martedì 29 novembre 2011

Perché l'uomo è un pericolo al volante

Ogni promessa è debito. Dopo aver parlato della lei, oggi metteremo a fuoco i motivi per i quali un uomo è un pericolo al volante.


Partiamo subito con il primo punto, lo spirito di competizione. Li vedi affiancati al semaforo. Fermi. Imperturbabili. Con lo sguardo fisso sul semaforo e i piedi reattivi tra la frizione e l'acceleratore. Manca solo il giudice con la bandiera a scacchi e poi potrebbe essere una gara in tutto per tutto. Perché l'importante, è scattare per primi quando arriva il verde. Magari anche dando qualche metro "all'avversario", che inviperito, lo si vede allontanarsi dallo specchietto retrovisore. 


Seconda cosa, il pensiero. Sì perché vantandosi delle loro capacità automobilistiche, la loro completa sicurezza, gli permette di poter pensare ad altro mentre guidano. Il collega insopportabile. La collega simpatica. Il dopo ufficio. La partitella a calcetto. L'aperitivo con gli amici. La serata desiderata. E intanto mentre i pensieri sovraccaricano il cervello, l'attenzione si allenta sulla guida.


Ma infine il pericolo più grande arriva dall'esterno. Ecco che vengono rapiti dall'ultima mega affissione di Intimissimi o di Silvian Heach (di quest'ultima per chi non ricordasse l'immagine un invito a gugolare). E' qui che la tragedia si compie. Teste di apparenti uomini distinti che sfidando le forze muscolari dell'anatomia umana, nel tentativo di seguire l'immagine dall'avanzare fino al suo completo defilarsi. Ed è in quel preciso istante che il capo maschile si trova rivolto all'indietro in una posizione da retromarcia, con l'autovettura però che avanza.


Per concludere, diffidate dell'uomo con il cappello. In questo caso l'eccessiva prudenza potrebbe essere letale.


Vroom vroom.

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