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martedì 24 aprile 2012

Storie di bar

Erano cinque i tavolini posizionati in ordine sparso all'esterno. Tre davanti alla vetrata centrale. Due alla sinistra della porta d'ingresso. Comunque tutti rigorosamente di plastica. Il colore era uguale per tutti: bianco. Cambiava solo in base alle macchie di caffè che col tempo si moltiplicavano.


Appena entrati il bancone troneggiava. Due metri e cinquanta di storia. Quella delle parole trattenute dai vari avventori. Dietro di esso un ripiano in vetro custodiva grappe e amari ai più sconosciuti. Nonostante ciò riscuotevano sempre un certo interesse. La cassa era laterale al corridoio che portava alla toilette. Un'unica postazione rialzata, sommersa da caramelle e chewing gum.


I pochi tavoli presenti erano sistematicamente occupati. Le carte planavano su quei piani. Di solito quattro giocatori per un pubblico alle spalle piuttosto cospicuo. La legge non aveva ancora vietato il fumo, per questo la nebbia era sempre presente. Per non parlare dell'odore del tabacco che s'impregnava negli abiti prima per poi passare al sottocutaneo.


Però erano le persone la vera anima di quel locale. Certo la musica del juke box suggeriva delle immagini, ma erano le parole vere pensate o false dette che trasformavano la finzione in realtà. La realtà fatta da un piccolo centro dove tutti sapevano di tutto, ma nessuno sapeva bene di se stesso.


Questo si ripeteva quasi ininterrottamente. A partire dall'alba per arrivare subito dopo a quella successiva. E a comandare le danze di tutto ciò era un barista. Il barista. Ma questa è un'altra lunga storia.

giovedì 1 marzo 2012

Oggi ore 12

Oggi quando saranno le 12 un nuovo tassello di una grande avventura sarà ben posizionato sul tavolo dei sogni. Non sarà una magia, ma ancora una volta il lavoro di un gruppo di persone che credono in ciò che stanno facendo. Superando ostacoli, affrontando imprevisti ed evitando vicoli ciechi, approderanno tutti insieme in quello che è diventato un punto di arrivo, ma che presto potrebbe essere il luogo per una nuova partenza.


Sarà qui che tra entusiasmo e gioia, troveranno il giusto spazio e il tempo ideale per raccontare le loro storie. Tre mesi d'incontri, dove ogni giovedì uno di loro prenderà parola e susciterà le emozioni dei presenti. Racconti diversi, apparentemente molto lontani, ma ancora una volta sarà la passione il canovaccio seguito.


Terre lontane, progetti innovativi, valorizzazione dei talenti umani saranno questi i pilastri attorno ai quali le parole dei diretti protagonisti silenziosamente rumoreggeranno.


Per il momento è tutto. Comunque se vi sentite in sintonia con questi racconti, provate a collegarvi attorno all'ora di pranzo qui www.ilmecenatedanime.it/live/ , potrebbe essere che intercettiate qualche segnale. Positivo.

lunedì 31 ottobre 2011

Raccontare è l'unico modo per salvarsi

E' il suo motto. Non so se sia l'unico modo, ma sicuramente è tra i più piacevoli. Per chi racconta. Per chi ascolta.


Comunque sia, chi era presente venerdì scorso all'Hotel Londra Palace di Venezia all'incontro con il cantastorie Marco Ballestracci, accompagnato dal virtuoso clarinettista Roberto Scalabrin, ha potuto assistere a qualcosa di speciale.


Le parole si sono alternate alla musica. La musica si è alternata alle parole. Questi due elementi si sono mischiati tra loro con il fine ultimo di raccontare. Raccontare storie. Trasferire emozioni.


Se è vero che Il mecenate d'anime è un riflettore puntato su tutte quelle persone apparentemente diverse, ma tutte accomunate da una grande passione nel portare avanti i propri progetti e le proprie idee, Marco Ballestracci ne è l'esempio concreto. Lui è una concatenazione di passioni. Passioni che ha saputo portare avanti egregiamente. Partendo da quando ha iniziato a fare radio. Passando a quando ha iniziato a scrivere di musica e in particolar modo di blues, per poi arrivare al suo essere cantante e musicista di armonica a bocca, condizione di privilegio che lo ha portato con la sua band a girare dentro e fuori l'Italia.


