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martedì 19 gennaio 2010

Confusione

Ore 23.20. Si è appena conclusa la fiction Lo scandalo della Banca Romana. Tra qualche istante inizia la puntata di Porta a Porta dedicata alla "beatificazione" o meno di Craxi.

Sono stanco. Prima di coricarmi mi affaccio, come ogni sera, nella stanza dei bimbi. Li guardo nella penombra. Ascolto il loro respiro. Cerco di captarne i pensieri. Ne catturo solo una sensazione: l'innocenza.

Non si tratta solo di retorica. Non è solo un dibattito inconcludente sulla questione morale. La posta in gioco è molto di più. Onestà, che parolone. Un termine semplice da dire, tremendamente difficile da impersonificare.

Qualche settimana fa ho pure dovuto sostenere un acceso confronto tra la mia visione speranzosa di un mondo migliore e chi forse, non cinicamente, ma solo più concretamente di me, non vede rimedio alle ingiustizie nella nostra esistenza. "Quando tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole".

Non può essere così. Non deve essere così. Sono per i lieti fini. Per una giustizia che fa il suo giusto corso. Per l'essenza positiva del genere umano. Però, sono un po' confuso. Sarà colpa della stanchezza di questa giornata che sta volgendo a termine. Sarà.

Mi adagio sul letto e spengo la luce. Inizio a sognare, con la speranza che tutto ciò non rimanga solo tale.

mercoledì 17 giugno 2009

La Mia Africa


Ieri sera mi è successo una cosa strana. Al confine tra favola, sogno, realtà e finzione, mi sono ritrovato a dover descrivere a mio figlio un continente dove non sono mai stato: l'Africa.

E' stato per me un esercizio affascinante e dalle emozioni più disparate.
Ilarità e divertimento prendendo spunto da cartoons come Il Re Leone, Madagascar passando per Tarzan.
Curiosità e attenzione dall'apprendimento scolastico e dalla biblioteca documentaristica di programmi come Superquark e canali come il National Geographic.
Imbarazzo e difficoltà nel trovare risposte di fronte a domande legate ai perché i bambini in Africa sono poveri e non hanno cibo per sfamarsi.

Ancora una volta
è stata necessaria la fantasia di un bambino per accendere la mia. Ancora una volta è servita la curiosità di un bambino per ripescare nozioni geografiche spesso dimenticate e ancora una volta, è bastata l'innocenza di un bambino per mettere a nudo le assurdità del nostro mondo. Ancora una volta.

Photo Credits

martedì 31 marzo 2009

Domande (im)pertinenti


Sto vivendo la stagione dei "perché?" e di tutte quelle domande fatte dalla profonda innocenza dei bambini.

E' straordinario come possano con una semplice richiesta informativa minare delle nostre presunte certezze o farci riflettere su aspetti che avevamo distrattamente messo nel dimenticatoio della nostra memoria.

La lista delle domande è lunga ed articolata, ma le tematiche alla fine sono semplici ed essenziali. Nascere, vivere e morire. Cos'è bene e cos'è male. Le ingiustizie e le indiscriminazioni. Il perché di certe scelte, di determinate azioni.

Con la loro vocina e una grammatica imperfetta, ci spiazzano, ci mettono nella difficoltà di rispondere a questioni per le quali spesso nemmeno noi abbiamo la giusta risposta oppure non siamo in grado di motivarla.

Semplici parole, ma profonde riflessioni.

Photo Credits

lunedì 22 dicembre 2008

Natalino

Ovvero il Natale visto con gli occhi di un bambino.

Le luci. Quante luci. Quelle appese nelle piazze, tra le vie, che illuminano i cuori pulsanti di piccole comunità paesane. Dove i bimbi devono puntare il loro sguardo in alto come fossero nell’attesa dell’apparire di stelle cadenti.

Quelle che addobbano gli alberi e danno vita a pirotecnici giochi di luci che si riflettono nella translucenza delle palline rosse, bianche e blu. Addobbi che non si possono toccare, ma che tanto fanno sognare.
Quelle che animano il presepe. Che tracciano il sentiero per i pastori. Che danno calore alla capanna e intimità alle abitazioni.

E poi c’è Babbo Natale. Non uno, ma cento, migliaia. Di dimensioni varie. Quelli che si arrampicano sui balconi. Quelli all’esterno dei negozi, come angeli custodi.

I regali. I pacchetti regalo. Colorati, luccicanti, con nastri e biglietti. Lì, sotto l’albero, pronti per essere scartati e portare allegria e divertimento.

C’è una chiesa. Tanta gente. Un coro, ma soprattutto i loro occhi vedono quello che spesso noi non vediamo più. La nascita della vita. La speranza e la gioia.

Ora gli occhi si chiudono, è tardi. Ma loro continuano a vedere.

Buon Natale!