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lunedì 2 aprile 2012

Le città di mare

E' ascoltandolo che ti accorgi del suo respiro. Guardandolo ne ammiri l'infinità. Anche solo immergendovi una mano, la sensazione è quella che mai più ne potrai fare a meno. E' il mare. Quel mare che convive in alcune città. Rendendole diverse. Uniche. Quel mare che con le sue acque influenza i suoi abitanti. Dispensa pensieri. Distribuisce riflessioni. In alcuni casi arriva a fornire risposte, anche se sono sempre di più gli interrogativi posti.


Chi è nato in una città di mare non se ne può allontanare. Chi ci si è trovato a vivere, ringrazia ancora quel giorno per il felice incontro. Chi l'ha dovuto abbandonare, ne porta ancora un malinconico ricordo.


Nemmeno le stagioni ne possono placare il fascino. Anzi ne amplificano le virtù. La vitalità del caldo. La poesia del freddo. Elementi differenti che si alternano. Si intrecciano tra loro, fino a contagiare l'espressività naturale delle persone. Rimarcando le gioie. Sottolineando le tristezze. 


Comunque sia è nel movimento delle sue acque, in quei passaggi dalla tranquillità al movimento energico e viceversa, è proprio in questi passaggi, che il mare sembra assumere delle vere e proprie sembianze umane. O l'uomo assomigliare a lui.

giovedì 15 settembre 2011

Ricordi d'estate - parte prima

A pochi chilometri dal mare. Ad un passo dalla serenità. Tutto attorno colline. Al centro se stessi. Avrebbe dovuto essere una tappa di avvicinamento. E' stato molto di più. La possibilità di rigenerarsi. L'opportunità di conoscere. Luoghi, certamente. Persone, assolutamente.


Dicono che le Marche siano tante cose. Diverse. Non confrontabili. Questa area del Piceno ne è una conferma. Lo sono i suoi borghi. Montefiore dell'Aso, ma non solo. Lo sono le sue terre. Grandi distese dalle colorazioni diverse.


Ma la differenza, ancora una volta, la fa il fattore umano. Chi ci ospita. Chi incontriamo. Ed ecco che c'è una lei premurosa, in grado di farti sentire bene. Non un intruso. Una lei attenta, sensibile, che ascolta più che fare domande. Una lei degna padrona di casa. Nei modi. Nell'essere. 
C'è un lui con il quale condividere. Parlare. Discutere. Riflettere. E' l'operatività. Organizza senza farti pesare la cosa. Ti lascia libero di fare, senza farti sentire isolato.
C'è pure una figlia, ma di lei dovrete aspettare gli scritti dei miei posteri. 


E' una famiglia. Si comportano nello stesso modo in cui vorrebbero si comportassero gli altri con loro. Piccola sfumatura. Immensa differenza.


Se da loro si ha la fortuna d'incontrare altri ospiti, i quali ti sembrano amici da sempre, con i quali ridi e sorridi come non mai, con cui ti verrebbe voglia di continuare il viaggio, tutto ciò completa una situazione di per sé già idilliaca.


Comunque alla fine c'è un elemento che ti dice se ti sei trovato bene in un posto. Molto bene. Si chiama nostalgia. Voglia di ritornarci.


Tutto ciò è accaduto qui. Non è detto che non si possa ripetere.

martedì 26 ottobre 2010

Alberto Di Stefano - Il giro del mondo in barca-stop - Parte prima

"La nostra rotta era sempre per Ovest, nelle lunghe attraversate bastava seguire il tramonto..." - Alberto Di Stefano 

Spesso in questo blog abbiamo parlato di cambiamento. Di nuovi stili di vita. Di un riappropriarsi della propria esistenza.

Molti degli incontri che abbiamo fatto sono dei viaggi. Alcuni con delle mete fisiche precise e lontane. Altri apparentemente più vicini, nel profondo di se stessi.

Quello di oggi è un viaggio ancor più particolare. Complice la passione per il mare e la voglia di concedersi una pausa. Voglia di avventura. Voglia di libertà. Nella consapevolezza però, che tutto ciò avrà un inizio, ma pure una fine. Ecco un altro elemento di differenziazione.  Una parentesi di un anno. Un periodo di tempo limitato per immergersi in una nuova dimensione, ma per poi ritornare con i piedi a terra. In tutti i sensi.

Il protagonista di questa storia ha un nome: Alberto Di Stefano. Ha pure un lavoro (in ambito finanza) e pure gli piace. Certo quello che fa non è certo la sua passione, però è funzionale come mi illustra dettagliatamente Alberto nella sua categorizzazione del lavoro.

Sai secondo me ci sono due tipi di lavoro. Quelli che si possono considerare delle passioni… e senza entrare nell’arte, pensa ad un medico che salva i propri pazienti oppure ad un ingegnere che progetta e costruisce un ponte. Poi ci sono quelli, come il mio, come quelli della maggior parte delle persone che presentano aspetti dei quali si farebbe volentieri a meno, che ti fanno qualche volta odiare il lunedì, che però presentano dei vantaggi oggettivi che ti permettono di fare altre cose.