Ma questo ragazzo fortunato, che nella vita quello che ha voluto fare ha fatto, con il suo atteggiamento all'insegna di un continuo apprendimento ha intrapreso pure un percorso letterario d'eccellenza. Prima con storie di blues come "Il compagno di viaggio" e "Blues Padano". Poi che delle vere e propri dediche d'amore nei confronti dello sport con "A pedate" e "L'ombra del cannibale". Infine con il suo ultimo libro dal titolo "La storia balorda".


Con lui sul palco de Il mecenate d'anime c'era il maestro Roberto Scalabrin. Un'altra anima, che ha fatto della musica non solo una brillante professione (primo clarinetto  del Teatro alla Scala con Riccardo Muti), ma anche una ragione di vita e un modo per comunicare i propri sentimenti. Oltre le vibranti sensazioni trasmesse con il suo strumento, è riuscito a trasferire le emozioni di un progetto come "Suoni Versi Colori Sapori", del quale è stato direttore artistico e ha visto un gruppo artisti (lo stesso Ballestracci ne ha fatto parte) mettersi insieme, confrontarsi e collaborare. Modalità questa, quella di aggregare talenti che arrivano da estrazioni artistiche diverse, mantenuta con la nuova iniziativa denominata "Da uno a dieci".


Che spettacolo di serata. Che spettacolo che è la vita. Grazie Marco. I miei omaggi maestro Scalabrin.


Di seguito due momenti di questa serata. Nel primo il cantastorie e armonicista blues Marco Ballestracci insieme al clarinettista Roberto Scalabrin interpretano un poesia di Ernesto Calzavara dal titolo "Orbo a Venezia". Nel secondo Marco Ballestracci racconta una storia legata al ciclismo, ai campionati del mondo del 1972, con protagonista l'atleta toscano Franco Bitossi. Mentre l'intera serata è possibile rivederla da questo link.







lunedì 19 settembre 2011

Le coppie creative


Da sx Steve Bisson, Silvia Martignago, Andrea Bettini, Cristiana Favretto e Carlo Tinti, durante l'appuntamento de "Il mecenate d'anime approda a Venezia" dedicato alle coppie creative


Non so se si sia giunti ad una conclusione. Ma forse poco importa. D'altronde quello che doveva uscire era molto di più di una semplice risposta sulla possibilità o meno di lavorare con il/la proprio/a partner.

Doveva uscire l'umanità e la professionalità dei presenti. E su questo credo che dubbi non ce ne siano stati. Talento, creatività e passione. Sono stati gli elementi che hanno caratterizzato le storie di Silvia Martignago, Steve Bisson, Cristiana Favretto e Carlo Tinti, questi ultimi due brillanti anche a rappresentare i compagni (assenti giustificati) Antonio Girardi e Gabriella Scarpa.

Si è spaziato dall'architettura alla fotografia. Dalla pittura al design. Ma soprattutto si è avuto la conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno, di quante persone in gamba ci sono in circolazione. Persone che non arrivano sulle prime pagine dei giornali, solo perché l'informazione è concentrata sulla diffusione dei soli modelli negativi.

Faceva sognare Silvia mentre delineava i colori delle sue tele. Incantava Carlo con la descrizione dei passaggi che portano dall'idea di un oggetto alla sua realizzazione. Iniettava fiducia Cristiana con la sua visione di una moderna architettura. Ed infine, era solo d'applausi il progetto urbanautica raccontato da Steve.

Ma la serata ha regalato un'altra emozione. Ha fatto percepire che queste persone potrebbero misurarsi tutte insieme su un progetto comune. Qualora accadesse (cosa auspicabile) preparatevi. Potreste avere una nuova favola da raccontare ai vostri figli.


lunedì 12 settembre 2011

All'inseguimento di un sogno

Alberto Di Stefano (sx) con Paolo Scarpa, i due protagonisti del primo incontro de "Il mecenate d'anime approda a Venezia"

"Tra vent'anni sarai più deluso dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna."


E' iniziata con questa citazione dello scrittore americano Mark Twain, la serata di venerdì scorso de Il mecenate d'anime approda a Venezia. E' stato solo l'inizio. Il vero viaggio, il vero inseguimento di un sogno è avvenuto dopo pochi istanti. Quando hanno iniziato a parlare loro. Alberto Di Stefano e Paolo Scarpa, i veri protagonisti della serata.


