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mercoledì 30 novembre 2011

Liga vs Vasco

Non è un confronto musicale. Lungi da me creare ulteriore competizione tra due così grandi artisti. Poi conosco bene gli schieramenti a sostegno dell'uno e dell'altro. Anche gli eccessi di una fazione nei confronti dell'altra.  A me piacciono entrambi che ci volete fare. E proprio perché il mio è un amore incondizionato di vecchia data, mi permetto una riflessione su una sensazione avvertita. Quindi nessun giudizio sugli artisti e tanto meno sulla loro meravigliosa produzione musicale.


La mia è solo una considerazione fatta su due episodi distinti che riguardano questi due protagonisti, che il destino ha voluto presentarmi in una successione temporale provocatrice. 


Ore 19.20 circa. Mi capita di vedere il video nel quale Vasco presenta la sua autobiografia "La versione di Vasco". Mezz'ora dopo Radio 2. Luciano Ligabue. Il suo ritorno in radio "Ligabue, ora e allora" (seppur per soli dieci giorni e per dieci minuti al giorno).


Capite che è stato come trovarsi in mezzo ad un fuoco incrociato. E gli spari non erano le note delle loro canzoni, ma attività diverse. Proprio per questo ho provato delle emozioni diverse. Diciamo che Vasco con quel video ha sparato a salve. Mah. La lettura del suo libro sarà certamente più bella. Mentre il Liga anche in FM ci sa fare. Mi ha colpito e affondato. 


Diciamo che il Vasco in questa versione "clippino" non mi convince. Ma forse poco importa. Ora vado ascoltarmi un suo disco e lì la musica cambia. Eccome se cambia.


Invece non sarebbe male un programma radiofonico condotto da loro due insieme. Avrei già il titolo. Lungo, ma esplicativo: "E poi ci troveremo come le star a bere del whisky al bar Mario" in studio Luciano Ligabue e Vasco Rossi.


Chissà se un giorno potrà mai capitare.

giovedì 21 aprile 2011

Le sorprese per il mio uovo di Pasqua

Bene ci siamo. Mancano pochi giorni alla Pasqua. Oggi addirittura si parte per una breve gita fuori porta. Aria primaverile mischiata con aria di festa. Insomma, tutti i presupposti per trascorrere delle piacevoli giornate.


Detto questo ed imbattendomi in vetrine ricolme di uova di Pasqua, mi sono chiesto quale sarebbe la sorpresa che mi piacerebbe trovare. Me ne sono venute in mente addirittura tre:


1. nell'uovo di cioccolato fondente mi piacerebbe trovare uno sponsor. Già proprio così, uno sponsor per Il mecenate d'anime. Ho in mente alcune cose che si potrebbero fare con questo progetto, ma è necessario un sostegno economico per realizzarle. Diciamo che per la prima volta il mecenate d'anime, necessità d'incontrare un mecenate vecchio stampo. Che capisca il progetto e contribuisca finanziariamente;


2. nell'uovo al latte la sorpresa ideale potrebbe essere un editore. Praticamente ho due libri pronti. Uno terminato, l'altro in arrivo. Manca solo il giusto interlocutore per partire con stampa, distribuzione e promozione. Speriamo che il prossimo Salone del Libro di Torino porti qualche buona notizia a tal riguardo;


3. ho pensato anche ad un uovo al gianduia. In questo la giusta sorpresa potrebbe essere una radio. Non parlo di una radio fisica, ma di un'emittente radiofonica. Ho l'idea per un programma. Forse è il caso di dare inizio alle trasmissione.


Mi sono lasciato andare, ma avevo voglia di condividere questi miei tre desideri. E poi non si sa mai, magari c'è qualcuno in mezzo a voi che potrebbe aiutarmi. 


Quasi dimenticavo a proposito di desideri, tenete d'occhio questo progetto mybucketli.st . E' ancora in fase beta, ma a breve ne parleremo in maniera più diffusa con il suo ideatore.


Buona Pasqua e visto che domani non ci sarà il disco week end e ci rivedremo direttamente mercoledì prossimo, vi lascio almeno con una canzone. Vi porto in Brasile... e che Brasile.




martedì 15 febbraio 2011

Esperimento

Questa sera partirà il Festival di Sanremo. Questa sera partirà anche un esperimento. Per capire di cosa si tratta riprendo la risposta che mi aveva dato Alessio Bertallot, quando gli avevo chiesto provocatoriamente la prima cosa che avrebbe fatto se fosse stato direttore artistico della manifestazione.


