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venerdì 23 marzo 2012

Disco Week End: Santana - Abraxas

Tutto è iniziato con quel battito. Il cameriere ci aveva appena lasciato sul tavolo i bicchieri ed andandosene iniziava a picchiettare sul fondo di quel vassoio oramai vuoto. L'attacco era inequivocabilmente quello. A nulla era valsa la musica che usciva dalle casse degli altolparlanti distribuiti per il locale. Oye Como Va era andata in loop nella mia mente. Addirittura ad un certo punto, chiusi gli occhi, mi sembrava proprio di essere su qualche spiaggia caraibica ad assistere dal vivo ad una sua esibizione. L'acqua che stavo sorseggiando si era trasformata in un mojoto e il sole inizialmente timido, iniziava a farsi sentire seriamente. Vedevo le sue mani scorrere rapidamente tra le corde della sua chitarra. Dovetti interrompere quel sogno quando il mio di battito sul tavolino, stava per rovesciare quanto presente.


Tornato a casa però il concerto è ricominciato. Ho preso Abraxas, il disco dove sapevo che era contenuta quella canzone e il suono ha ricominciato a riprendere il suo naturale ritmo. 


Il merito di tutto ciò è suo: Carlos Santana.


Ditemi voi oye como va?




mercoledì 14 dicembre 2011

Swing & Reggae

Ho due amori musicali. Il primo è qualcosa di viscerale. Diciamo che se dovessi scegliere la colonna sonora della mia vita, sceglierei proprio quello. E' questione di ritmo. E' questione di come s'intravede la vita. Di come s'intende viverla.


Il secondo e il reggae, con la sue declinazioni ska. E qui è il sincopato che prende il sopravvento con tutte quelle battute in levare, come a voler anticipare cosa sta succedendo. Quello che si vuole fare. Agire quel millesimo di secondo prima che il destino agisca su di te.


Sono due generi non tanto lontani tra di loro. Magari sono stati distanziati artificiosamente da etichette limitative nel definire un genere, ma le assonanze non sono così diverse. Se poi capita, come è capitato a me ieri sera di assistere ad un live, dove il gruppo riesce con una straordinaria naturalezza passare dallo swing al reggae, passando per il blues... il cerchio perfettamente si chiude.


Mrc Blues Band questo è il loro nome. Prossimamente mi auguro che ci sia occasione di parlarne in maniera più approfondita. Per il momento fidatevi di quanto le mie orecchie hanno sentito, le gambe abbiano ballato e le mani abbiano applaudito.


E come diceva Marco Tullio Cicerone, ricordatevi che una vita senza musica è come un corpo senz'anima. Parola di mecenate.

lunedì 27 giugno 2011

Il suono delle origini

L'assonanza con il cuore c'è. Quel ritmo cadenzato che dà la vita. Che è vita. Non importa che sia un tamburo, delle congas o una batteria. Ciò che conta invece è il ritmo che ne fuoriesce. 


E' il suono delle origini. Quel suono che non permette alle gambe di rimanere ferme. Ad ogni battito un impulso energetico. Ad ogni colpo uno scuotimento dell'anima. Ad ogni pausa un respiro profondo. Per poi ricominciare. Ed infine a fatica smettere. D'altronde chi vorrebbe interrompere un flusso vitale?


E' un suono di festa. Antico, forse per questo così vicino alle tradizioni. Moderno, forse anche per questo così vicino al nostro presente. Comunque sia è il suono. Basta far cadere una mano sul palmo dell'altra per averne un'idea.


Accelerando prima. Rallentando dopo. Fermandosi d'improvviso alla fine. E' così che una sequenza di battiti delle mani ricrea alla perfezione ciò che parte da dentro di noi. Se a ciò aggiungiamo un gruppo di persone, di tutte le età, ognuno con uno strumento a percussione da suonare, lo spettacolo è garantito.


Uno spettacolo per chi esegue queste sequenze ritmiche. Uno spettacolo per chi ascolta questi suoni pulsanti.


Prendi il tempo!

mercoledì 5 maggio 2010

Concerto in gocce

Lasciamo stare se queste giornate grigie non sono consone con i colori (e il calore) di un maggio primaverile. Cosa si può salvare di un martedì così uggioso? La risposta sta proprio nella pioggia o meglio nel suono prodotto da codesta perturbazione.

E' sera, per l'esattezza sono le 22.30. In casa regna il silenzio. Televisione spenta, addirittura credo non sia mai stata accesa. Il resto della famiglia a letto e voi, dopo che vi siete rassicurati che tutto sia apposto, luci spente, ultimo sguardo nella cameretta dei bimbi, porte e finestre chiuse, vi adagiate lentamente sul cuscino.

E' proprio in quel preciso istante che ha inizio il gran concerto della pioggia. L'acqua che scorre giù dalla grondaia fa da grancassa. Le gocce che battono sulla persiana della finestra sembrano suonare le timbales. Il fruscio provocato dalle autovetture sulle pozzanghere presenti sull'asfalto, un inconfondibile suono di xilofono. Il tutto perfettamente amalgamato nel ritmo della sveglia appoggiata sul comodino, che fa da metronomo.

I primi dieci minuti sono una bellissima sinfonia. Arrivati al ventesimo minuto subentra un po' di stanchezza, non tanto nei naturali suonatori, ma nell'ascoltatore. Dopo mezz'ora sarebbe richiesta una pausa. Allo scadere del primo tempo regolamentare è doverosa una sospensione. Alle 23.30 in punto si implora il cielo che smetta con il supplizio. Cinque minuti prima della mezzanotte si tolgono le batterie alla sveglia nella speranza che eliminato lo strumento che dà la scansione ritmica, i concertisti smettano di suonare. Quaranta minuti dopo l'ora del previsto rientro a casa di Cenerentola, si affonda la testa sotto il cuscino per attutire il suono e confidare di essere rapiti dal sonno. All'una e 35 circa (citazione voluta ndr), presi dal più completo sconforto si torna in salotto, si accende il portatile e si inizia a scrivere questo post.

Questa notte avrò dormito poco, ma spero almeno di avervi strappato un sorriso.

P.S. Per la cronaca sono le 2.20 e continua a piovere.
P.S.2 Visto che nel post ho citato un disco di Vinicio Capossela, vi lascio all'ascolto di una sua canzone sul tema dal titolo Nella pioggia, non fa parte dell'album All'una e 35 circa, bensì di Canzoni a manovella, ma merita l'ascolto :)


mercoledì 29 aprile 2009

Con il naso all'insù


A guardare le nuvole. Per capire dove stanno andando. Per interpretarne le forme. Un vento caldo accompagna questo gregge celeste, mentre fa sbattere intensamente le onde del mare sugli scogli.

E' un lusso quello che mi sto permettendo. Quello di perdere del tempo, con il naso all'insù per seguire questo viaggio un po' etereo e molto romantico.
Non siamo più abituati a concederci queste pause. Liberi da impegni. A fermarci per guardare quello che ci accade attorno.
La nostra è una rincorsa continua. Siamo talmente di fretta che se passiamo davanti allo specchio, facciamo fatica a riconoscerci.

Mentre le nuvole continuano il loro spostamento, nel tentativo discreto di attirare la nostra attenzione, di richiamarci all'ordine. Un richiamo che ci permetta si svegliarci da questo frenetico stile di vita e ritarare l'orologio della nostra esistenza.

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