
Dopo queste sintetiche parole, il gelo nel volto dei viaggiatori.
Un gelo immediatamente rotto da una serie di domande prive di risposta e una gamma d’improperi senza un destinatario.
Alcuni iniziano a studiare rotte alternative per circumnavigare l’area bloccata in questione e giungere alle spalle della meta agognata. Altri nervosamente solcano su e giù per il treno, gridando “Questa è l’Italia!”. Quattro facinorosi cercano di mettere all’angolo il capo treno nella speranza che risolvi una situazione, della quale lui stesso è vittima. Un gruppo di turisti stranieri, non capisce cosa sta succedendo, immaginano che si tratti di una sosta tecnica come accade negli aeroporti per gli aerei. I più zen, lasciano scivolar via lo sconforto e s’immergono nella lettura dei loro libri.
Dopo poco più di mezz’ora, le porte si richiudono. Il treno ha un sussulto e timidamente riprende la sua corsa. Negli sguardi dei passeggeri ritorna a brillare una speranza.
Più che un viaggio di pendolari, sembra il cammino su treni a vapore di una simpatica brigata di cercatori d’oro nell’America di metà '800.
In sottofondo si torna a sentire il regolare sfogliare dei giornali, il suono soffocato del lettore MP3 del vicino e il chiacchierio normalizzato delle persone.
Gli ostaggi sono stati liberati. Non si può che gioire e dimenticare l’accaduto, fino al prossimo viaggio. Tra qualche ora mi aspetta il ritorno.
Biglietti prego!