Alessio: “Lo farei in radio, anziché in televisione: costringerebbe la gente a “sentire” la musica e non a guardare come sono vestiti i cantanti. I produttori non dovrebbero lottare per avere un primo piano più lungo sulla faccia bella dell’artista. Anche i giornalisti sarebbero costretti a parlare di musica e non di gossip e non sarebbero così determinanti i volti nuovi emersi da altri programmi televisivi. Sicuramente non funzionerebbe.


Bene a partire da domani troverete le mie impressioni sul Festival, dopo che l'avrò ascoltato alla radio. Voglio tornare all'essenza della musica. Certo non sarà facile visto che Sanremo prima di tutto è un evento televisivo. Ma forse concentrandomi sulle canzoni e tagliando fuori tutto ciò che non è musica, riuscirò ad assaporare meglio ciò che m'interessa.


"Titolo (nome brano), di (autori), canta (interprete), dirige l'orchestra il Maestro (nome direttore)".


 Che lo spettacolo abbia inizio. 

giovedì 27 gennaio 2011

Dediche e richieste

Bastava poco per perdere la frequenza. Un minimo spostamento di quella manopolina sulla destra. Anche il segnale non era dei migliori. Motivo per cui l'antenna grigia doveva essere ben posizionata e mai toccata. 


Non parliamo dell'avvicinarsi di qualcuno. Si passava dalle interferenze alla scomparsa della stazione. Solo le quattro sorelle potevano resistere. Due canali della RAI, l'emittente che trasmetteva a 100 metri da casa mia e naturalmente Radio Maria.


In questa situazione difficoltosa, guadagnava ancor di più l'ascolto di qualche radio locale. Uno dei momenti più attesi era quello delle dediche e richieste. Si chiamava in studio per richiedere una canzone e lasciar un messaggio da dedicar a qualcuno. Spesso e volentieri ero lo stesso dj a rispondere, tra il lancio di un brano e un altro.


Poi c'era l'attesa, nella speranza che gli spot della carrozzeria da Franco o il negozio d'ortofrutta  da Sabina non occupassero troppo spazio alle numerose richieste arrivate. Erano trasmissioni long version. Potevano durare anche tre, quattro ore. Fino all'ultimo minuto c'era la possibilità di essere presi in considerazione. Anche perché per accontentare più richieste, spesso i brani subivano drastici tagli.


Ma tutto sommato la canzone aveva un ruolo secondario. Era la citazione del nome e la lettura del testo della dedica quello che importava. Era uno dei mezzi più nuovi per diffondere i propri messaggi a terzi. Naturalmente sempre che non venissero in fase di lettura storpiati i nomi o le parole.


Comunque sia era un'atmosfera magica. Elettrizzante. Con qualcosa di non so che poetico. Non certo per i contenuti delle dediche, ma forse per cosa rappresentava quel singolo gesto. Un gesto d'amore. Un contatto con l'esterno. Un contatto con la fantasia.


(Ricordi in FM)

lunedì 17 gennaio 2011

Spengo tutto

Doveva essere la manna dal cielo per gli spettatori. "Con il digitale si moltiplicheranno i canali a disposizione dei cittadini..." qualcuno annunciava. 


Sarà ma è bastato una fine settimana di zapping per capire che nemmeno il digitale può salvare la televisione. Già perché se l'incremento quantitativo è avvenuto, quello qualitativo ad eccezione di pochi casi (uno fra tutti Rai 5, ndr), stenta ad avvistarsi.


Peccato un'occasione sprecata. 


La sensazione è quella di assistere alla brutta copia delle pay TV satellitari, televisioni tra l'altro che senza le offerte per i seguaci del calcio, sarebbero anch'esse molto da ridimensionare.


Per fortuna ci sono sempre delle valide alternative alla televisione. Tralasciando gli spunti derivanti dal Web, libri e radio rimangono degli ottimi compagni. Non c'è format che tenga di fronte ai caratteri stampati su carta o alle sonorità fuoriuscite dalle onde medie.