Due storie apparentemente lontane. Due sogni abbastanza diversi. Due emozioni così intensamente vicine. Mentre il primo descriveva che cosa provava nel veder terra dopo giorni e giorni di navigazione, il secondo trasmetteva le sensazioni nel vedere le sue opere in mostra. Mentre Alberto raccontava gli aneddoti legati al suo giro del mondo in barca-stop, Paolo confermava la sua volontà di trasformare la sua passione, legata alla scultura del vetro, in professione. Mentre entrambi condividevano i loro sogni con i presenti, i presenti sognavano con loro.


Forse è stata questa la vera alchimia di questo incontro. Due narratori che hanno coinvolto il pubblico nella loro narrazione. Da questo connubio un'unica grande armonia si è creata. A quel punto tutti sono stati protagonisti. Protagonisti di una serata che forse in qualcuno ha suscitato pure il desiderio di inseguire il proprio sogno. Perché no?


Nel frattempo Il mecenate d'anime si rimette a lavorare. C'è da preparare un nuovo incontro. L'appuntamento è per venerdì 16 settembre alle 18.30 sempre al Londra Palace. Tema della serata "Le coppie creative". Preparatevi a sognare ancora.


Photo Credits

martedì 30 novembre 2010

Gli Italiani di Frontiera di Roberto Bonzio - Parte prima

Roberto Bonzio con la sua famiglia prima della partenza per gli States - l'inizio della grande avventura di Italiani di Frontiera


La prima volta che incontro Roberto Bonzio è a Milano. A due passi dal Duomo ci prendiamo un caffè insieme. L’autunno è arrivato, ma un premuroso sole diffonde energia sulla città. Sui presenti.

Seduti sul plateatico esterno di un bar, Roberto inizia a raccontarmi del suo progetto. Per lui raccontare è la normalità. Non solo perché è un cronista, ma proprio perché negli ultimi anni ha raccontato diverse storie. Federico, Paolo, Enrico, Marcello e così via. La lista è molto lunga. Ma chi sono tutte queste persone di cui Roberto Bonzio parla? Sono “Italiani” o per meglio dire “Italiani di Frontiera”. Persone che oltreoceano, nella terra del sogno americano, hanno seguito il loro spirito d’impresa, le loro intuizioni.

Per far questo Roberto nel gennaio del 2008, lascia gli uffici della redazione Reuters per la quale lavora e si trasferisce con l’intera famiglia per sei mesi negli States. Roberto ha una missione. Non vuole raccontare la storia di cervelli in fuga. Roberto vuole raccontare la storia di talenti italiani, che nel nuovo mondo, grazie alle loro capacità, al loro modo di pensare, sono naturalmente emersi. Hanno potuto emergere perché erano privi di impedimenti sociali e culturali, che in patria gli avrebbero rallentato se non impedito questa loro crescita.

Per capire meglio l’Italia è stato necessario guardarla da fuori… solo così ho avuto conferma del patrimonio intellettuale immenso del quale siamo a disposizione… la forza degli italiani è quella di ragionare fuori degli schemi, modalità questa che in Italia spesso si vuole ingabbiare, mentre all’estero trova l’humus naturale per evolvere” mi dice Roberto guardandomi negli occhi. Poi continua “… ci sono dei meccanismi maledetti in Italia, come l’invidia ad esempio, che non permettono di innescare il circolo virtuoso del talento… talento che in Italia è ben presente”.

Queste storie raccontate da Roberto, questi modelli positivi da lui narrati, ora costituiscono un blog, una web tv, un libro a breve, una rappresentazione teatrale in un prossimo futuro e una serie di conferenze multimediali.

Ed è proprio in una di queste conferenze che lo ritrovo...

lunedì 29 novembre 2010

Primo piatto d'idee e contorno dall'allegria

Lo spirito di questo blog si è materializzato ancora una volta. Sono bastate le persone e lo spirito d'intesa. Una pizza e la voglia di condividere.


Parole, pensieri, qualche pausa e delle sane risate. 
Il trade d'union della serata le passioni. Da un lato la radio e dall'altro la scrittura.


Ed ecco che un'uscita come molte altre si è trasformata come il primo passo per la costruzione di qualcosa d'importante. Non c'erano autorità a sancire la posa della prima pietra, d'altronde l'atmosfera era piuttosto informale. Nonostante ciò, qualcosa di ufficiale questo incontro l'ha avuto. 


