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mercoledì 15 dicembre 2010

Il Governo ideale

Immagino un luogo dove i più alti esponenti del sapere s'incontrano. Sono stati nominati da un popolo che in loro hanno visto l'eccellenza. Arrivano da estrazioni professionali e culturali diverse, ma hanno una capacità intellettiva fuori dal comune.


Dialogano e si confrontano tra loro sui temi più disparati. Sanità, economia, religione, ambiente, giustizia, istruzione e molto altro ancora. Su alcune problematiche specifiche, loro stessi convocano i maggiori esperti del campo. In questo modo riescono ad unire il pensiero alla pratica. Ad ogni problema trovano la migliore soluzione concretamente realizzabile.


Al termine di ogni incontro ringraziano la popolazione che gli ha nominati e ritornano a studiare, a fare ricerca, a lavorare e a vivere tra la gente. Questo perché sanno che è fondamentale per loro mantenersi aggiornati e anticipare le eventuali problematiche quotidiane stando a contatto con le altre persone. Inoltre sanno che per loro sarebbe impossibile dare le corrette indicazioni di governo di un paese, vivendo in una modalità diversa da quella dei loro concittadini.


Per loro è un onore poter far parte di un governo come questo. E' la massima onorificenza che possono ottenere. Possono mettere a disposizione di tutti le loro capacità. Anni e anni di lavoro e studio premiati in questo modo. Ridono con un po' imbarazzati quando leggono che molto tempo addietro venivano pagati i loro predecessori. Oggi sarebbe quasi un affronto pensare di ricevere qualunque forma di retribuzione da coloro che hanno avuto la lungimiranza di nominarli.


Questo è quello che immagino. Poi c'è quello che vedo, ma questo è meno interessante.

martedì 14 settembre 2010

Buongiorno Signora Maestra - Introduzione

Un nuovo anno scolastico è appena iniziato. Problematiche vecchie e nuove sono presenti all’appello. Tra riforme, agitazioni sindacali e malfunzionamenti oggettivi, si continua a discutere. Intanto il tempo trascorre e la scuola che dovrebbe rappresentare le fondamenta per una ripresa umana ed economica, perde sempre più valore. Cultura alla base di un Paese civile. Cultura alla base di un Paese moderno. Cultura per innovare. Cultura per rispettare. Ma questi appaiono solo concetti altisonanti per una politica di mediocre visione.

Dicono che abbiano già rovinato l’Università. Delle scuole superiori non ne parliamo. Delle medie inferiori è già stato detto. La scuola elementare sembra la prossima vittima sacrificale. Ma in tutto questo scenario apocalittico ci sarà pur qualcosa da salvare. Ci sarà un punto zero da dove ricominciare. Eccoci allora a verificare con mano la scuola per l'infanzia. Lo facciamo con l’ausilio di due insegnanti. Sentiremo le loro esperienze. Cercheremo di capire se il seme dal quale far germogliare una nuova scuola, si celi forse proprio sul gradino più basso dell’apprendimento scolastico.

Una volta lo chiamavano asilo. Ora potremmo chiamarla pre-elementare. Questo per il grado di preparazione del corpo insegnante. Questo per gli stimoli trasmessi ai giovani bambini.


Segue


giovedì 4 marzo 2010

E intanto fuori piove


Certamente un altro passo avanti è stato fatto, ma non ci siamo ancora.
E' come se avessimo tutti i tasselli di un puzzle, però rivolti all'ingiù, in modo tale da non permetterci di identificare qual è l'immagine che dobbiamo andare a ricomporre.

Eppure deve esserci il modo di partire, di dare concretezza all'idea.
Sulla fattibilità del progetto non ho dubbi. Sulle persone da coinvolgere meno che meno. Loro ancora non lo sanno, ma fanno già parte della squadra. Anche oggi dopo l'incontro con uno di loro, avevo ben chiaro che era la persona giusta da aggregare. Un passionario con competenza, d'altronde è questo quello che li contraddistingue, che ci contraddistingue.

Eravamo piuttosto ben allineati su tutto. Purtroppo anche su quale possa essere l'elemento che non ci permette di avere completamente
chiaro lo scenario e blocchi la nostra partenza: la politica. Nel momento stesso che abbiamo esclamato questo termine ci siamo fermati di parlare. Non ce n'era più bisogno.

In questo preciso momento sto guardando fuori dalla finestra, ripensando al progetto. Non può essere che la forza di un'idea si fermi di fronte a una così inconsistente problematica. Continuo a pensare e intanto fuori piove.


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