Quasi quasi lo faccio. In maniera definitiva spengo il televisore e accendo la fantasia di parole e musica.

lunedì 29 novembre 2010

Primo piatto d'idee e contorno dall'allegria

Lo spirito di questo blog si è materializzato ancora una volta. Sono bastate le persone e lo spirito d'intesa. Una pizza e la voglia di condividere.


Parole, pensieri, qualche pausa e delle sane risate. 
Il trade d'union della serata le passioni. Da un lato la radio e dall'altro la scrittura.


Ed ecco che un'uscita come molte altre si è trasformata come il primo passo per la costruzione di qualcosa d'importante. Non c'erano autorità a sancire la posa della prima pietra, d'altronde l'atmosfera era piuttosto informale. Nonostante ciò, qualcosa di ufficiale questo incontro l'ha avuto. 


Ha ufficializzato, qualora ce ne fosse stato bisogno, che sono questi momenti conviviali i terreni fertili per dare spazio alle proprie idee e per capirne la fattibilità. Progetti che apparentemente sembrano irrealizzabili, parlandone con altri, si può capire che forse non sono così campati in aria.


Sono quelle serate che torni a casa con un sorriso in più. Ti sei divertito e gioisci per gli incontri che la vita ti mette a disposizione.


E a proposito d'incontri, questa sarà una settimana entusiasmante. La persona che inizierò a presentarvi a partire da domani, l'ho incontrata solo un paio di volte, ma mi sembra di conoscerla da sempre. Per molteplici aspetti stiamo lavorando entrambi su binari molto simili. Anche lui racconta delle storie. E che storie!


Preparatevi ad una buona dose di energia positiva e nel frattempo buon inizio settimana.

mercoledì 24 novembre 2010

Provocazione sonora

Anche la quarta edizione di X Factor si è conclusa.
Vincitore e vinti sono stati proclamati. Fin qui tutto fila. E' una gara. E' uno show. E' un talent show. Ma questo format televisivo è veramente premiante per la musica?


Andiamo oltre, anzi facciamo un passo indietro. Hard disk pieni di file musicali. Download sfrenati. Intere discografie pronte per essere ascoltate. Solo pronte, dal momento che nella maggior parte dei casi vengono esclusivamente parcheggiate lì. Ma la digitalizzazione delle canzoni, ha aiutato la musica?


E poi, emittenti radiofoniche diverse con la medesima programmazione musicale. Che beneficio ne trae la musica?  


Televisione, web e radio. Tre media che dovrebbero garantire pluralismo, qualità, rinnovamento. Invece il meccanismo è inceppato. Sembra quasi accelerare il collasso di un modello discografico allo sbando. E se il problema fosse proprio l'attuale approccio dell'industria discografica. Già nell'utilizzo del termine industria, parlando in gergo musicale, c'è qualcosa che stona.


Quale può essere il nuovo modello per valorizzare la musica? Un sistema che rimetta al centro l'artista non i mezzi di fruizione sonora. E' questa la vera sfida per chi ama la musica. 


La soluzione non è semplice. Forse la giusta strada non è ancora segnata. Comunque sia c'è una piacevole coincidenza. A pochi giorni dalla conclusione del talent musicale di Rai 2, a Faenza aprirà venerdì i battenti la quattordicesima edizione del MEI - Meeting degli Indipendenti. Forse nemmeno lì troveremo una risposta risolutiva, però magari qualche spunto di riflessione sì.

lunedì 25 ottobre 2010

Una pausa di mare

E' domenica sera. Autostrada A4. Fuori piove. Dentro, chi può, riposa. Velocità ridotta e autoradio con il volume sufficientemente basso. Ugualmente riesco a sentire cosa dicono. E' una trasmissione dalla quale hanno preso spunto tante maestre per il tema del lunedì mattina o forse più facilmente, da loro hanno preso spunto i conduttori - "Come avete trascorso il fine settimana?".


In studio arrivano diverse telefonate di ascoltatori. Molte esperienze a carattere enogastronomico. Chi sta tornando dal Salone del Gusto di Torino. Altri dall'Eurochocolate di Perugia. Altri ancora sono stati con amici in un agriturismo in Toscana.


Fino a qui niente di particolare. Ad un certo punto uno dei due conduttori fa la considerazione che certo è divertente trascorrere il week end a fare una gita fuori porta, però due giorni sono troppo pochi per staccare completamente da una settimana lavorativa. Secondo lui bisognerebbe prendersi, se fosse possibile, una pausa più lunga, per fare qualcosa di diverso e tornare completamente rigenerati.