Ha ufficializzato, qualora ce ne fosse stato bisogno, che sono questi momenti conviviali i terreni fertili per dare spazio alle proprie idee e per capirne la fattibilità. Progetti che apparentemente sembrano irrealizzabili, parlandone con altri, si può capire che forse non sono così campati in aria.


Sono quelle serate che torni a casa con un sorriso in più. Ti sei divertito e gioisci per gli incontri che la vita ti mette a disposizione.


E a proposito d'incontri, questa sarà una settimana entusiasmante. La persona che inizierò a presentarvi a partire da domani, l'ho incontrata solo un paio di volte, ma mi sembra di conoscerla da sempre. Per molteplici aspetti stiamo lavorando entrambi su binari molto simili. Anche lui racconta delle storie. E che storie!


Preparatevi ad una buona dose di energia positiva e nel frattempo buon inizio settimana.

lunedì 8 novembre 2010

Andrea Togni - Il Circo tornerà a far sognare

Andrea Togni, davanti all'entrata dell'Accademia d'Arte Circense di Verona
photo by Alfredo Montresor

Il direttore della prima Accademia d'Arte Circense d'Europa, ipotizza i nuovi scenari per la rinascita del Circo

Casello di Verona Sud. Ancor prima di raggiungere il centro della città scaligera ci s’imbatte nella ZAI. Nel cuore di quest’area industriale a due passi dalla Fiera, sorge un’accademia.

E’ un’accademia particolare. Un punto di riferimento. La prima in tutta l’Europa Occidentale. Ad accoglierci il suo direttore. Sguardo intenso. Fisico atletico. Spalle alle Yuri Chechi. Sorriso cordiale. Un cognome importante: Togni, Andrea Togni.

Ci accomodiamo nel prefabbricato adibito ad ufficio. Alle pareti foto storiche alternate da altre più recenti.
Foto di lui, appeso nel cielo, che si sorregge a nastri di tessuto bianco. Sembra un angelo. Era il suo numero, quando si esibiva in giro per il mondo. Lo è ancora, quando si presentano le occasioni.
Foto di bambini. Età differenti. Hanno l’espressione divertita mentre provano discipline diverse. Sembrano foto scattate durante le attività ricreative a scuola.

Seduti davanti ad una scrivania, con un caffé ad accompagnare questo incontro, Andrea inizia a raccontarci dell’Accademia. Lo fa con la precisione di un docente e l’entusiasmo di un passionario. Ci parla orgoglioso che i figli delle più importanti famiglie circensi di tutto il mondo sono ospiti della struttura. Che addirittura non riescono a soddisfare tutte le richieste che gli arrivano. I posti a disposizione per gli interni sono limitati. E’ necessaria una selezione.

Una giornata tipo che vede i ragazzi al mattino occupati con le regolari scuole d’istruzione. Nel pomeriggio, dopo i compiti, invece ha inizio l’attività legata alle diverse discipline circensi. Tre, quattro ore d’impegno. Di intenso lavoro, ma che permette ai ragazzi di perfezionarsi e migliorare costantemente. Poi la cena e il tempo dedicato al completamento di eventuali compiti. C’è sempre la presenza di un tutor, qualora risultasse necessario.

Andrea ci parla anche dell’interesse che l’Accademia sta riscuotendo da parte degli esterni. Ragazzi, ma non solo, che preferiscono trascorrere un paio d’ore alla settimana alla scoperta delle arti circensi. Consapevoli del clima cordiale, ma allo stesso tempo di assoluta disciplina, scelgono l’Accademia invece che andare in palestra o impegnarsi in attività sportive.

Con Andrea non è possibile non parlare dello stato attuale del Circo. Lui che è anche un archivio di storie, aneddoti, situazioni vissute, altre raccontate dalla sua famiglia. In un veloce excursus, cita nomi, persone e compagnie che hanno fatto la storia del Circo. In un viaggio descrittivo per le strade di tutto il mondo. Le sue parole fanno tornare alla mente, immagini di un Circo che forse non c’è più. All’atmosfera di sogno ad esso legata. All’entusiasmo dei bambini, quando arrivava nelle città. Alla voglia di tornar bambini dei genitori, nell’accompagnare i figli a vivere questa esperienza.

Non tergiversa molto Andrea, quando dice che il Circo oggi sta morendo. Che ha bisogno di morire. Per rinascere. Per ritrovare una suo nuovo modo di esprimersi. Di comunicare emozioni. Di valorizzare tutti i grandi artisti che ci lavorano.

