito lavorativo alle praticata sportiva del fine settimana. E per tutte le età. D'altronde sbagliando s'impara!

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