La cosa mi fa sorridere. Con queste parole mi fa pensare al nuovo ospite de ILBETTA ON AIR, che da domani ci accompagnerà per tutta la settimana. Questa persona effettivamente si è presa una pausa un po' più lunga. Un anno. E ha pure fatto qualcosa di particolare. Il giro del mondo. Ma non solo. Ha fatto il giro del mondo in barca a vela. Ma non si è fermato qui. Ha fatto il giro del mondo in barca-stop.


Siete pronti a salpare?

lunedì 20 settembre 2010

Un nuovo incontro

Questa settimana riprendiamo gli incontri con Il Mecenate d'Anime dopo la pausa estiva. Vi anticipo che ci sono tutti i presupposti per una nuova ed interessante scoperta.

Simpatia. Amore per la radio. Mare come elemento inscindibile. Passione per lo sport.
Se a questi elementi aggiungiamo che si tratta di una Persona con la "P" maiuscola, diciamo che avete dei buoni motivi per tornare e scoprire di chi si tratta.

Non è stato difficile scovarlo. Basta incontrarlo anche una sola volta per capire di chi si tratta. Già, perché a differenze di tanti, lui è quello che è. Non ci sono maschere da abbassare o parole da interpretare.

Non vado oltre se non per dirvi che ha un nome che adoro. Il nome che forse avrei voluto io. Che avrei dato al mio secondogenito se fosse stato maschio. Che ho dato però al protagonista del mio primo romanzo. Anche questo fa la differenza.

A domani.

venerdì 9 luglio 2010

Un ultimo saluto a tempo di swing

La consuetudine vorrebbe che oggi vi proponessi il disco week end. Però mi è sembrato doveroso lasciare questo spazio musicale ad un ultimo saluto a chi ha contribuito con il suo percorso professionale ad arricchire questo mondo fatto di note.

Ecco perché a distanza di qualche mese dalla scomparsa di Nicola Arigliano, oggi rivolgo il mio saluto ad un altro swing man come il maestro Lelio Luttazzi. Musicista, compositore, direttore d'orchestra, artista, intrattenitore, conduttore televisivo, speaker radiofonico e molto altro ancora, tutto comunque all'insegna di un grande amore per il suo lavoro, per quello che faceva.

La sua scomparsa è un altro tassello di storia che se ne va. Una storia dove esisteva la rivista teatrale, dove la televisione prendeva forma e la radio manifestava il suo grande fascino.

Ci lascia un grande artista, ma come succede in questi casi rimarranno le sue produzioni artistiche. Canzoni scritte, interpretate, colonne sonore e commedie musicali.

Grazie Maestro. Chissà se anche lassù c'è posto per il tuo swing!


martedì 13 aprile 2010

Chiara Meattelli: London Calling - Parte prima


Ci sono alcune cose che mi accomunano a Chiara.

La cosa più immediata potrebbe sembrare il destino meteorologico. Mentre sto scrivendo il cielo è grigio e una sottile pioggerellina oceanica ferma la sua corsa sulle finestre di casa. Proprio come a Londra dove Chiara vive da diversi anni. Ma togliendo il leggero appannamento dei vetri, formatosi forse dalla condensa dei miei troppi pensieri, si può scorgere il vero filo conduttore tra me e Chiara: la musica e la scrittura.

Mentre lei da piccola disegnava su dei quaderni delle ondine facendo finta di saper scrivere e interpretandone il contenuto in fantasiose storie di viaggi, io abbozzavo sul terriccio con un bastone dei primi simboli simili ad un vocabolario azteco.

Mentre qualche anno dopo lei presentava a Perugia una tesi su John Lennon, io in quel di Venezia ne discutevo un’altra dedicata alla radio. Insomma se il buongiorno si vede dal mattino, il nostro destino era scritto e musicato già da tempo.

Ma cosa ha portato Chiara Meattelli ad essere oggi corrispondente da Londra per importanti magazine musicali e quotidiani nazionali? A questa domanda forse Chiara risponderebbe con un “Go travelling!”, con la consapevolezza che si cresce viaggiando, ma per sentire la sua versione su questa tappa importante della sua vita, diamo direttamente la parola a lei, visto che mi lampeggia sul monitor del portatile un London Calling.


