Sono stanco. Prima di coricarmi mi affaccio, come ogni sera, nella stanza dei bimbi. Li guardo nella penombra. Ascolto il loro respiro. Cerco di captarne i pensieri. Ne catturo solo una sensazione: l'innocenza.
Non si tratta solo di retorica. Non è solo un dibattito inconcludente sulla questione morale. La posta in gioco è molto di più. Onestà, che parolone. Un termine semplice da dire, tremendamente difficile da impersonificare.
Qualche settimana fa ho pure dovuto sostenere un acceso confronto tra la mia visione speranzosa di un mondo migliore e chi forse, non cinicamente, ma solo più concretamente di me, non vede rimedio alle ingiustizie nella nostra esistenza. "Quando tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole".
Non può essere così. Non deve essere così. Sono per i lieti fini. Per una giustizia che fa il suo giusto corso. Per l'essenza positiva del genere umano. Però, sono un po' confuso. Sarà colpa della stanchezza di questa giornata che sta volgendo a termine. Sarà.
Mi adagio sul letto e spengo la luce. Inizio a sognare, con la speranza che tutto ciò non rimanga solo tale.