Siamo a gennaio del 2005 quando Alberto prende il largo. Inizialmente doveva essere un anno sabbatico con l’obiettivo dell’attraversamento dell’Atlantico in barca a vela. In teoria raggiunti i Caraibi sarebbe dovuto scendere per continuare il viaggio con altri mezzi. Se non fosse che, arrivato in questo primo paradiso, si accorge di una cosa che gli cambierà radicalmente la sua modalità di spostamento. Ci sono molte persone che sarebbero contente di ospitarlo sulle proprie imbarcazioni per continuare il proprio viaggio.



martedì 21 settembre 2010

Barnaba Ungaro: storia di una persona - Parte prima

La storia è fatta di persone e di personaggi. L’incontro che vi sto per raccontare oggi rientra a tutti gli effetti nella prima categoria. E’ l’incontro con un essere reale. Un uomo costituito da interessi, passioni e pronto al confronto. Un uomo che ha una sua personalità. Pregi e difetti compresi. Un uomo che non ha bisogno di stereotipi e di modelli. Questa è la storia di un uomo libero.

E’ libero perché non ha bisogno di fingere. Non ha bisogno di filtri per modificare l’intensità della sua anima. Non potrebbe fare la pubblicità per nessun brand. Lui è testimonial di se stesso. Lui è Barnaba Ungaro.

Per capire tutto ciò non ci vuole molto. Basta vederlo arrivare all’incontro. In sella alla sua graziella, in pantaloncino corto e t-shirt, ma soprattutto con un grande sorriso.

Sono le undici qui al Lido di Venezia e nella frenesia dei giorni della Mostra del Cinema, troviamo un angolo di tranquillità per bere un caffè e chiacchierare un po’ insieme.

E’ strano intervistare un giornalista. Ho sempre paura di essere un po’ sotto esame. Ma con Barnaba non c’è questo pericolo. E’ proprio lui a togliermi da ogni eventuale situazione di disagio, complimentandosi per il lavoro che sto facendo con Il Mecenate d’Anime.

Tra le ultime letture che sto facendo con Carofiglio e Gilberto Squizzato, ho letto anche alcune delle interviste che hai realizzato e devo dire che riesci a cogliere l’essenza delle persone che incontri” – mi dice prima di parlare delle sue passioni. Passioni nelle quali rientra a pieno titolo la lettura. “Per me leggere ha un suo preciso momento. Leggere è prima di andare a letto, ma non per addormentarmi, ma per viaggiare con la testa. Pensare. Analizzare”.

Ed è proprio per questa funzione che innesca piacevolmente il pensiero, che Barnaba ama anche il mare. “Un elemento naturale che trasmette tranquillità e permette di pensare” – così lo descrive passando la mano nell’aria a riprodurre il movimento delle onde.


Continua domani


lunedì 20 settembre 2010

Un nuovo incontro

Questa settimana riprendiamo gli incontri con Il Mecenate d'Anime dopo la pausa estiva. Vi anticipo che ci sono tutti i presupposti per una nuova ed interessante scoperta.

Simpatia. Amore per la radio. Mare come elemento inscindibile. Passione per lo sport.
Se a questi elementi aggiungiamo che si tratta di una Persona con la "P" maiuscola, diciamo che avete dei buoni motivi per tornare e scoprire di chi si tratta.

Non è stato difficile scovarlo. Basta incontrarlo anche una sola volta per capire di chi si tratta. Già, perché a differenze di tanti, lui è quello che è. Non ci sono maschere da abbassare o parole da interpretare.

Non vado oltre se non per dirvi che ha un nome che adoro. Il nome che forse avrei voluto io. Che avrei dato al mio secondogenito se fosse stato maschio. Che ho dato però al protagonista del mio primo romanzo. Anche questo fa la differenza.

A domani.

lunedì 5 luglio 2010

Una domenica al mare

35° gradi indicava il neon appeso all'entrata della farmacia.
Quelli percepiti non erano pervenuti. Mentre erano sicuramente di più di quelli che può contenere un normale termometro, quelli che sentivo diffondersi per tutto il corpo partendo dalla fronte.

L'arrivo in spiaggia non aiuta. Sono solo le dieci, ma la sabbia ha già raggiunto un calore degno del miglior forno con cottura ventilata.
Il cielo per non dare adito a futili invidie è dello stesso colore della sabbia.

Conto sul mare per ricevere un minimo di sollievo.
Dopo aver immerso i piedi nell'acqua a disposizione in un secchio lì vicino, mi preparo all'attraversata di quel pezzo di spiaggia che divide me dall'agognata salvezza.
Sono 100 metri. La rincorsa è notevole, ma non sufficiente. Nemmeno Giucas Casella nella sua famosa camminata sui carboni ardenti aveva osato tanto.