ILBETTA: “Allora Chiara arrivi a Londra otto anni fa e inizi subito uno stage con un’anima punk/rock come Vivienne Westwood. Direi non male come partenza?”

Chiara: "Appena arrivata ero proprio una pivellina! Era tutto così nuovo, diverso, soprattutto lavorare in un ufficio di moda… e alla Westwood non ci si annoiava mai. Magari passava Uri Geller a salutare Vivienne, si fermava in ufficio a fare il suo classico numero in cui piega i cucchiaini e legge il pensiero... cose del genere! Vivienne è una persona molto carismatica, di quelle che sembrano sempre nel proprio mondo ma anche estremamente carina e gentile; ogni mattina veniva in ufficio in bicicletta…".


ILBETTA: “Uno stage che, comunque, si è trasformato in un lavoro. Ma poi cos’è successo, smania di continuare a viaggiare che ti sei diretta negli Stati Uniti?”

Chiara: "Non esattamente. Senza entrare in dettagli, a un certo punto non ero più mera stagista ma nemmeno assunta, diciamo che le cose non sono andate come volevo e che comunque non ho mai sognato di lavorare al marketing di una casa di moda. Dopo l’esperienza alla Westwood ho lavorato per più di 3 anni come traduttrice e dopo ancora mi sono trasferita negli Stati Uniti. Ho vissuto in Colorado con il progetto preciso di andare sei mesi dopo a San Francisco e magari mettere su famiglia. Più che la smania di viaggiare, sono andata per via di un uomo. E’ sempre così no?! Credo che i più grandi salti nel buio nella vita si facciano sempre per amore...".


ILBETTA: “Questa parentesi americana ti ha permesso anche di dedicare del tempo alle tue passioni. Mi dicevi che in quel periodo da un lato hai ascoltato parecchia musica e dall’altro hai approfondito la conoscenza della fotografia, che oggi è diventata una tua preziosa compagna insieme alla scrittura. Cosa mi dici a riguardo?”

Chiara: "Per vivere in America con un visto legale dovevo essere iscritta ad un college, frequentare ed avere pure buoni voti altrimenti mi avrebbero deportata. Così ho seguito due corsi di musica e due di fotografia, digitale ed analogica. Non era una scuola prestigiosa, come ben sai quelle costano una fortuna ma mi ci sono lo stesso buttata a capofitto. Non facevo altro che ascoltare musica, suonare, scrivere musica, scattare e stampare foto… avevo sistemato una camera oscura nel back porch di casa. Al college ho imparato a recensire i primi concerti di musica classica e a scrivere brevi (e insensate!) composizioni al piano. A volte mi svegliavo la notte e correvo alla tastiera con una melodia in testa. Quando penso a quello che riuscivo a suonare ai tempi mi sorprendo, oggi sono drammaticamente peggiorata e mi spiace. Ma se avessi davvero avuto talento credo che a quest’ora non starei a scrivere di musica quanto piuttosto a scriverla!"


Photo: Una scena che si ripete quotidianamente. Chiara Meattelli al mattino in sella alla sua inseparabile Vespa mentre cerca di capire quale musica ascoltare sull'iPod prima di partire. Situazione, a nota della stessa Chiara, che può prolungarsi per diverso tempo.

martedì 16 febbraio 2010

Il Festival di Sanremo che vorrei


Ci siamo. Stasera avrà inizio una nuova edizione del Festival della Musica Italiana.
Un altro giro di giostra o per meglio dire il sessantesimo giro, visto che la kermesse sanremese compie 60 anni.

Ma come porta questi suoi anni? Male, molto male. Certamente ne dimostra molti di più.
Dico tutto questo con cognizione di causa, dal momento che da quando sono in grado d'intendere e di volere la seguo. Lo dico con tutta quell'amarezza di chi si rivolge ad un grande amore dopo essere stati traditi.

E dov'è che ha tradito il Festival di Sanremo? Nella sua mancata evoluzione. Nella sua puntuale avvenuta involuzione. Quello che rimane del Festival oggi, non è altro che un format televisivo da prima serata e tra l'altro poco riuscito o comunque in linea con la mediocrità di quanto ci viene proposto nei palinsesti televisivi.
La musica è accessoria, secondaria. La musica fa da "stacchetto" al canovaccio dell'entertainment prodotto dagli autori del programma.