Non ha saputo rinnovarsi e ora ne sta pagando il prezzo. A questo aggiungiamo le difficoltà burocratiche legate al portare avanti un’ordinaria attività. Oltre all’informazione (o disinformazione), che per un lungo periodo si è accanita contro il mondo del Circo, macchiandone spesso ingiustamente l’identità.

Ma Andrea guarda avanti. E’ fiducioso. A confortarlo ci sono anche i suoi allievi, che trovano in poco tempo un lavoro, una volta terminata l’Accademia. Non ci rimane che aspettare. Aspettare che a persone come Andrea Togni venga affidata la ripresa di un nuovo Circo. Un circo che ritorni a fare sognare. Grandi e piccoli. Genitori e figli.

lunedì 7 giugno 2010

Quello che le donne non dicono

Mettiamo il caso che un editore vi contatti.
Mettiamo pure che sia un editore che ha già un ottimo bagaglio di contenuti dedicati al mondo femminile.
Per condire bene il tutto, mettiamoci infine che chieda a voi di collaborare in cambio di idee redazionali nuove (notizie non scontate e/o curiosità che si trovano già in rete).

In questo castello di ipotesi, mi sono chiesto come potrebbe apportare il proprio contributo ILBETTA.
La risposta mi è venuta quasi spontanea: raccontando storie di donne. Non parlo di starlette, veline o donne da red carpet, ma facendo conoscere porzioni di vita quotidiana di donne "normali", ma straordinariamente uniche. D'altronde è questa la missione de ILBETTA come Mecenate d'Anime.

Credo che tutte le donne che ho già incontrato, tutte le interviste che ho già realizzato con loro potrebbero essere già pronte per essere esposte al grande pubblico, attraverso la forza d'urto data dalla visibilità di un importante editore. Un esempio. Da domani andremo a conoscere una nuova anima femminile. Si chiama Silvia Martignago ed è una pittrice. Sono pronto a scommetterci che questa intervista potrebbe interessare a molte donne. Perché? Perché è una storia semplice e allo stesso tempo originale, ma è soprattutto una storia reale, vera! Che trasuda passione, sogno e speranza.

E se questo editore non fosse solo un'ipotesi, ma avesse realmente contattato ILBETTA? Chissà, del domani l'unica certezza che c'è è la pubblicazione della prima parte dell'intervista a Silvia Martignago, per il resto avremo tempo per scoprirlo.


P.S. Intanto è tutto il fine settimana che fischietto questo motivo...


mercoledì 21 aprile 2010

Le prime scoperte

A due settimane dall'inizio, ieri si è conclusa questa prima missione dedicata alla scoperta dei barter. Come avevo anticipato qualche post fa, grazie alla fiducia dimostratami da Paolo Severi (fondatore di ZeroRelativo) nell'assegnarmi questo incarico, nei giorni scorsi ho avuto il piacere di conoscere una piccola rappresentanza di barter che popolano questa prima community di scambio, riuso e baratto online.

Non mi stancherò mai di ripeterlo, ma la possibilità di conoscere persone sempre nuove è per me una fortuna enorme. E' un arricchimento personale che non conosce limiti. Da nord a sud, dal centro alle isole, ho cavalcato telefonicamente l'Italia, parlando, conoscendo, ma soprattutto ascoltando piccole grandi storie.

Storie normali di vita, che però permettono di fare delle grandi riflessioni sull'esistenza. Racconti di quotidianità che fanno la differenza per il singolo, mentre magari passano inosservati alla gente. Sogni, speranze, passioni e difficoltà. Ringrazio tutte queste persone per la disponibilità e la gentilezza che hanno dimostrato.

Da questi incontri ne sono usciti dei brevi testi che con un pizzico di ironia spero rappresentino almeno in parte, quello che sono stato in grado di cogliere.

Una prima intervista è stata già pubblicata e la potete trovare sul sito di ZeroRelativo e man mano nelle prossime settimane saranno online tutte le altre testimonianze.
A questo punto caro Paolo le cose da fare sono due. La prima continuare per conoscere altre storie di barter. La seconda è inutile che te lo dica, comunque ho già il titolo del libro che si potrebbe scrivere basato su queste storie.

Cosa dici, proseguiamo questo cammino?