Mi getto in mare con la veemenza di un nuotatore olimpionico. Pocoa importa se a mala pena galleggio. Ormai sono in pieno trans agonistico.
Immerso l'intero corpo in acqua mi sovviene il dubbio di avere sbagliato direzione. La sensazione è quella di essere finito nella mensa della spiaggia, all'interno di un caldo e fumante brodo vegetale. Le alghe ci sono, basterebbero loro a confermarmi questo, se non fosse che trovo pure una busta del supermercato e un contenitore vuoto di Actimel. Mi ripeto "tutto fa brodo".

Per fortuna una pallonata lanciatami ad altezza della guancia destra mi sveglia. Sì per un attimo mi fa capire dove sono e ancora una volta la realtà supera la fantasia.

"Rinfrancato" dal bagno, con il viso deforme e le piante dei piedi pulsanti dal dolore, mi appresto a risalire verso il mio accampamento in spiaggia. Ad attendermi ci saranno miei figli armati di sana pianta di paletta e secchiello, palloni, frisbee e bocce.

La domenica al mare deve ancora iniziare.

lunedì 31 maggio 2010

Tra cielo e mare

Lo sguardo rivolto verso il cielo. L'udito all'ascolto del mare.

Le nuvole passavano in perfetta fila indiana. Sembravano degli scolaretti con il grembiule bianco ordinatamente incolonnati a due a due per manina. Sì è vero alcune erano più grosse, altre più sottili. Certe sembravano più vivaci, mentre alcune apparivano più timide nel loro avanzare. D'altronde non sono così anche i ragazzini.

Le onde del mare invece suonavano. Nel loro infrangersi sulla battigia emettevano una musica simile ad una coinvolgente bossa nova. Non era un singolo musicista, ma un'intera orchestra e si distingueva perfettamente il suono corale da quando invece c'erano degli assoli riservati. Era il direttore a dare il tempo. E chi meglio del vento poteva interpretare questo ruolo di regista.

I minuti trascorrevano, ma poco contava. In quel frangente anche le lancette dell'orologio sembravano volersi prendere una pausa dalla loro continua corsa circolare.
Tutto ruotava attorno a quei due elementi, perfettamente mischiati. Tra cielo e mare tutto si muoveva, tutto andava avanti, tranne i pensieri, che per una volta tanto si ritrovavano spettatori di uno spettacolo ancor più grande di loro.

Solo un'altra cosa aveva trovato un varco tra questi due naturali protagonisti, il respiro. Solo lui era riuscito a prendere le movenze delle nuvole e il ritmo delle onde, quasi a diventar un tutt'uno con loro, mentre tutta la fisicità del corpo si era lasciata andare a favore di uno spirito troppo spesso legato.

Tutto ciò tra cielo e mare.

martedì 7 luglio 2009

Laguna Blu


Certo che i tramonti in laguna sono sempre degli spettacoli di madre natura.
Il sole che lentamente si sdraia dietro San Marco. Il cielo che sembra arrossire con il suo pallore arancione. L'acqua della laguna che si appropria di un blu cobalto.

Il tempo sembra rallentare. Lo spostamento d'acqua dei battelli è minimo. Lo sbattere delle ali dei gabbiani impercettibile. Anche gli ultimi pendolari che rientrano a casa, sembrano aver perso la frenesia che li contraddistingue al mattino.

E' un momento particolare che in una città di mare si assapora ancor di più. L'elemento acquatico sembra perfettamente suggellare la giornata che finisce, come se tutte le preoccupazioni venissero dall'acqua spazzate via, per lasciar spazio ai sogni e ai pensieri troppo spesso accantonati durante il giorno.

Questo è il tramonto di una laguna blu.

Photo Credits

lunedì 2 marzo 2009

La Prima Sabbia

Finalmente ci siamo (forse).
Sabato scorso ero in spiaggia a pranzare. Fantastico!

Temperatura attorno ai 12 gradi. Vento inesistente. Sole simpaticamente caloroso.
C'erano tutte le condizioni ambientali a mio favore e non solo. Non c'era particolare confusione. Qualche coppia di turisti. Una decina di local a passeggio chi con i figli, chi con i cani e niente più.
Tutto il resto sole, sabbia e l'assonnato rumore del mare.

Sentivo la pelle che mi ringraziava. Più prendeva calore, più assumeva una colorazione consona ad un uomo dalle caratteristiche mediterranee come il sottoscritto.
Le articolazioni, camminando sulla sabbia, riacquistavano la loro naturale elasticità.
Gli occhi riprendevano confidenza con i colori caldi e accesi di una nitida giornata di sole.

Infine c'era il pranzo. Rigorosamente al sacco, ma in quelle circostanze passava in secondo piano. Ci aveva già pensato il sole ad alimentare la nostra fame di bel tempo.