Vedo un'unica via di salvezza per questa manifestazione canora. L'abbandono della TV e il ritorno alla radio. E' una provocazione che mi ha fatto Alessio Bertallot quando l'ho intervistato. Forse però più che una provocazione è un auspicabile consiglio. Il Festival di Sanremo deve togliersi di dosso tutto ciò che è immagine, lustrini e paillettes. Solo allora tornerà ad avere una funzione per la musica. Già mi gusto il momento in cui accenderò la radio e, sedendomi comodamente sulla mia poltrona, potrò finalmente ASCOLTARE.

Photo Credits

lunedì 23 novembre 2009

Dipendenze

Questa sarà una settimana particolare, dedicata in gran parte al MEI 2009 - il Meeting degli Indipendenti - che si terrà a Faenza dal 27 al 29 novembre. Prima di entrare nel vivo di questo importante evento musical/culturale con l'intervista al suo fondatore Giordano Sangiorgi (da domani online), oggi volevo un po' giocare con il termine contrario di indipendenza in senso più generale.

In particolar modo mi sono posto questa domanda: che cos'è che mi crea dipendenza?
Tralasciando le sostanze stupefacenti, delle quali fortunatamente non faccio uso, e cogliendo il lato ironico della questione, ho provato a stilare un breve elenco.

La cioccolata. Sì è proprio in quel frangente dove il pasto è apparentemente terminato che ci si dovrebbe alzare per iniziare una sana digestione che, imbocco la direzione precisa dell'armadietto in alto a sinistra, dove tra la confezione di zucchero aperta e quella delle tisane perfettamente sigillata, prendo la stecca di cioccolato e con un solenne gesto d'amore ne stacco la prima fila disponibile composta da quattro quadretti. Che delizia.


Il pane. Rimanendo per un momento in cucina e facendo un passo indietro, ecco la profumata pagnottella davanti al piatto di pasta fumante. Non è intera. Un pezzo non ho resistito ed è stato inghiottito ancor prima che l'acqua bollisse. Quello che rimane di essa, sarà affogato nel sugo di pomodoro che i fusilli non sono stati in grado di trattenere e che il candido piatto non vuole conservare.

La radio. Quella che se non è accesa mi sembra di vivere in un film muto. Quella che se per forza maggiore rimane spenta viene, a scapito dei presenti, sostituita dal fischiettio o ancor peggio, dai canti improvvisati dove i testi originali vengono stravolti da frasi dal dubbioso senso compiuto.

Il libro. Quel libro che può rimanere anche settimane chiuso a pagina trentadue, ma che ho la certezza di sapere lì, nel luogo più consono alla sua lettura. Quel libro spesso maltrattato, ma che è un mio fedele compagno di viaggio e riesce ad allietare le mie curiosità e fantasie.

L'ultimo numero di Wired
. Spesso fa a botte con il libro. Entrambi vorrebbero essere sfogliati contemporaneamente e con la medesima attenzione. Ma lui sa che il suo lettore troverà il momento più opportuno per entrare in confidenza con lui. Per fortuna è un mensile e ho trenta giorni a disposizione.

Il mercoledì di coppa. Questo più che al presente, è una dipendenza ad un epopea che non c'è più. Ad un nostalgico ricordo. Quando il mercoledì era sinonimo di Coppa dei Campioni, di sfide all'ultimo sangue, eliminazioni dirette, un'andata e un ritorno. I telecronisti erano nomi come Bruno Pizzul e Nando Martellini, ma soprattutto non c'era il commento tecnico di qualche ex giocatore.

E voi quali sono le vostre dipendenze?

giovedì 12 novembre 2009

La poesia di Michele - Parte terza


Leggi la seconda parte

ILBETTA: “E del cinema che mi dici? So che hai scritto e diretto alcune pellicole, una delle quali è stata presentata pure a Cannes.”

Michele: “Nel 2001 ho girato il mio primo video Panta Rei, dalla finestra di camera mia. Era la mia prima vera incursione artistica (per usare un termine comprensibile) nella realtà. Era la prima volta che esprimevo un concetto con il video. È stato emozionante, così cominciai a pensare di farne altri, di dedicarmi al video. Così ho scritto Il continente sommerso, con l’amico filosofo Federico Faccioli e ho cominciato così a lavorare duramente ad un cortometraggio con una struttura narrativa.

Dopo due anni di lavoro ho imparato moltissime cose sul cinema anche se il risultato è acerbo. Il nostro corto (dico nostro perché ho lavorato con persone splendide che l’hanno fatto gratis) è stato presentato a Cannes ad alcuni produttori e venditori. Ma non ha avuto fortuna."

ILBETTA: “Addirittura sei riuscito a portare il cinema in radio. Sembra un ossimoro, ma ce l’hai fatta. In cosa consisteva il tuo contributo nel talk show culturale radiofonico Mai di giovedì?”

Michele: "A Mai di giovedì sceglievo con Federico Castagna (ideatore e conduttore del programma) i temi e i film che ogni giovedì sera presentavo in trasmissione. Ad ogni puntata affrontavamo un tema, ad esempio con il tema de L’IMMAGINAZIONE il film era 8emezzo di Fellini oppure quando abbiamo parlato di CATTIVERIA il film allegato è stato IL SERVO di Joseph Losey poi per LA PUREZZA ho portato INTO THE WILD di Sean Penn e così via. Questo ogni giovedì per un totale di 35 temi e 35 film. Selezionavo tre brevi estratti sonori, tre scene che trattassero il tema affrontato in puntata e lo mandavamo in onda. Il tema veniva discusso da noi conduttori e dagli ospiti. È stata un’esperienza molto bella e veramente ben riuscita, ma che non ha avuto il seguito che meritava. Qui succede spesso che le cose si fermino raggiunto un certo livello… ma è meglio se mi fermo, non vorrei essere uno di quelli che distrugge senza proporre.

Ciao a tutti, grazie.

M.M.


Che dire Michele di strada ne hai fatta, ma ho una convinzione… sei solo all’inizio e vedo un lungo percorso costellato di soddisfazioni. In bocca al lupo e buon cammino!


In alto una foto con Michele Morando, Leonardo Rozio, Letizia Giorgiolet e Guido Roberti, tratta dal backstage del film Il continente sommerso

lunedì 25 maggio 2009

Passione in FM

Sabato scorso sono stato ospite telefonico ad una trasmissione radiofonica su Radio Diffusione Libera.
La coppia di conduttori che mi ha traghettato in questa mia breve compassata in diretta sono stati Salvatore e Francesco.

Vi racconto questa esperienza perché è stata veramente piacevole. Per me, amante come sono della radio, è stato un incontro con una realtà radiofonica locale di Eboli, di piccole dimensioni, ma di grande passione.

Una passione che emergeva dall'energia e dall'entusiasmo di questi due mattacchioni di speaker, ma non solo. Il livello qualitativo della programmazione musicale era alto, ricercato, differente dall'omologazione che purtroppo contraddistingue i grandi network privati. Per certi aspetti l'atmosfera era quella delle vecchie radio pirate italiane agli albori, verso la fine degli anni '70, quando piccole realtà private iniziavano a trasmettere dalle loro frequenze.

Quindi un plauso a Salvatore e Francesco, a Mario alle regia e all'intero staff di Radio Diffusione Libera, dimostrazione che con un pizzico di talento, tanta passione e molta voglia di fare si possono ancora realizzare dei buoni programmi radiofonici.

Stay tuned!

Photo Credits

mercoledì 8 aprile 2009

Dream Job

Ma qual è il lavoro dei sogni? Chiudiamo gli occhi e proviamo a pensarci.

Gratificante. Dinamico. Creativo. Decisionale. Ben retribuito. Di gruppo. Itinerante. All'aperto.
Questi sono solo alcuni degli elementi che si possono prendere in considerazione.

Se penso al mio, credo di non aver dubbi.
Già mi vedo in radio come autore e speaker. Perché?

Perché sarebbe il lavoro che mi rappresenterebbe meglio. Più che un lavoro sarebbe una passione per la quale vengo pure pagato. Sarebbe l'essenza e la perfetta unione di quello che mi piace fare: scrivere, parlare e ascoltare musica.
Ho già anche il programma in testa, che per molti aspetti riprenderebbe le atmosfere e i temi di questo blog. Per non parlare della programmazione musicale. Praticamente è già individuata.

Bene ora che avete riflettuto sul vostro dream job, vi pongo un'altra domanda.
Perchè non partite (parto) con la realizzazione del vostro (mio) progetto professionale?
Niente scuse, si accettano solo motivazioni concrete.

Stay tuned!